La faida famigliare

Il tesoro degli Agnelli: 500 milioni rintracciati dalla Gdf su conti esteri

La successione di Gianni Agnelli - Individuati nell’indagine sull’erede: potrebbero essere legati a vecchi depositi dell’Avvocato e donna Marella

16 Febbraio 2024

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“Almeno mezzo miliardo di euro”, aveva ipotizzato Margherita Agnelli, affidando al Tribunale civile di Torino un elenco di 16 società offshore delle Isole Vergini Britanniche, attribuibili in epoche diverse o al padre Gianni Agnelli o, dopo la sua scomparsa il 25 febbraio 2003, alla madre Marella Caracciolo, deceduta invece il 23 febbraio 2019.

Un “tesoretto” riconducibile, secondo il legale della figlia del “Signor Fiat”, Dario Trevisan, a un patrimonio estero del padre e poi passato alla madre. E che la sua cliente ha posto, tra le tante altre rivendicazioni, al centro del processo civile nel quale chiede la revoca dell’eredità di Marella: per ora assegnata ai nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. In realtà, sostiene Margherita, proprio quel patrimonio estero del padre le sarebbe stato occultato: trasferito prima a sua madre e infine ai tre figli nati dal primo matrimonio con lo scrittore Alain Elkann.

Ma “mezzo miliardo di euro” è, adesso, proprio la cifra la cui esistenza all’estero la Guardia di Finanza avrebbe già riscontrato nelle perquisizioni e nelle acquisizioni di atti ordinate dalla Procura di Torino che sta indagando sul presidente di Stellantis John Elkann, il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Grünigen.

Forse il primo, clamoroso risultato di indagini cominciate, in un assoluto riserbo, nel dicembre 2022 dopo l’esposto penale di Margherita: una somma ingente, depositata su conti esteri un tempo riconducibili al nonno e poi alla nonna, e oggi tracciati durante i controlli che riguardano il nipote, erede dell’impero Agnelli.

Dov’era celato, però, questo importantissimo riscontro? Si possono solo fare ipotesi, soprattutto scorrendo l’elenco delle nove perquisizioni indicate nel decreto dei pm. La più “compatibile” potrebbe essere quella che riguarda la doppia visita compiuta dalle Fiamme Gialle in corso Vittorio Emanuele II, in una villa con la facciata neoclassica e dipinta con il “giallo Torino”, alla Crocetta: il quartiere della buona borghesia subalpina.

Lì hanno sede sia la filiale italiana della Pictet Cie Europe S.A., una banca privata svizzera ma domiciliata in Lussemburgo, sia la collegata P-Fiduciaria che ha, nel suo consiglio d’amministrazione, uno dei legali di Elkann, Carlo Re, e come presidente del collegio sindacale il coindagato Gianluca Ferrero. La fiduciaria dichiara 108 clienti e una massa di investimenti per 1 miliardo e 268 milioni: numeri comunque compatibili con un ammontare di 500 milioni riconducibili a un solo cliente.

Adesso, le verifiche di tutti i documenti sequestrati giovedì scorso, 8 febbraio, dovranno confermare o meno gli elementi che potrebbero portare a quei conti esteri e alla consistenza dei loro possibili investimenti riferiti a P-Fiduciaria.

Non è questo, però, l’unico elemento del decreto di perquisizione della Procura che tira in ballo le 16 società offshore indicate da Margherita e la possibile creazione all’estero di patrimoni della famiglia. I pm torinesi, infatti, scrivono che uno “degli aspetti della vicenda, particolarmente articolata”, è l’esistenza di “ulteriori beni, produttivi di redditi, riconducibili al senatore Giovanni Agnelli, detenuti da società terze collocate in paradisi fiscali di cui Marella Caracciolo risulta essere titolare effettiva”.

A quel punto, i magistrati citano proprio uno degli offshore indicati da Margherita. Si tratta della Bundeena Consulting Inc. B.V.I., di cui sarebbe stata beneficiaria la vedova Agnelli, costituita il 15 luglio 2004 a Tortola, nelle Isole Vergini Britanniche, dopo l’accordo transattivo e il patto successorio con la figlia. La società è indicata come nella titolarità “di chi possiede” oltre 900 milioni di dollari in liquidità, investimenti, depositi e beni. Un capitale che potrebbe costituire anch’esso una conferma indiretta dell’attuale tracciabilità di quel “mezzo miliardo di euro”.

Tutti le 16 società offshore hanno (o avevano) sede nelle Isole Vergini Britanniche e tutti con conti di riferimento nella banca Morgan Stanley A.G. di Zurigo. Alcune cessate da molto tempo, altre create subito dopo la morte di Gianni Agnelli o negli anni successivi, e attribuibili in buona parte a Marella Caracciolo. Per undici di esse è stato possibile raccogliere solo i dati di costituzione (tutte nel 1998) e le denominazioni: perlopiù in lingua inglese, come Clemsford Finance L.t.d. o Marimbeach S.A., o spagnola: SameroI Investement L.t.d. o Cortemadera Holding S.A. Non è dato sapere chi fosse il loro beneficiario.

Sulle altre, le informazioni sono molto più dettagliate, riferibili, ogni volta a Marella Caracciolo. Sono la Layton S.A BVI, la Silver Tioga Inc. BVI, la Fima Finance Management Inc. e, infine, la Silkestone Invest Corporation BVI.

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