Argentina al voto

El Loco con motosega contro la Soldatessa e il ministro peronista

Domani in 35 milioni alle urne - Se nessuno arriva al 45% (o al 40 con dieci punti di vantaggio sul secondo) si andrà al ballottaggio

21 Ottobre 2023

L’Argentina domani sceglie l’inquilino della Casa Rosada per i prossimi quattro anni. Il voto di 35 milioni di elettori, maggiori di 16 anni, è chiesto da: il ministro dell’Economia dell’attuale governo peronista, Sergio Tomás Massa; la ex ministra del Lavoro e della Sicurezza nei due precedenti governi antiperonisti, Patricia Bullrich; il deputato populista Javier Milei, che fino a due anni fa era un completo sconosciuto.

Il sistema elettorale argentino prevede tre fasi: le elezioni primarie tenute lo scorso agosto, dove la sorpresa è stata il primo posto dell’economista-cabarettista Milei, con il 30%, lo hanno seguito, a due e tre punti di distacco, Bullrich e Massa; le presidenziali tra i candidati che hanno superato la soglia dell’1,5%; se nessun candidato è arrivato al 45%, o almeno sopra il 40 con dieci punti di vantaggio sul secondo, si andrà al ballottaggio, il 19 novembre, tra i due candidati più votati.

Massa e Bullrich fanno parte del panorama politico da decenni, ma Milei è un allarme inaspettato, con proposte estreme come l’eliminazione della Banca centrale e la sostituzione della moneta nazionale con il dollaro americano. Il suo profilo è simile a quello di un outsider come Donald Trump, inclusa la tinta dei capelli. Con un debito gigantesco con il Fmi, l’Argentina non ha dollari per pagare un così alto prezzo. Un paio d’anni fa Milei ha cominciato ad apparire come presentatore di programmi tv e attore comico di teatro.

I percorsi di Massa e Bullrich sono incrociati: il candidato peronista ha esordito nel piccolo partito liberale del capitano dell’Esercito Alvaro Alsogaray, ministro e ambasciatore delle dittature militari; la candidata cominciò la sua militanza nella guerriglia peronista Montoneros, e oggi è a capo dell’alleanza liberale di destra che ha governato tra il 2015 e il 2019 sotto la presidenza dell’imprenditore Mauricio Macrì, che i suoi intimi chiamano El Calabrés. Suo nonno era il proprietario terriero e imprenditore delle poste Giorgio Macrì, che nel secondo dopoguerra cercò di incassare l’appoggio dei nostalgici del fascismo. Uno dei suoi slogan era la denuncia delle tasse elevate. Nelle elezioni del 1946 superò il 5%, ma il suo esperimento finì quando gli Stati Uniti si orientarono verso i democristiani, secondo accordi raggiunti con papa Pio XII.

Oltre a invocare il funerale del peso argentino, Milei deve le sue fortune al racconto dell’attuale sistema come di una casta, in cui solo i politici prosperano, mentre i cittadini comuni soffrono. Ha criticato l’isolamento forzato imposto durante la pandemia e ha sfidato i divieti con manifestazioni pubbliche verbalmente violente.

La difficile situazione economica aiuta Milei. L’inflazione a settembre è schizzata al 12,7%, nel caso dei generi alimentari al 15, in un mese, non in un anno. La povertà supera già il 40%.

Il giornalista Juan Luis González ha scritto la biografia di Milei, El Loco. Milei ha fatto clonare il suo cane morto e dice di chiedergli consigli su questioni finanziarie, attraverso l’aiuto di un medium. Non si è mai sposato, anche se da un paio di settimane ha una relazione con un’attrice diventata nota come imitatrice dell’ex presidente e attuale vicepresidente, Cristina Fernández de Kirchner. Proprio Cfk sarebbe stata la candidata naturale per il peronismo, ma un tribunale l’ha bloccata, per presunta corruzione, in un caso privo di prove: non hanno trovato nessun suo interessamento negli appalti per i lavori stradali realizzati nella provincia di Santa Cruz, che erano sotto la responsabilità delle autorità locali, tredici caselle sotto il presidente nell’organigramma del governo.

Milei insulta chi osa contraddirlo: “Figlio di puttana”, “stronzo”, “pezzo di merda”, “verme strisciante”, “ti schiaccio”, “disgustoso ragazzo pelato”, “nano diabolico”, “stronzo ”, “torre di letame”, “inutile”, “bugiardo”, “sinistro”, “parassita di merda”, “schizzo”, “idiota”, “stupido”, “asino” , “flagello”, “ratto”. Non è stato risparmiato nemmeno papa Francesco, al quale Milei rimprovera di difendere la “giustizia sociale”. Nei suoi atti di proselitismo brandisce una motosega.

Bullrich è più attenta alle forme, ma il suo ritornello è quello di “sterminare il kirchnerismo”, un anno dopo il tentato omicidio della vicepresidente, per il quale è indagato il responsabile della campagna di Bullrich, Gerardo Milman. Sia lei sia Milei propongono di annullare la legislazione sulla tutela del lavoro e di eliminare il tfr. Annunciano anche misure drastiche in materia di sicurezza. Bullrich ha già dimostrato di cosa è capace, quando le forze sotto il suo comando hanno causato la morte di attivisti per i diritti delle comunità mapuche: Santiago Maldonado è annegato mentre cercava di fuggire da un’operazione illegale della gendarmeria; Rafael Nahuel è stato colpito alla schiena.

Milei ha annunciato che delegherà la Sicurezza e la Difesa alla sua candidata alla vicepresidenza, Victoria Villaruel, figlia e nipote di soldati, che mette in dubbio i crimini contro l’umanità dell’ultima dittatura. Milei arrivò addirittura a dire che si trattava di una guerra in cui furono commessi degli eccessi, cioè quanto sostenevano già i generali.

Gli ultimi giorni sono stati una serie di colpi bassi: un alleato di Massa è stato filmato mentre passeggiava su uno yacht a Marbella con una modella; il probabile ministro dell’Economia di Bullrich è stato registrato mentre molestava una segretaria; Milei ha esortato a eliminare i prezzi in pesos, e il dollaro è aumentato di quasi il 20 per cento in un giorno. In questo contesto, il 40° compleanno della democrazia argentina, il 10 dicembre, potrebbe essere anche il giorno dei suoi funerali.

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