Indagini e informazione

Giustizia, ecco il piano di Nordio per le intercettazioni: trascriverne di meno e tenerle segrete più a lungo

mossa del ministro - Depositare poche captazioni e non trascrivere quelle di terzi. Per il ministro ce ne sono troppe, ma negli ultimi 10 anni sono già diminuite - la riformaPer il ministro c’è abuso, ma sono già diminuite

25 Aprile 2023

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Le intercettazioni? Bisogna assicurare una maggiore segretezza, evitandone la pubblicazione fino alla fine delle indagini preliminari. I terzi citati da chi ha i telefoni sotto controllo? L’obiettivo è tutelarli limitando accuratamente la trascrizioni di quelle conversazioni. Anche su questi due aspetti sta ragionando la maggioranza di governo nell’ambito degli interventi in programma sulle captazioni telefoniche. Troppe ne finiscono sui giornali – è il retropensiero –, dunque bisogna intervenire con fermezza.

Entro fine maggio dovrebbe essere presentato il pacchetto di riforme che verrà portato in Consiglio dei ministri. La tempistica l’ha dettata Carlo Nordio, che della Giustizia è il ministro, intervistato domenica a Che tempo che fa. Ma come cambieranno le intercettazioni? Secondo quanto risulta al Fatto, uno degli interventi del quale si sta discutendo in maggioranza riguarda il deposito delle conversazioni. L’indirizzo sarebbe quello di tenere più intercettazioni segrete fino alla fine delle indagini preliminari, limitando anche la loro trascrizione negli atti depositati prima di questo momento e che potrebbero essere messi a disposizione delle parti. Un esempio: quando un indagato fa ricorso al Tribunale del Riesame e i suoi legali hanno diritto ad avere copia di una serie di atti. Massima attenzione poi dovrà essere posta per le intercettazioni definite “marginali”, ossia che non sono fondamentali per la prova, ma che potrebbero essere utili al legale per la difesa. Il rischio – ed è questo uno degli aspetti sui quali si sta ragionando – potrebbe infatti essere quello di ledere il diritto di difesa. Meno preoccupazione dà invece il diritto di cronaca pure leso da questo meccanismo, perché ci sono intercettazioni seppur non penalmente rilevanti che lo possono essere politicamente, con tutto ciò che ne consegue per il diritto dei cittadini a essere informati.

E ciò potrebbe avvenire anche per le intercettazioni di terzi, ossia che riguardano soggetti solo citati da chi ha i telefoni sotto controllo.

Intervistato da Fabio Fazio, il ministro Nordio le ha spiegate così: “Se Tizio parla con Caio e cita Sempronio, Sempronio è senza difesa e il suo nome può finire sui giornali. Aggiungo che i delinquenti (…) partono dal presupposto di essere intercettati, e quindi se Tizio e Caio citano Sempronio molto spesso è perché vogliono che Sempronio venga compromesso perché sanno di essere intercettati. Allora uno degli obiettivi di questa riforma è di evitare che i terzi estranei al processo vengano comunque coinvolti con un vulnus che è terribile per la loro onorabilità e talvolta anche per la loro salute”. In tv Nordio non ha spiegato in che modo pensa di tutelare i terzi non indagati: al Fatto risulta che l’idea sarebbe quella di non trascrivere le intercettazioni in cui viene citata una terza persona se queste non sono rilevanti. Ma chi stabilisce se il passaggio di una conversazione è rilevante o meno? Non essendo mai trascritte, inoltre nessun avvocato può essere messo al corrente della loro esistenza. E dunque di nuovo il rischio di ledere il diritto di difesa. Per evitare una riforma che si presti (ancora) a polemiche, la maggioranza sta provando a scrivere il tutto in punta di diritto. Vedremo.

Intanto in Commissione Giustizia al Senato continuano le audizioni, mentre sono in programma le visite di alcuni dei componenti nelle sale intercettazioni delle Procure principali – Roma, Milano e Napoli – per vedere se e quali sono i problemi dei server. Allo studio anche alcuni dati sulle captazioni. Nordio più volte ha parlato di abusi delle intercettazioni, ma dalle statistiche presentate nelle scorse settimane in Commissione, emerge come negli anni l’utilizzo da parte dell’autorità giudiziaria sia diminuito. Per fare qualche esempio: tra tutte le Procure d’Italia nel 2013 ce ne sono state oltre 141 mila, nel 2015 circa 132 mila. E a scendere fino al 2020 quando se ne contano 105.972, per arrivare nel 2021 a 94.886. Sono dati della Direzione generale di statistica del ministero della Giustizia. Che al ministero di via Arenula dovrebbero conoscere.

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