Sottosegretario alla Cultura

Sgarbi, cachet d’oro in barba alla legge: 300mila € in 9 mesi

Gli extra per mostre e premi - Caravaggio&C. 200 euro al minuto. Lui replica: “Non è vietato”. Fatturano società della compagna e del suo capo segreteria

24 Ottobre 2023

Prendi l’arte, mettila da parte ma meglio se coi soldi. Almeno 300 mila euro, solo da febbraio a oggi. Sono per il sottosegretario Sgarbi, ma vengono dati anche al suo capo segreteria e alla sua compagna, e son tutti felici. E che fine ha fatto la legge che da vent’anni impone ai titolari di incarichi politici di dedicarsi esclusivamente alla “cura degli interessi pubblici” vietando “attività professionali in materie connesse alla carica di governo”? Guardando ai suoi impegni, il sottosegretario di Stato Vittorio Sgarbi, quella legge dello Stato la ignora sistematicamente, col beneplacito (o la distrazione indulgente?) del ministro Sangiuliano e del governo. Esempi?

L’11 novembre – si attende conferma – Sgarbi presiederà la giuria per la finale di Miss Italia. L’ingaggio vale 10 mila euro per tre ore di “lavoro”, tutto spesato. Fitto è il calendario d’impegni coi Comuni a cui chiede 5-7 mila euro (più Iva) per una o due ore di presenza, pagati anche se non potrà esserci perché sarà in tv (il contratto lo precisa). Per la lectio magistralis su Caravaggio chiede 200 euro al minuto, per una mostra su Andy Warhol a Polesella 6.100 e ben 35 mila per curare la “Vergine delle Rocce” in corso ad Agrigento. In sei mesi, l’incasso supera i 300 mila euro.

Buon per lui, solo che dal 31 ottobre 2022 Sgarbi è pagato dai contribuenti italiani per svolgere il suo incarico di sottosegretario. Stando a documenti che il Fatto ha visionato, attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull’arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell’ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero. Quindi Sgarbi si farebbe pagare due volte? Sarebbe una truffa.

A pagare il critico-sottosegretario a volte sono direttamente le aziende private, che fanno da sponsor agli eventi culturali che gli enti mettono in cartellone: la lezione su Caravaggio del 5 ottobre, ad esempio, la paga la Kronospan di San Vito al Tagliamento che fa pannelli in legno; l’inaugurazione della mostra su Warhol del giorno dopo la paga Marea Srl di Rovigo. La presenza di Sgarbi a tali iniziative (come risulta dalle innumerevoli testimonianze in Rete), seppur contrattualmente celata dietro la dicitura “nella qualità di storico e critico d’arte” è pur sempre quella di un sottosegretario, che come tale, per legge non potrebbe percepire alcun compenso per attività connesse con la carica di governo, a favore di soggetti pubblici o privati. E infatti a emettere fattura e incassare pagamenti sono perlopiù due società di persone a lui vicine, entrambe senza dipendenti e il cui core business sembra uno solo: far fruttare il cachet del critico-sottosegretario. Sono state create nel 2017 e 2018, quando Sgarbi era assessore ai Beni culturali in Sicilia, sindaco di Sutri e presidente di varie fondazioni, tutti ruoli suscettibili di incompatibilità con l’attività di conferenziere a pagamento. La prima si chiama Ars Srls, ha 1.000 euro di capitale sociale e il suo amministratore è Antonino “Nino” Ippolito da Salemi, il suo attuale capo segreteria al ministero. Sgarbi lo ha conosciuto quando era sindaco del comune. Ippolito, già legale rappresentante de “La capra Srl”, era il suo addetto stampa. Al ministero però, anziché il capo della segretaria sembra fare un altro lavoro ancora: rispondere alle tante richieste di partecipazione, a pagamento, che arrivano alla casella mail eventi@vittoriosgarbi.it. In qualità di amministratore di Ars Srl garantisce lui “la presenza del prof. Vittorio Sgarbi” a prendervi parte, dietro corrispettivo di un “gettone di presenza” oltre ai relativi rimborsi spese (trasferte, auto, autisti, hotel e cene).

L’altra società cui arrivano compensi è la Hestia Srl, costituita nel 2018 dalla storica compagna e sua attuale “manager” Sabrina Colle, con sede legale nel loro appartamento a Roma e 3 mila euro di capitale sociale. Sopra, per inciso, abita Ippolito e a tutti fa le pulizie la signora Francisca Consuelo Augustin, la cui figlia Chiara è stata assunta nello staff del sottosegretario. Il 16 settembre la Fondazione Effetto Arte organizza la sua prima Biennale all’Ariston di Sanremo e vuole il sottosegretario Sgarbi come testimonial. Ippolito pattuisce un compenso di 35 mila euro, soldi che, al pari di tutti gli altri, non potrebbero essergli corrisposti, né direttamente né indirettamente, specie se di importo così elevato. E come gli arrivano allora? Con sistemi anche complicati, di cui si ha almeno una traccia certa: due bonifici eseguiti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro. Il primo l’11 ottobre per 12.200 euro per il pagamento di una fattura con causale “Supporto logistico per allestimento mostre” arriva sul conto corrente della Ars Srls. L’altro il giorno dopo, per 25 mila euro, causale di un “prestito infruttifero” richiesto e concesso dalla medesima fondazione alla stessa Ars Srls. Ricevuto l’ importo, la Ars effettua un bonifico esattamente di pari importo a beneficio di una casa d’aste per il pagamento di una fattura emessa da quest’ultima a saldo per acquisti di Vittorio Sgarbi. La distinta indica il debitore effettivo: Vittorio Sgarbi. L’incarico di capo segreteria è di “diretta collaborazione” con un organo politico, e in quanto tale sfugge alle norme sul conflitto di interessi (d.lgs. n. 39/2013) volta a impedire la contestuale titolarità di interessi privati e pubblicistici. Ma così non è per il sottosegretario che ne beneficia, sia pure indirettamente: essendo carica di governo, Sgarbi è vincolato alla legge 215/2004 che impone a chi la ricopre di dedicarsi “esclusivamente alla cura degli interessi pubblici”. Dal giuramento in poi, “al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio”. Fa poi divieto di “esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati”. Il legislatore precisa: “Sono vietate anche all’estero”. Ma Sgarbi le svolge in tutta Italia, all’ombra del ministero. E tuttavia nega. “La mia attività non è vietata dalla legge, sono come un ministro che scrive libri. Lei sta lavorando su dati che riguardano la mia attività professionale, probabilmente carpiti via Internet, cosa che ho appena denunciato”. Il ministro e Meloni sono informati delle sue attività a pagamento? “Non c’era bisogno”. Sgarbi parla anche di una lettera anonima, il suo legale Giampaolo Cicconi scrive: “La prego per ora di astenersi dal pubblicare notizie, anche per non violare la privacy e il segreto istruttorio”.

1 – Continua

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