Milano-Cortina 2026

Olimpiadi sostenibili, la promessa tradita dalla politica

Dovevano essere i giochi a "emissioni zero", invece non si fanno le Valutazioni d'impatto. Inoltre ci saranno nuovi impianti di risalita,  di illuminazione notturna delle piste da sci, pista da bob refrigerata,  nuovi villaggi olimpici in aree dove ci sono centinaia di strutture alberghiere

Di Gianluca Vignoli (Mountain Wilderness Italia)*
24 Maggio 2022

Differenti punti di vista della medesima realtà fanno vivere un evento con uno stato d’animo e con sensibilità diametralmente opposte rispetto a quelle altrui. Emblematico è l’esempio delle moto che sfrecciano lungo la strada del passo Sella e degli alpinisti che si lamentano del loro rumore, le medesime azioni provocano reazioni profondamente diverse.

Stati d’animo similmente contrastanti ci accompagneranno nel percorso che ci porterà ai giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026, che vede contrapposti da un lato lo spirito olimpico, quello che unisce tutti, chi vince e chi perde, i popoli di tutto il mondo e dall’altro l’impronta ecologica che questi giochi portano inevitabilmente con sé. Ma perché parliamo di impronta se la candidatura di Milano-Cortina è stata segnata dalla parola sostenibilità? Perché parliamo di impronta se nel dossier di candidatura è riportato che questi giochi saranno i più sostenibili di sempre? Se addirittura è riportato “l’impegno di realizzare un evento a emissioni zero”?

Sono passati quasi tre anni dal momento in cui l’Italia si è aggiudicata questo evento. L’agenda condivisa nel dossier di candidatura è molto dettagliata e nei primi anni, diciamo dal 2019 al 2022, prevede le procedure di valutazione di impatto che dovrebbero essere svolte prima degli appalti per la realizzazione delle nuove opere e con la partecipazione di tutti gli stakeholders. Ebbene sì, le valutazioni di impatto ambientale si devono fare prima di costruire le opere, sembra superfluo ripeterlo ma ad oggi, maggio 2022, di queste procedure non c’è traccia.

Sono le due facce della stessa medaglia: da un lato la macchina organizzativa per le olimpiadi che è in ritardo, e non solo perché ha dovuto fare i conti anche con la pandemia; dall’altro le aspettative di chi teme gli impatti di questo evento, il popolo degli ambientalisti che non si dimentica dei resti delle olimpiadi di Torino e dei mondiali di sci in Valtellina e a Cortina.

Le principali associazioni ambientaliste italiane si sono costituite in un tavolo di coordinamento per mantenere monitorata la situazione. Il tavolo ha incontrato diverse volte la fondazione Milano-Cortina 2026, ha incontrato anche il viceministro per le Infrastrutture Morelli riscontrando una situazione di incertezza e mancanza di chiarezza ed informazioni, nella quale non si capisce perché le valutazioni di impatto non siano ancora iniziate. Il dossier di candidatura aveva illuso tutti: “Infine, il Piano di Realizzazione di Milano Cortina 2026 prevedrà una Valutazione Ambientale Strategica (VAS) complessiva, (…) La VAS sarà condotta da una commissione ad hoc alla quale concorreranno tutte le Autorità Regionali coinvolte nei Giochi: Regione Lombardia, Regione Veneto e Province Autonome di Bolzano e Trento.” Ad oggi le valutazioni di impatto che erano state previste non sono disponibili e le associazioni ambientaliste non sono state convocate.

L’agenda per i giochi olimpici è sempre più compressa visto che la data finale del 2026 è fissata e in questo contesto i dubbi sul corretto svolgimento della valutazioni ambientali sono più che fondati. Questo perché i territori montani dove si svolgeranno i giochi, Valtellina, Cortina, Val di Fiemme e Anterselva, sono tutti attualmente fortemente sviluppati e siamo di fronte al rischio di un sovrasviluppo turistico, che aumenta la pressione su un ambiente già in difficoltà. L’occasione dei giochi olimpici ha infatti stimolato nella politica la tentazione di implementare ulteriormente il comparto turistico, con opere che non sono necessarie per lo svolgimento dei giochi. Il tema si sposta evidentemente sul piano della politica ambientale e delle scale temporali; la prima da qualche anno fa giustamente fulcro sul tema del cambiamento climatico, le seconde sono ahimè un concetto sconosciuto alla nostra politica, che opera con riferimento all’orizzonte temporale della legislatura. Il punto è che il cambiamento climatico fa sentire i propri effetti molti anni dopo il momento in cui vengono emessi gas clima-alteranti (CO2 e metano sono i principali). Nel 2022 il riscaldamento globale che osserviamo è il risultato delle emissioni degli ultimi 150 anni, è quello che stanno dicendo a gran voce Greta Thunberg e tutti i ragazzi dei “Friday for future”, se non agiamo adesso le conseguenze non le vedremo noi ma le prossime generazioni. Un dato che fa riflettere: secondo i calcoli di un’agenzia per il clima le emissioni di CO2 di un ospite di un hotel di lusso nelle Dolomiti sono circa 7 volte più alte della media.

In questo contesto di crisi ambientale globale l’Italia sta utilizzando l’evento olimpico per non cambiare rotta, nascondendosi dietro la foglia di fico della lotta contro lo spopolamento delle montagne e continuando ad intervenire su un’area montana fragile con interventi energivori e di grande impatto: nuovi impianti di risalita, nuovi impianti di illuminazione notturna delle piste da sci, nuova pista da bob refrigerata, nuove infrastrutture viarie, nuovi villaggi olimpici in aree dove ci sono centinaia di strutture alberghiere, ecc. Invece che ridurre il consumo energetico si procede verso il suo aumento e poco aiuta il fatto che le aziende che gestiranno questi impianti acquisteranno localmente energia rinnovabile, perché a livello nazionale la produzione di energia da molti anni fa affidamento a fonti fossili per più del 50%.

La politica continua a ragionare sulla scala temporale del 2026 senza vedere al di là, cogliendo la scadenza olimpica per continuare a sviluppare il turismo ed aumentare il consumo di energia senza fare ancora nulla di veramente innovativo dal punto di vista economico e sociale per spostarci dalla rotta dei cambiamenti climatici, che consegnerà ai nostri figli e ai nostri nipoti un mondo surriscaldato. Continuiamo a sperare che la scienza trovi una soluzione tecnica a un problema di (sovra) sviluppo economico e nel frattempo procediamo diritti verso un muro contro il quale si schianteranno le prossime generazioni. Sono proprio i punti di vista differenti che attribuiscono alle stesse azioni finalità ed obiettivi profondamente diversi.

*Tavolo di Lavoro Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026

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