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A Palazzo Chigi c’è l’Ufficio Nemici che ogni giorno dà la colpa agli altri

4 Ottobre 2023

Tutti abbiamo avuto un compagno di classe così, dalle elementari alla laurea, uno che “È colpa della maestra”, che “Il prof ce l’ha con me”, che “Il cane mi ha mangiato i compiti”, insomma uno che si arrampica su molti specchi, molto insaponati, per dire che lui è bravo, ma il mondo cattivo lo ostacola e lo umilia. Insomma, una specie di governo Meloni, dove non è dato l’errore, o l’inadeguatezza, ma solo l’accanimento altrui. A fare l’elenco dei nemici, c’è davvero da stupirsi che l’esecutivo sia ancora in piedi, forse perché invece di fare leggi scritte decentemente o mettere a punto una politica sensata, si passano ore e ore a cercare avversari, probabilmente a Palazzo Chigi hanno un “ufficio nemici” che si riunisce ogni mattina per rispondere alla domanda: “A chi diamo la colpa oggi?”.

Del resto, “Tanti nemici tanto onore” è una massima di famiglia, indicare complotti e trame compatta e tempra, serra le fila, vecchia storia. Sono passati solo sei mesi da quando Guido Crosetto allarmava il Paese dicendo che i migranti ce li mandava la Wagner per destabilizzarci. Fantasioso. Lo stesso Crosetto dello “schiaffo a Sholtz” di questi giorni (titolo molto gettonato sui giornali amici), perché ora la tesi vittimista è che i migranti ce li manda la Germania (che, sia detto per inciso, ne prende più di noi). Al complotto contribuisce anche Josep Borrell, alto rappresentante della politica estera Ue: è lui il cattivo che ostacola il “Patto storico con la Tunisia” (sempre i giornali amici), che dovrebbe fermare i migranti a Tunisi, così come i decreti Minniti dovevano fermarli a Tripoli (si è visto, ndr). Se poi i bersagli politici sono troppo grossi, ecco il piano B, attaccare giudici e sentenze, colpevoli di andare contro il governo, cioè di applicare le leggi, risvegliando così un vecchio sogno mai sopito di sottomettere la magistratura al potere politico.

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Se si passa all’economia, peggio mi sento. Il cattivo è Gentiloni che non è abbastanza patriota, cioè – dice il vittimismo meloniano – fa il commissario europeo e si dimentica di essere italiano, che è un po’ come indignarsi perché il dottore non ti fa saltare la fila anche se è tuo cugino. Era nemico Macron, quindi asse con la Germania, ora è nemico Sholz, quindi asse con Macron. È amico Orbán, che però i migranti non li prende. Anche dal punto di vista del semplice lettore di giornali è un lavoraccio, bisogna tenere il conto aggiornato dei nemici, farsi una tabella, un foglio Excel, dove si collocano e si aggiornano le caselle dei cattivi che ostacolano Meloni, che è tanto buona e brava, e ha fatto anche cose buone, tipo spezzare le reni ai rave party.

Non bastasse il vittimismo tattico – ora questo, ora quello – è bene tenersi in caldo un vittimismo strategico. Ed ecco i “poteri forti” che tutto possono e tutto controllano, e che se ne stanno acquattati nell’ombra aspettando di estrarre un Draghi dal cilindro, di realizzare un governo tecnico che – a pensarci bene – sarebbe l’unico vero asso nella manica di Meloni, che dopo prenderebbe l’80 per cento. Peccato che l’unico potere forte a cui il governo Meloni abbia creato qualche vago disturbo sia quello bancario, davanti al quale, sugli extraprofitti, ha fatto repentina ed esilarante retromarcia: la tassa che doveva riequilibrare un po’ i conti è diventata una mancetta per il caffè, abbiamo scherzato. Così mentre tutti guardano ai nemici, loro tagliano la sanità, all’attacco di nemici più alla loro portata: non l’avranno vinta, quei bastardi dei malati!

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