Il dossier

Parte il Giubileo, lavori finiti al 31% (forse)

Ritardi, dati aggiustati e cantieri eterni - Bilancio. Molti progetti giubilari sono stati rinviati o cancellati. Gran parte di quelli rimasti, se va bene, finiranno nel 2025 Intanto in città è emergenza affitti

22 Dicembre 2024

Ci siamo, l’Anno Santo è alle porte e i romani lo accolgono con la gioia della carità cristiana, sì, ma anche con la gioia di un paio di metropolitane riaperte e di cantieri finalmente smantellati. La metro A da inizio dicembre, dopo i lavori di rinnovo, è tornata a orari normali. La Fontana di Trevi è tornata visibile, domani inaugurerà l’ormai celeberrimo sottovia di Piazza Pia, poi a seguire altre opere. Alcune. Perché altri cantieri, la maggior parte, rimarranno lì per tutto l’Anno Santo per la frustrazione di pendolari e commercianti. Mentre altri problemi, a partire da quello degli affitti e delle case, si sono gonfiati non poco in questi ultimi mesi. Nonostante il sindaco Gualtieri continui a ripetere che sia tutto “nei tempi”, la situazione è un filo più complessa, lo apprende ogni giorno chi cammina per Roma. Gli oltre 4 miliardi, tra Pnrr e fondi statali, investiti per il Giubileo a che punto sono?

Opere e cantieri.
Il sindaco e commissario per il Giubileo (e per la metro C) Roberto Gualtieri ha fatto trapelare un numero: 64 su 204 interventi “essenziali e indifferibili” pronti entro il 2024, cioè più o meno per l’inizio del Giubileo. Se i dati fossero confermati – diversi interventi sono sul filo – sarebbero molti di più dei 4 che erano conclusi a settembre (dati indipendenti dell’Osservatorio Pnrr e Giubileo), seppur il 31% del totale. Numeri che rischiano, però, di confondere: per arrivare a 64 bisogna contare le pensiline di Roma Termini, l’“aggiornamento dei sistemi di risposta rapida per l’analisi di agenti chimici in situazioni emergenziali”, oltre a collaudi di singoli lotti all’interno di lavori più ampi. L’unico grande intervento giubilare che sarà completato prima dell’apertura della Porta Santa sarà quello del sottovia di Piazza Pia, che apre domani. Tutti i parcheggi interrati (a partire da quelli di Piazza Risorgimento e del Lungotevere Castello) sono stati depennati o rinviati, così come la stazione del Pigneto o il Mercato Metronio.

Solo la modifica graduale dei tempi, con una sequenza di Dpcm, permette oggi di raccontare di essere “nei tempi”, fingendo che i cantieri per il Giubileo non fossero da finire… per il Giubileo. E pure la festa a Piazza Pia rischia di avere i suoi costi: per aprire il sottovia in tempo si sono dovuti smontare in rapidità e spostare una enorme fullonica (lavanderia pubblica) d’età romana e pure il portico dell’imperatore Caligola; i progetti di valorizzazione – obbligatori per legge – ancora non si vedono e i lavori vanno finiti nel 2026. E c’è pure qualche archeologo che ha partecipato all’eroico spostamento estivo che mormora di non essere stato ancora pagato.
Le piazze riapriranno a scaglioni (i lavori a Termini sono divisi in due, Piazza San Giovanni aprirà al fotofinish), altri grandi interventi – dal Ponte dell’Industria al centro monumentale dei Fori Imperiali – andranno al 2025 inoltrato o al 2026. Va detto che in quel pacchetto di opere da 1,7 miliardi non proprio tutto aveva a che fare con il Giubileo: dal terminal croceristico (privato) di Fiumicino alla riqualificazione del polo sportivo (privato) di Guidonia Montecelio, nella lista è finito tutto quello che aveva bisogno di un’accelerata grazie al Commissario. Manutenzioni, marciapiedi, bagni, acquisti di mezzi pubblici, o veicoli per carabinieri, polizia, vigili del fuoco… l’ordinario che a Roma diventa straordinario.

