Acquisiti i tabulati dei cronisti: finiranno a Renzi

La Corte protegge chi svela la verità

Per dare un nome alla donna che aveva inviato a Report le immagini dell’incontro tra Matteo Renzi e l’allora dirigente dei Servizi, Marco Mancini, la Procura di Roma ha acquisito i tabulati telefonici del conduttore Sigfrido Ranucci e dell’inviato Giorgio Mottola, che aveva lavorato sulla vicenda. I due, sentiti come testimoni, avevano opposto il segreto […]

oppure

Per dare un nome alla donna che aveva inviato a Report le immagini dell’incontro tra Matteo Renzi e l’allora dirigente dei Servizi, Marco Mancini, la Procura di Roma ha acquisito i tabulati telefonici del conduttore Sigfrido Ranucci e dell’inviato Giorgio Mottola, che aveva lavorato sulla vicenda. I due, sentiti come testimoni, avevano opposto il segreto professionale, riconosciuto dalla legge ai giornalisti sulle fonti di “notizie di carattere fiduciario”. Ottenuti circa due mesi di tabulati, a cavallo della trasmissione che andò in onda ai primi di maggio 2020, la polizia ha identificato la donna. Che peraltro, quando è stata contattata dalla Digos delegata dai pm, non ha affatto negato di aver ripreso a distanza con il telefonino l’incontro nel parcheggio dell’autogrill di Fiano Romano, convinta com’è di non aver fatto nulla di male nel segnalare quel colloquio in luogo insolito tra un personaggio pubblico e un altro uomo, a lei sconosciuto, arrivato con la scorta.

Renzi sporse denuncia, ipotizzando che dietro l’insegnante – chiamata a volte “sedicente” – ci fosse qualche apparato dello Stato, magari un pedinamento, tanto da suggerire i reati di cui agli articoli 617 bis e 323 del codice penale, cioè l’installazione abusiva di apparecchi per intercettazioni e l’abuso d’ufficio. Non era così e il reato contestato all’insegnante è un altro, il 617 septies, diffusione di riprese e registrazioni fraudolente. Se i pm non cambieranno idea la citeranno a giudizio: rischia, in teoria, fino a 4 anni; abbastanza per spaventare chiunque voglia dare una notizia a un giornalista. La norma peraltro esclude la punibilità quando la diffusione delle immagini (o degli audio, che qui però non ci sono) “deriva in via diretta ed immediata dalla loro utilizzazione in un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca”. Il legittimo esercizio del diritto di cronaca è riconosciuto ai giornalisti di Report dai pm, che altrimenti li avrebbero incriminati. Ma l’email inviata dall’insegnante alla redazione è ritenuta “diffusione” illecita.

L’acquisizione dei tabulati telefonici dei giornalisti non è una novità, non è vietata dalla legge – come del resto le intercettazioni – anche se viola il principio della segretezza delle fonti senza il quale non esiste informazione libera ma in alcuni casi è stata censurata dalla Cassazione quando ormai però il danno era fatto. Ora infatti i contatti di Mottola e Ranucci, non solo quelli con la fonte in questione, sono noti ai pm e alla polizia e saranno anche a disposizione della persona offesa, ossia Renzi. Più severa è la Corte europea dei diritti umani, che ancora il 1° aprile 2021, nell’ennesima sentenza in materia nel caso Sedletska contro Ucraina, aveva condannato il governo di Kiev a pagare i danni a una giornalista i cui dati telefonici erano stati acquisiti per identificare il responsabile della rivelazione di notizie su indagini in corso. Chissà cosa direbbero, i giudici di Strasburgo, delle mosse dei pm di Roma. Venerdì Stampa romana aveva denunciato con allarme l’incriminazione della fonte di Report e ieri i vertici dell’Ordine dei giornalisti, della Fnsi e dell’Usigrai hanno fatto una visita di solidarietà alla redazione di Ranucci: protestano per l’acquisizione dei tabulati e preannunciano un dossier indirizzato alle istituzioni europee sui problemi della libertà di informazione in Italia.