I “cacciatori di crimini” dei soldati dell’Idf si fanno sentire anche in Italia, dopo il caso del militare costretto a scappare dal Brasile la scorsa settimana per sfuggire a un’incriminazione. Stavolta, però, la posta è più alta: si punta a un generale.
L’ong pro-Palestina belga Hind Rajab Foundation (Hrf) ha comunicato ieri di aver presentato “alla Corte penale internazionale e alle autorità italiane” una richiesta di arresto per il generale Ghassan Alian, dal 2021 a capo del Coordinamento delle attività del governo israeliano nei Territori palestinesi (Cogat) che gestisce il flusso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza per le competenze israeliane. Il generale, secondo l’ong, si troverebbe a Roma “per alcuni meeting segreti”. Talmente segreti da non venire confermati al Fatto né dall’Idf, né dal Cogat, mentre il ministero degli Esteri italiano ha smentito che il generale sia parte della delegazione del ministro degli Esteri Gideon Saar, oggi a Roma per incontrare Antonio Tajani.
La conferma che Aliat abbia viaggiato da Tel Aviv a Roma arriva invece da Israele, da fonti che lavorano con Alian e sono a conoscenza del viaggio, ma preferiscono restare anonime. L’ambasciata israeliana a Roma ha negato che Alian sia parte della delegazione di Saar ma non esclude che la visita del generale del Cogat potrebbe essere avvenuta e già conclusa. Non è escluso che il militare sia nel nostro Paese semplicemente in vacanza.
La Hind Rajab Foundatiom non ha condiviso con il Fatto le sue informazioni.
Ghassan Alian è stato molto attivo, negli ultimi mesi, stando ai social del Cogat: l’11 dicembre incontrava le ong che si occupano di aiuti umanitari a Gaza. È un tema centrale nei negoziati con Hamas e nelle valutazioni del Tribunale Onu sull’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica contro Tel Aviv, ma anche perché a fine mese entrerà in vigore il bando all’Unrwa.
LEGGI – Biden: “Pronta la tregua”. Per Hamas tratta Sinwar jr
“Alla Cpi abbiamo chiesto di attivare qualsiasi mandato d’arresto che hanno contro di lui, o in caso contrario di emetterne uno nuovo, e abbiamo informato le autorità italiane”, ha detto ieri Dyab Abou Jahjah, presidente di Hrf, che Israele accusa di antisemitismo e legami con Hezbollah (i suoi social confermano posizioni radicali e filo-islamiste). Dall’inizio della guerra a Gaza, Hrf sostiene di raccogliere informazioni da fonti aperte sui crimini di guerra commessi da singoli soldati israeliani a Gaza, principalmente sui social, e di usarle per denunciarli alla giustizia ogni volta che mettono piede fuori da Israele, tipicamente per le vacanze dopo la leva. Sono decine le denunce lanciate finora, da Cipro alla Thailandia alla Svezia. Solo il Brasile ha proceduto incriminando un soldato dell’Idf, riportato in Israele dai servizi.
Nel caso di Alian, direttore del Cogat quindi responsabile di logistica, non ci sono foto di misfatti sul campo. Per l’ong belga, però, “ha supervisionato il blocco totale di Gaza, armando la carestia e colpendo le infrastrutture civili, inclusi gli ospedali, in atti che equivalgono a genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità”. Sua anche una dichiarazione del 10 ottobre 2023, tre giorni dopo il massacro dei kibbutz, in cui definisce i palestinesi “animali umani” che “meritano l’inferno”, citata da gruppi di advoacy come prova di intenti genocidi . Per Hrf, il mandato di arresto della Corte dell’Aja contro l’ex ministro della Difesa Gallant e il premier Netanyahu andrebbe esteso ad Alian, e l’Italia “dovrebbe agire” ora. Ma il ministero della Giustizia fa sapere di non avere notizia del dossier dall’ong, e il generale non è ricercato da alcuna autorità.