Fratelli coltelli

Seggi, la destra litiga sui collegi uninominali: Meloni vuole il 50%, Berlusconi e Salvini contrari

La coalizione - Divisi sulla premiership: Silvio e Matteo vogliono sbarrare la strada a Giorgia

22 Luglio 2022

Hanno il vento in poppa per vincere le elezioni e andare al governo insieme. Tant’è che Matteo Salvini dice che sta già preparando “il nuovo esecutivo”. Anche Silvio Berlusconi giovedì sera ha presentato a villa Grande – con tanto di cartelletta verde – il suo programma “liberale” in 20 punti. Ma entrambi dovranno fare i conti con Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia accreditata sopra il 20% e con lo sguardo rivolto a Palazzo Chigi. Prima che inizi la campagna elettorale Meloni, però, vuole stabilire le regole d’ingaggio: premiership, attribuzione dei collegi e programma. Punti caldi su cui i tre leader della coalizione stanno già litigando.

La leader di Fratelli d’Italia chiede che valgano le regole classiche del centrodestra nelle ultime elezioni. In primis, quella secondo cui chi prende più voti esprime il candidato premier. Già su questo, Salvini e Berlusconi nicchiano, nonostante nel 2018 la regola fosse data per assodata. In FdI ricordano come quattro anni fa fu proprio Meloni a chiedere, nel bel mezzo delle trattative per il governo gialloverde, che il presidente Mattarella desse l’incarico a Salvini per un governo di centrodestra, in quanto leader del partito della coalizione più votato. Oggi Meloni vorrebbe che la stessa regola venisse rispettata. Peccato che in queste ore, diverse fonti di Lega e Forza Italia facciano capire di volere una regola diversa per sbarrare le porte di Palazzo Chigi a Meloni: se la somma dei due partiti di Salvini e Berlusconi (e centrini) supererà quello di Meloni nelle liste proporzionali, potrebbero considerare il leader della Lega come il candidato premier. Questo non significa però che Lega e Forza Italia si fonderanno in una lista unica. Al momento l’idea sarebbe di non farla perché non conviene con il Rosatellum (avere più liste permette di avere più collegi), ma anche per un motivo politico: Berlusconi è convinto che il simbolo di Forza Italia possa attrarre ancora i voti moderati e per questo ieri ha ritwittato il presidente del Ppe, Manfred Weber, che ha auspicato un governo di centrodestra a trazione forzista.

La seconda condizione che Meloni vuole chiedere agli alleati è un patto anti-inciucio per evitare governi di larga coalizione: un impegno scritto per condividere i valori fondanti del centrodestra. Ma il vero tema su cui i partiti della coalizione si stanno già dividendo è l’attribuzione dei collegi in vista della formazione delle liste. La regola – che la leader di FdI chiede di confermare – è quella di attribuire i collegi uninominali in base alla media degli ultimi sondaggi. Se fosse così FdI avrebbe diritto al 45-50% dei collegi uninominali. Ma Lega e FI invece chiedono che siano attribuiti in base allo storico dei sondaggi degli ultimi mesi oppure, è l’opzione emersa nel vertice di villa Grande di giovedì, addirittura spartirseli equamente 33-33-33%. Ipotesi che Meloni non intende accettare e nel prossimo vertice di centrodestra farà pesare i nuovi equilibri nella coalizione. “Le regole devono essere chiare e sempre le stesse, altrimenti è un problema”, dice Ignazio La Russa. Le nuove condizioni si decideranno in un vertice non ancora organizzato. Anche perché, a dispetto della richiesta di Berlusconi di giovedì sera (“Inviterò Giorgia a villa Grande”), Meloni vuole che i vertici si tengano nelle sedi istituzionali. La leader di FdI ha aggiunto che “Draghi è andato via per non vedere l’arrivo della tempesta”.

Ma i tre leader del centrodestra stanno già preparando la campagna elettorale con riunioni interne ai partiti. Meloni vedrà lo stato maggiore di FdI, Salvini ha incontrato i ministri, gli europarlamentari e oggi i segretari regionali. Dalla prossima settimana il leghista tornerà al Papeete prima di partire per un tour elettorale. Ieri ha fatto già capire quali saranno i temi: sta preparando “il futuro governo per approvare pace fiscale, taglio delle tasse e flat tax, riforma delle pensioni e nuovi decreti sicurezza”. Resta l’amarezza di Giancarlo Giorgetti che giovedì si era dimesso ma Draghi ha detto no. Anche Berlusconi vuole ricandidarsi al Senato, con Antonio Tajani, sognando di diventarne il Presidente: “Scendo in campo”.

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