Affitti e sfratti.
Roma si prepara ad accogliere 35 milioni di pellegrini, cioè di arrivi turistici, 105 milioni di pernottamenti: stime che, se confermate, farebbero più che raddoppiare i numeri del 2023, con un indotto turistico sempre stimato di 16,7 miliardi di euro (ma va detto che le stime sugli introiti dei grandi eventi si rivelano spesso esagerate). Certo è che la martellante campagna sull’invasione di pellegrini e turisti, che prosegue da anni, ha portato migliaia di romani a decidere di affittare casa propria ai turisti: sono oltre quattromila in più le offerte su Airbnb in un solo anno, arrivando a 35 mila, con una crescita che riguarda tutte le piattaforme similari.

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Secondo uno studio recente della Fiaip, Federazione italiana degli agenti immobiliari professionali, nel primo semestre del 2024 il 12-15% delle compravendite di immobili a Roma (diminuite in via generale del 3,4%) ha avuto come finalità il cambio di destinazione a uso turistico. Trend che continua e peggiora: secondo le stime dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate (Omi), dal 2019 al 2023 le abitazioni in affitto a canone libero sono diminuite di 8.599 unità. I canoni, solo quest’anno, sono cresciuti di oltre il 10%, ma soprattutto le offerte di affitto a residenti si sono rarefatte. Tanto che le proteste hanno assunto forme inedite, con l’occupazione simbolica della sede di Booking alla fine di ottobre o i vandalismi di anonimi Robin Hood alle key box. Il Comune solo tardivamente è corso ai ripari, approvando una proposta di regolamentazione degli affitti turistici (simile a quella che sta venendo sommersa dai ricorsi a Firenze) e mandando i vigili a rimuovere, cesoie alla mano, le key box nel centro storico. Con un po’ troppa fretta: la norma vigente – come ha ricordato il ministero dell’Interno – vieta il check in da remoto, non le key box in sé, che sono state presto dissequestrate dalla Procura.
Di fatto, l’ultimo argine all’esplosione di un vero e proprio caos sociale nel pieno del Giubileo è la moratoria sull’esecuzione degli sfratti per morosità incolpevole – oltre 2.000 nel 2023, e in crescita – proposta dalla Chiesa (vedi pezzo accanto) e fatta propria da Roma Capitale e dalla regione Lazio alla fine di novembre. Peccato che nessuna delle due abbia i poteri per portarla avanti, né il modo di farla digerire a tanti proprietari incolpevoli: servono soldi e garanzie.

“Caput mundi”.
C’è poi anche un Giubileo che non c’è più. I 335 interventi del Pnrr del progetto Caput Mundi sul patrimonio culturale di Roma e Lazio, finanziati anche in connessione al Giubileo e ormai da mesi sconnessi dalla narrazione giubilare. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Pnrr e Giubileo, 218 erano ancora in fase di progettazione o gara a settembre scorso. Target rispettati, secondo il ministero, quantomeno stando a quanto dichiarato nelle autocertificazioni (la Corte dei Conti nota, nella sua recente relazione sul Pnrr, che non c’è modo di verificarli). Ma ormai il punto d’arrivo, come per tanti altri cantieri, è il 2026. Sempre che basti.
La metro C, che doveva vedere due stazioni nuove aperte per l’Anno Santo (Porta Metronia e Colosseo) avrà lavori in essere per tutto l’anno: forse apriranno in autunno, per la fine della linea si parla di un altro decennio.
Il Giubileo, veicolo di commissariamenti e cantieri rapidi, appare ormai solo un’ombra, oppure chissà, un’opportunità: nel 2033 c’è il Giubileo straordinario per il bimillenario della morte di Cristo. Davvero.

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