Così i 3 giornaloni screditano chi osa criticare gli Stati Uniti

19 Agosto 2023

Ho analizzato gli articoli pubblicati da Corriere della Sera, Repubblica e la Stampa, nel periodo 24 febbraio 2022-10 agosto 2023. Questi sono i risultati della mia ricerca d’archivio.

Quando scoppia una grave crisi internazionale guidata dalla Casa Bianca, Corriere, Repubblica e la Stampa, coprono le informazioni seguendo cinque fasi concatenate. La fase dell’attesa, della propaganda, della sacralizzazione, della demonizzazione e dell’autocelebrazione.

Nella fase dell’attesa, Corriere, Repubblica e la Stampa, non elaborano idee originali, non propongono strategie di fuoriuscita e non indagano le cause della crisi. Attendono che la Casa Bianca fornisca la sua versione dei fatti e le linee guida per l’azione. Nella fase della propaganda, Corriere, Repubblica e la Stampa, recepiscono e diffondono la versione della Casa Bianca senza critiche o integrazioni. La Casa Bianca afferma che la Russia invade l’Ucraina per invadere l’Europa? Questa diventa la versione dei tre quotidiani. La Casa Bianca dice che la guerra dev’essere risolta con una nuova espansione della Nato ai confini della Russia e che la pace in Ucraina arriverà investendo soltanto nella guerra? Questa diventa la posizione dei quotidiani succitati. Nella fase della sacralizzazione, la politica della Casa Bianca diventa la verità assoluta verso cui i cittadini devono avere lo stesso rispetto dei credenti verso i dogmi di fede. Il ricorso alle scienze storico-sociali per sottoporre a verifica empirica i fondamenti epistemologici della sacralizzazione conduce alla demonizzazione, la quarta fase. La fase della demonizzazione è la più complessa perché causa scontri e resistenze. Corriere, Repubblica e la Stampa, demonizzano e insultano coloro che criticano la sacralizzazione avviando la macchina del fango che produce un attacco concentrico mediante il coinvolgimento di tutti i media dominanti. L’attacco che questi tre quotidiani riescono a scatenare è particolarmente virulento per la sua ampiezza e pervasività. Occorre infatti distinguere la dimensione qualitativa e quantitativa della demonizzazione. L’attacco qualitativo riguarda la “qualità”, o autorevolezza, della fonte demonizzante. L’attacco quantitativo, invece, riguarda la quantità e la sovrapposizione degli attacchi. Un esempio di attacco qualitativo demonizzante è l’articolo di Fiorenza Sarzanini intitolato “La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca” (Corriere della Sera, il 5 giugno 2022). Tuttavia la “qualità” non è decisiva senza l’effetto massivo prodotto dalla quantità. Ecco perché Corriere, Repubblica e la Stampa, operano in sincrono. La qualità e la quantità degli attacchi pongono il bersaglio in una situazione stressogena che riduce le sue capacità di difesa e di reazione. La quantità degli attacchi crea disorientamento direzionale (troppi colpi da troppe direzioni), mentre la qualità dell’attacco crea intimidazione psicologica giacché le fonti autorevoli controllano il sistema dei premi e delle punizioni (carriere, licenziamenti, ecc). Fonti d’attacco differenti richiedono strategie di difesa differenti. Il bersaglio deve proteggersi da troppe direzioni elaborando un linguaggio specifico per ogni “bocca” diffamante. In una campagna di demonizzazione, la strategia per difendersi dai rettori è diversa da quella per difendersi dagli speaker radiofonici o dagli hater sui social. Nella fase dell’autocelebrazione, Corriere, Repubblicae Stampa bersagliano la stampa dei regimi autoritari per nascondere che criminalizzano il dissenso politico. Ritraendo il regime di Putin in modi aberranti, Corriere della Sera, Repubblica e Stampa si ritraggono implicitamente in una luce positiva nascondendo le loro analogie con l’oggetto dell’esecrazione. Analizzando con metodo scientifico i contenuti di Corriere, Repubblica e la Stampa nel tempo della guerra, possiamo verificare empiricamente la tesi secondo cui questi quotidiani difendono la società libera. I risultati delle ricerche negli archivi di questi quotidiani sono lontani dalle rappresentazioni rassicuranti dei media dominanti.

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