Impresentabili

“Piro, l’uomo della Casellati, mi picchiò alle spalle. E mi mandò in ospedale”

Basilicata - La versione dell’ingegner Mango, che nel 2008 fu aggredito dal candidato alla Regione di FI: “Casellati fa campagna per un miserabile”

15 Aprile 2024

“La ministra Casellati è venuta in Basilicata per sostenere la campagna elettorale di Francesco Piro?”. Quando l’ingegnere Pietro Mango scopre dal Fatto dell’iniziativa dell’ex presidentessa del Senato resta in silenzio per qualche secondo. Che ne pensa? “Ha fatto la campagna elettorale per un miserabile”. E già, perché, come ha raccontato ieri il Fatto, Mango circa 16 anni fa è finito in ospedale proprio a causa di Piro, che lo picchiò in un cimitero. Episodio del quale, lo stesso Piro, indagato e intercettato per corruzione, si vanta parlando con un conoscente. “Forse Casellati non conosceva questo episodio” commenta Mango, “ma il risultato non cambia: ha fatto campagna elettorale per un miserabile”.

Mango, a distanza di 16 anni, questa storia non l’ha ancora mandata giù: “La cosa che mi dà noia – spiega – è che non mi sono potuto difendere”. Ma partiamo dal racconto di Piro. Nell’intercettazione il consigliere regionale di FI dice: “Mi fece incazzare sopra un cantiere, un ingegnere del genio civile…”. Gli inquirenti sottolineano che, nel suo racconto, Piro è “gonfio di superbia”. “Lo incontrai al cimitero, mi aveva rotto i coglioni su un palazzo, era venuto, aveva fatto storie, dopo una settimana, otto giorni insomma, era al cimitero che rompeva i coglioni… io tenevo i cazzi girati eh… arrivai là dissi scusa che stai facendo qua, quello è venuto vicino vicino a me, naso e naso, ‘chi cazzo sei tu…’…”. A quel punto, spiega Piro, parte la collutazione: che avviene usando un telfono: “… hai presente i Motorola… quello grande… pigliai il Motorola boom si tagliò l’occhio, teneva l’occhiale… tutto qua, schizzò il sangue…”. Ma non è abbastanza. “Pigliai una pala, una pala che era là, feci boom boom…”. Risultato: “125 giorni di prognosi stava morendo… mio fratello, mio fratello che era… che era là no, si buttò contro di me capi’, io con la pala boom rompetti il naso a mio fratello… setto nasale rotto a mio fratello…”.

Ma Piro si vanterebbe di una violenza che è vera solo in parte. Almeno a sentire la versione della vittima. Vediamo un po’.

Nigro ricorda che Piro aveva “la gestione dei servizi cimiteriali di Lagonegro” ed effettivamente era lì con suo fratello. “Sono stato aggredito” racconta, “ma io non sono uno che teme queste cose. Mettiamola così: tu le dai, io le do, non mi fa paura. Il punto è che loro erano in quattro o cinque, se contiamo anche il mio cliente”. Non che il cliente volesse menarlo, come vedremo, ma diciamo che non gli fu di grande aiuto. Anzi.

“La storia” sospetta Nigro “forse era nata proprio perché gli avevo sottratto un cliente”. Ma andiamo oltre: “Io avevo fatto il progetto per una cappella nel cimitero. Ed ero andato lì per verificare i lavori. Anche perché ero il direttore dei lavori”. Ed è in quel momento che succede il fattaccio: “Si presentano lui, il fratello, più un altro. Erano tre o quattro. Più il mio cliente, come ho già detto”. La storia inizia più o meno a combaciare con il racconto di Piro: “Hanno iniziato a minacciarmi: non avevo rispettato le regole per costruire”. È il momento che Piro descrive come il “naso-naso”. “Ma tu che cosa vuoi? ho risposto. “Chi sei, per dirmi queste cose?”. A quel punto arriva l’intervento provvidenziale del cliente, per Piro, però: “Il mio cliente, per separarci, mi blocca. E mentre mi tiene, per evitare che arrivassimo allo scontro, Piro inizia a colpirmi in faccia. Almeno due o tre volte. E gli occhiali si ruppero. Anche gli altri mi si lanciarono addosso. Tutti contro di me. Fu molto brutto perché non ebbi il tempo di difendermi”.

A questo punto rivolgiamo a Mango una domanda: Piro come lo colpiva? Soltanto con le mani? L’ingegnere non ricorda nessun telefono: “Mi colpì con le mani”. Ripetiamo la domanda: soltanto con le mani? “Poi andò a prendere una pala” risponde Mango, spiegando però che fu solo brandita. “Purtroppo le presi” continua Mango “anche perché mi aggredirono alle spalle: approfittarono del fatto che ero bloccato”. E qui il racconto diverge ancora una volta. Piro racconta di aver colpito al volto il fratello per errore con la pala. Mango invece racconta: “Però almeno a uno di loro gli spaccai il naso”. Piro mente anche sul numero di giorni di prognosi: “Finii in ospedale” spiega Mango “e mi medicarono gli occhi: 5 giorni di prognosi. Lo denunciai, ma il fascicolo si perse: facevo continuamente richiesta per ottenerlo, ma fu trovato solo quando erano scaduti i termini”.

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