L’intervista

Maurizio Landini: “Il no alle armi è la via per la giustizia sociale”

Il segretario generale della Cgil - “Non siamo semplicemente pacifisti, ma realisti. E nessuno può più tacere”

Di Natascia Ronchetti Icons/ascolta
22 Febbraio 2023

“Noi non siamo semplicemente pacifisti, siamo contro la guerra e per un nuovo modello sociale: la libertà e la giustizia si affermano solo in un mondo di pace. Dovremmo investire su scuola, salute, lavoro. E invece vediamo un aumento della spesa in armamenti che non ha precedenti”. Alla vigilia della marcia per la pace Perugia-Assisi, alla quale la Cgil ha aderito, il segretario generale del sindacato Maurizio Landini riconferma la grande mobilitazione per arrivare subito a un cessate il fuoco in Ucraina. “Venerdì 24 e sabato 25 febbraio – dice Landini –, ci saranno manifestazioni in più di cento città, con un coinvolgimento di un vasto mondo laico e cattolico”.

Landini, lunedì la visita a Kiev del presidente Usa Biden, che ha annunciato nuovi aiuti all’Ucraina in armamenti. Poi la missione della nostra premier Giorgia Meloni. E il discorso di Putin. In nessun caso, come del resto è avvenuto al vertice di Monaco, sono arrivati segnali di distensione. Cosa la preoccupa di più?

Anziché andare verso negoziati di pace, prima di tutto nell’interesse del popolo ucraino, assistiamo a una corsa al riarmo. La guerra, in questo caso scatenata da Putin, che ora vuole disattendere anche l’accordo sul contenimento del nucleare, non può essere lo strumento per regolare i rapporti tra gli Stati: rischiamo un conflitto su scala mondiale. Noi, in continuità con quanto già detto il 5 novembre scorso in piazza San Giovanni a Roma, ci batteremo fino a quando non saranno cessate le ostilità. C’è bisogno di un dialogo, di una nuova conferenza di pace, come richiesto da Papa Francesco e dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La politica e la diplomazia devono ricominciare ad affrontare la complessità del mondo.

E se fosse un’utopia?

No, questo è realismo. Le guerre, oltre a mietere vittime, impediscono di affermare un nuovo modello di sviluppo, che è necessario, basato sulla giustizia sociale. Dietro questa guerra, che a distanza di un anno ci avvicina al pericolo di una escalation nucleare, si sta definendo un nuovo assetto geopolitico. Ma non è che noi, chiedendo la pace, facciamo solo pacifismo. La vita e la giustizia sociale contano più di ogni altra cosa. E ci sono fior fiore di scienziati che ci stanno ammonendo: corriamo il rischio di mettere in discussione la nostra stessa esistenza sul Pianeta. Nessuna persona di buon senso può stare zitta e osservare.

Questo significa che la politica ha abdicato alla propria funzione?

Io dico che per contrastare la pandemia siamo stati in grado di unirci, di combattere tutti insieme per cercare di contenere le vittime, di porre fine a una grande emergenza sanitaria. Ora, quegli stessi soggetti che hanno saputo fare squadra contro il virus discutono di come armarsi sempre di più. L’Italia e la Ue devono svolgere un ruolo per costruire la pace.

Cosa controbatte a chi osserva che non inviare armi all’Ucraina significa di fatto abbandonarla alla sola alternativa di una resa?

Da tempo le armi sono state inviate. Ma dopo un anno il conflitto rischia di ampliarsi per la responsabilità prima di tutto della Russia di Vladimir Putin. Non abbiamo mai messo in discussione il diritto di un popolo a difendersi da una aggressione ma ora dobbiamo lavorare per la pace, nell’interesse dello stesso popolo ucraino.

Passiamo alla politica interna e parliamo del superbonus. Come giudica il provvedimento del governo, che ha bloccato la cessione del credito e lo sconto in fattura?

Un provvedimento sbagliato e pericoloso, che penalizza il lavoro e favorisce chi è più ricco. C’è un problema di merito e di metodo. Nel merito: se non sarà modificato provocherà la perdita di migliaia di posti di lavoro e il fallimento di molte imprese. Quanto al metodo, per ora non siamo stati nemmeno convocati. Il superbonus ha dei limiti: avrebbe dovuto privilegiare, per esempio, l’edilizia residenziale pubblica, le periferie, favorire i redditi più bassi, fino a 30 mila euro Isee. Va ricordato che ha spinto crescita economica e nuova occupazione. Ma va anche ripensato. Gli interventi antisismici e per l’efficienza energetica vanno ripristinati. E se non saremo ascoltati nei prossimi giorni, a partire dalle nostre categorie degli edili, non escludiamo mobilitazioni. È il momento di politiche strutturali di sostegno alla riqualificazione e all’efficienza energetica del costruito.

La Cisl ha aperto alla vostra proposta di riduzione dell’orario di lavoro: quattro giorni alla settimana a parità di salario…

Una proposta che diventerà una rivendicazione. Abbiamo tre questioni da affrontare: quella del precariato, quella dei salari che sono troppo bassi e quella dell’orario di lavoro, che va rivisto anche per permettere aggiornamento, riqualificazione e nuova occupazione.

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