FrancoTiratore

Salvini sarà il Bertinotti della Meloni?

6 Ottobre 2022

Quando i sondaggi confermarono che la vittoria di Giorgia Meloni sarebbe stata inevitabile e netta, qualcuno, a Palazzo Chigi, profetizzò due problemi politici, almeno, per il futuro governo delle destre. Riguardo al primo, che cioè il peggiore amico della futura premier sarebbe stato Matteo Salvini, non occorreva certo scomodare Cassandra. E già dalla sera del 25 settembre, quando bastava confrontare il tracollo leghista con il triplo dei voti raccolti da FdI, per immaginare che al classico “Va’ pensiero” del Nabucco padano da quel momento il leader azzoppato avrebbe preferito un altro Giuseppe Verdi: il Rigoletto del “vendetta, tremenda vendetta/ di quest’anima è solo desio”.

A quanto si capisce, i capricci sul “Viminale è mio e lo gestisco io” sono soltanto un assaggio dell’attività di spina nel fianco con cui il salvinismo di governo e di lotta intende accrescere la propria visibilità. Onde cercare di riprendersi una parte almeno dei tanti voti del Carroccio trasmigrati verso la Sorella d’Italia. Con questo obiettivo non saranno pochi i provvedimenti, soprattutto di forte impatto sociale, sui quali l’alleato verde si esibirà nel consueto tira e molla con Palazzo Chigi, di cui sa qualcosa Mario Draghi.

C’è chi si spinge a immaginare un Salvini trasformato nel Bertinotti della Meloni, ricordando il logorio a cui il segretario di Rifondazione sottopose il governo di Romano Prodi, somministrandogli ogni giorno la sua pena. Con un traguardo abbastanza prossimo: le elezioni europee del maggio 2024, nelle quali Salvini spera di raddrizzare le percentuali della Lega con il conseguente calo di FdI (“di punirti già l’ora si affretta”). Sottraendo più di un qualcosa anche a Forza Italia, con l’ottantaseienne Silvio Berlusconi che avrà sulle spalle due anni di più.

Ovvio che in Giorgia le bizze ministeriali di Matteo già creino una comprensibile insofferenza (“i problemi sono grandi, servirebbe più serietà”, la sua reazione secondo i giornali) e ciò apre il capitolo dell’altro problema che offusca l’orizzonte del Paese. Quello delle possibili tensioni sociali che potrebbero scaturire da bollette, inflazione, tagli del riscaldamento, possibile recrudescenza del Covid e altre piacevolezze del genere. Sempre quel qualcuno rammenta il governo Tambroni, appoggiato dal Msi e i fatti di Genova del 1960. Lontano ma anche attuale. Ovvero: se un Salvini irresponsabile finisse per spezzare la corda, addio al governo e a tutto il cucuzzaro della destra.

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