Alessandro Impagnatiello voleva “ridurre in cenere” Giulia Tramontano, la sua compagna incinta di sette mesi che ore prima aveva ucciso nella loro casa di Senago con diverse coltellate al collo. A bruciare il corpo non ci è riuscito per ben due volte, prima nella vasca da bagno e poi nel garage. E però di quella cenere, abbondante quasi fosse frutto di “una grigliata” ma senza “odore di barbecue” ne dà testimonianza una vicina che, ricostruisce il gip, alle 17 di domenica 28 maggio (l’omicidio avviene il sabato poco dopo le 20) per scendere in garage vede “una quantità ingente di cenere” uscire dall’appartamento dei due ragazzi e “continuare sulle scale del codominio sino al box auto” usato dalla coppia. Quasi alla stessa ora di domenica, come riporta sempre il tribunale nella convalida del fermo, la madre dell’assassino utilizzando una coppia delle chiavi sale in casa, entra e non trova nessuno. Chiude ed esce. Della cenere, stando all’ordinanza, non sembra però fare cenno. Sono, secondo il gip, le 17:20 del 28, venti minuti dopo il passaggio della vicina. I due dati in contrapposizione sono citati dal giudice in modo del tutto asettico. Ciò che accende l’ipotesi al momento solo esplorativa di un complice, secondo quanto spiegato dagli inquirenti, è in generale il trasporto del corpo senza vita di Giulia che alle 20:30 del 27 si trova nella vasca da bagno senza vita, per poi trovarsi alle 23 in garage, dove rimarrà fino alle 12:30 del 29 quando Impagnatiello, a suo dire sempre da solo, lo porta in cantina. Da qui alle 7 del 30 viene trascinato di nuovo in garage e caricato in auto, per essere occultato in via Monte Rosa sempre a Senago alle 2:30 del 31 maggio. Auto che dopo un primo controllo è tornata nella disponibilità della famiglia dell’indagato. Che sembra aver fatto tutto da solo e senza essere visto, nemmeno quando dopo aver portato il corpo in garage e, come lui dice, prendendosi attimi di pausa, ritorna sulle scale per pulire il sangue denso con panni antipolvere e carta. La scena si consuma in un condominio densamente abitato. E del resto anche la premeditazione non accolta dal gip resta un dato ribadito dagli inquirenti che oltre alle stringhe di ricerca addirittura del 26 in cui l’uomo cercava come disconnettere Whatsapp dal web, hanno trovato altre importanti indicazioni. E mentre l’avvocato dell’assassino ha rinunciato all’incarico “per mancanza di fiducia”, l’indagato ha indicato dove si trova l’arma. Oggi ci sarà un sopralluogo dei Ris, venerdì l’autopsia.
Giulia Tramontano, il giallo: la cenere del corpo sulle scale notata dalla vicina, non dalla madre del killer