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Chiesa: dimissioni, eresia o morte. Iniziò nel 2015 l’assedio della destra “ratzingeriana” a Francesco

9 Gennaio 2023

Senza più il “paravento” del papa emerito è deflagrata la guerra della destra clericale e ratzingeriana a Francesco. E non solo per le nuove rivelazioni anti-francescane del filiale segretario di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, contenute nel suo ultimo libro intitolato Nient’altro che la verità.

Dal fronte americano, vero motore scismatico dell’antibergoglismo, è arrivato un profluvio di critiche al pontefice per le esequie di “basso profilo” riservate a Ratzinger, dall’organizzazione all’omelia stessa di Bergoglio. Sempre dagli Stati Uniti, poi, il capo dei vescovi, il conservatore Timothy Broglio, ha ridato vigore all’obiettivo primario della destra clericale: le dimissioni del papa argentino. Ecco le parole di Broglio a Repubblica di sabato: “Ho visto anche la difficoltà (di Francesco, ndr), il fatto che non celebra: sono tutti elementi di un lavoro pastorale normale che mancano”. Ergo, sarebbe meglio se si dimettesse.

Tutto noto e già visto a partire dal 2015. Quell’anno segnò infatti l’inizio dell’assedio a Francesco da parte dei suoi “nemici” nella Chiesa (“I nemici di papa Francesco” fu la copertina del numero di MillenniuM-Fq del luglio 2017). Fu quando il 21 ottobre il Quotidiano Nazionale sparò in prima pagina una bufala clamorosa: “Il Papa ha un tumore al cervello”. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, individuò il responsabile in quella cattomassoneria organica alla nobiltà nera e ai tradizionalisti: “Qualunque immondizia venga sterilmente messa in circolo, il cammino della Chiesa procede (…). Possiamo dirlo? Ma, sì, diciamocelo: siamo semplici e siamo francescani, non ‘bisignani’”. Scritto volutamente con la minuscola.

Dieci giorni dopo la bufala di QN, ecco scoppiare Vatileaks 2, lo scandalo che portò alla ribalta due componenti della Commissione voluta da Francesco per riformare le finanze vaticane: monsignor Ángel Vallejo Balda, prelato spagnolo che tuttora custodirebbe vari faldoni segreti (tra cui quello relativo al mistero Orlandi), e la manager Francesca Immacolata Chaouqui. L’uno-due del finto tumore e di Vatileaks 2, accostato ad altre campagne anti-bergogliane (dai Francescani dell’Immacolata all’Ordine dei Cavalieri di Malta), fece subito pensare, negli ambienti di Santa Marta, a una possente spinta contro Francesco per costringerlo alle dimissioni. E adesso, come confermano le parole del capo dei vescovi americani Broglio, il pressing è ricominciato.

Ma l’assedio della destra clericale non si è basato solo sull’obiettivo delle dimissioni. Con i fatidici Dubia del 2016 di quattro cardinali (Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner), e contro le aperture dell’Amoris laetitia ai divorziati risposati, fu avviata un’altra campagna: quella per “correggere”, se non dichiarare eretico, Francesco (19 teologi scrissero nel 2019 un documento per accusare proprio di eresia il papa).

La morte, infine. Nel 2016, in una riunione dei brasiliani Araldi del Vangelo, monsignor Clá Dias, poi dimessosi, disse che il diavolo era entusiasta di Francesco e che “il dottor Plinio (pensatore cattolico e antidemocratico morto nel 1995, ndr) sta incentivando la morte del papa”. Il 13 marzo ’23 saranno dieci anni del pontificato di Bergoglio.

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