“Da Mani pulite a Valpreda e Duomo connection: le carte dei processi a rischio. Ho scritto a Nordio, ma non risponde”
Quanto tempo può impiegare un ministro per rispondere alla lettera di un ex funzionario? Quanto deve passare perché il silenzio sia interpretato come disinteresse? “La volta scorsa, l’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, mi convocò una ventina di giorni dopo. Gli avevo scritto una lettera molto dura lamentando ‘la scientifica distruzione della memoria storica nazionale’. Poco dopo partì un nuovo progetto di digitalizzazione di processi storici, con la collaborazione dell’Archivio Flamigni, delle Case della memoria, Cassa ammende e altri”.
Chi parla è Umberto Valloreja, colui che in anni di lavoro ha rivoluzionato l’archivio generale del Tribunale di Milano e ha spinto per la digitalizzazione dei faldoni storici e il loro riversamento in Archivio di Stato. “Carte vecchie” come il famoso “documento Bologna”, la prova del finanziamento di Gelli alla strage di Bologna. O come i processi per la strage di piazza Fontana, l’attentato alla Questura di Milano, l’omicidio Tobagi o i processi Sindona e Calvi, fra gli altri, che sono già stati salvati dall’oblio.
Le carte deteriorate: 5.421 faldoni di Storia d’Italia
Questa volta Valloreja ha scritto al ministro della Giustizia Carlo Nordio, per denunciare il fatto dell’esistenza di 5.421 faldoni in pessimo stato di conservazione a rischio perdita. Fra questi i processi a Renato Vallanzasca, quelli per l’omicidio di Mauro De Mauro, di Roberto Franceschi, di Sergio Ramelli e del brigadiere Antonio Custra; vari fascicoli su Brigate Rosse, Nar e Prima Linea; ma anche un vecchio processo a Scientology.
Per quanto riguarda mafia e ’ndrangheta ci sono i processi Duomo Connection, Nord-Sud, Belgio 2, Wall Street, Count Down 2. E poi tutta Mani pulite, il finanziamento illecito ai partiti, il riciclaggio sui conti esteri, Eni, Enimont; i processi a Silvio Berlusconi per reati tributari e fondi esteri Fininvest; fino alla strage di via Palestro e al sequestro di Abu Omar.
Cinquant’anni di storia della città e del Paese. Nella lettera scritta al ministro, Valloreja propone anche un bando per chi, come lui, in pensione, potrebbe affiancare volontariamente i nuovi addetti che “non hanno contezza delle complesse branche che compongono la macchina amministrativa giudiziaria”.
“Leggo preda Ma sono i processi Valpreda”
I funzionari che lavorano negli archivi dei tribunali non sono archivisti. “Occorre memoria storica per valutare l’importanza di un documento e oggi il personale viene formato solo tecnicamente – spiega Valloreja –. I fascicoli vanno passati uno per uno, per vedere cosa contengono. Stavo per proporre alla Commissione per lo scarto di mandare al macero la sezione ‘Giudice Istruttore’ del 1970. Poi ne vedo alcuni scoloriti e leggo ‘preda’. Apro e leggo “Catanzaro”, e capisco che sono le inchieste su Pietro Valpreda dopo la strage di Piazza Fontana. E se li avessi buttati?”. Oltre alla memoria storica serve anche una preparazione culturale adeguata, una forma mentis adatta: “In un settore un po’ nascosto dell’archivio, ho trovato anche faldoni prebellici – continua Valloreja –. Quando chiesi a un presidente del Tribunale cosa farne, mi ripose: ‘Butti pure via, sono cose vecchie’”.
La lettera di Hitler e quella di Mussolini
Fortunatamente quei documenti, che vanno dal 1926 al 1940, sono stati depositati in Archivio di Stato a Milano. Si va da piccoli furti (di due coperte di lana, di limatura bronzea, di un tombino, di letto e materassi) al contrabbando, al procurato aborto e all’esercizio abusivo della professione medica. Ma ci sono anche cause che gli sbandieratori del buon tempo andato forse non avrebbero piacere di ritrovare, come spaccio e somministrazione di cocaina, e soprattutto diversi procedimenti per “atti di libidine” su bambine o minori, violenza carnale, incesto e maltrattamenti familiari. Per gli amanti delle spy story, un fascicolo riguarda il furto di una valigetta con macchina decodificatrice inglese da un aereo abbattuto; una lettera di Hitler, con tanto di stemmi della Wehrmacht e una di Mussolini, in cui si lamentava per l’andamento della guerra in Russia.
Il disinteresse: Nordio non ha mai risposto
Valloreja ha inviato la pec a Nordio lo sorso 3 ottobre, da allora non c’è stata risposta. Il silenzio potrebbe anche non essere preoccupante se non fosse che a maggio è scaduto il protocollo d’intesa promosso dall’Archivio Flamigni e dalla Rete degli archivi per non dimenticare, con i ministeri della Giustizia e della Cultura, che dal 2015 finanzia i più importanti progetti di digitalizzazione. Anche i tavoli tecnici che periodicamente vengono convocati sul tema, da quest’estate languono.
Il progetto Memento per tutti (anche grazie all’Ai)
Rammaricato per il fatto di non poter portare a termine la salvaguardia dei processi storici iniziato nel 2010, Valloreja, insieme al professore Angelo Ventrone, ordinario del dipartimento di Storia contemporanea dell’Università di Macerata, sta lavorando a un nuovo modo per mettere a disposizione di studiosi e magistrati i documenti. Il “progetto Memento”, così lo hanno chiamato, vorrebbe creare un solo “catasto archivistico nazionale”, caricato su un server gestito da un ministero o dall’Archivio centrale dello Stato, dove tutte le informazioni possano risultare condivise e processabili con le nuove tecnologie di intelligenza artificiale. Questo permetterebbe di analizzare centinaia di documenti diversi in contemporanea, aprendo nuove possibilità di ricerca storica e giudiziaria.
“Tecnicamente è fattibile – spiega Ventrone – il problema è politico, perché quando si individua il materiale documentario ancora non consegnato nonostante le tante sollecitazioni occorre il sostegno delle istituzioni e occorrono fondi. A questo proposito mi faccia dire che ancora non si sa dove sia finito fisicamente l’archivio del ministero dei Trasporti dal 1968 nel 1985, non a caso gli anni che vanno dalle prime bombe sui treni prima di Piazza Fontana, all’ultimo attentato, quello della strage di Natale del rapido 904”.
La notizia emerse un paio d’anni fa, grazie alla relazione del Comitato consultivo sulle attività di versamento all’Archivio Centrale dello Stato. Ne scaturirono un paio di interrogazioni parlamentari e poi nulla più.