L’intervista

“Se la missione cambia natura, il governo deve venire in Aula”

Graziano Delrio - “La base Pd è perplessa”. “Abbiamo detto sì ad aiutare la resistenza Ucraina, non a una guerra lunga per logorare la Russia”

1 Maggio 2022

“L’agenda di una guerra spaventosa e orribile come questa richiede non il riarmo delle singole nazioni, ma la costruzione urgente di una politica estera e di difesa europea. Questo non vuol dire che non bisogna resistere all’oppressore, né che dobbiamo lasciare l’Ucraina da sola. Ma il vero salto di qualità che ci è richiesto è non far proseguire la guerra per mesi e per anni, non lavorare per logorare il governo russo”. Così dice, Graziano Delrio, ex capogruppo del Pd alla Camera, ex ministro, il primo tra i dem a dire di no all’aumento della spesa militare.

Onorevole Delrio, il governo ha varato un decreto interministeriale con una nuova lista di aiuti militari secretati. E il ministro della Difesa, Guerini, fa filtrare l’intenzione di farne un altro, con l’artiglieria pesante. Lei è d’accordo?

Non voglio discutere di un tipo o un altro di armi. Le armi sono armi. E questo elenco è depositato al Copasir, accessibile alle forze politiche. Il problema è se da una guerra di legittima resistenza si passa a un indirizzo di tipo diverso per umiliare il governo russo. La risposta politica non può essere un’escalation di tipo militare. Il capo delle forze armate – Sergio Mattarella – ha dato la linea nel bellissimo discorso al Consiglio d Europa: per arrivare alla pace, bisogna passare dalla corsa agli armamenti al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata di armi di aggressione. La direzione è cessate il fuoco, tregua, trattative di pace, costruzione della sicurezza. Ben diverso da dire ‘tante più armi abbiamo, meglio è’.

È d’accordo con Conte, quando chiede al governo di riferire in Parlamento?

Non è che sono d’accordo con Conte. Il governo ha un mandato del Parlamento. I primi a sapere che c’è bisogno di un confronto, se il mandato cambia, sono Draghi e Guerini.

Quale confronto serve?

Prima di tutto uno molto serio tra i leader europei. Macron, Scholz, Sanchez e Draghi si vedano: far cessare una guerra è un problema essenzialmente europeo, per motivi economici, non solo etici. Va ridefinita una strategia. La guerra è la sconfitta della politica. Se continua, è il fallimento della politica europea.

Ha trovato opportuno l’incontro di Ramstein?

Servono varie occasioni di incontro. Basta che non si muova tutto sul piano militare. L’Europa non può vivere se non in un quadro di riconoscimento e sicurezza condivisa con la Russia, come stabilito dagli accordi di Helsinki del ’75. Putin per primo ha tradito quegli accordi, violando i confini nazionali, con un’azione senza precedenti. Ma siamo a un bivio della storia: non si può fare finta o delegare ad altri la politica di sicurezza europea. Pacifismo non significa essere arrendevoli, ma lottare per rafforzare europeismo e multilateralismo. A parte parlare di forniture, a quando un bel summit per parlare di Stati Uniti d’Europa?

Dunque, glielo richiedo. Il governo deve riferire in Parlamento? Serve un voto per l’invio di altre armi?

Se è cambiata la natura della missione sì. A me non risulta, ma non si ragiona sulla base di congetture.

L’embargo del gas e del petrolio è una misura corretta?

Le sanzioni funzionano come deterrente e capacità di indebolimento. Se si riesce sono preferibili a un aumento della corsa al riarmo. Ma ci vuole un criterio di sopportabilità per tutti. Mi fido del programma del governo per una progressiva autonomia dal gas russo.

Letta ha schierato dall’inizio il Pd su una posizione favorevole all’invio di armi. Nessun problema?

La posizione del segretario è stata molto forte e decisiva: si è schierato senza se e senza ma dalla parte dell’aggredito. Una risposta che ho condiviso e apprezzato. Il nostro segretario è anche un sostenitore, meno ascoltato in questo, degli Stati uniti d’Europa, del rafforzamento del sistema di difesa europeo.

Servirebbe un dibattito, un’Agorà, o un’Assemblea, come suggerito da Valentina Cuppi, presidente del partito?

Abbiamo un’Agorà la prossima settimana proprio per la questione della difesa europea. Sappiamo che tra il nostro popolo ci sono molte perplessità sul tema del riarmo, ci sono tantissime discussioni, anche nei territori a cui partecipo. Se la Cuppi vuole convocare un’Assemblea, può farlo.

Il rapporto tra Conte e il Pd sembra sempre più difficile. Va ripensata l’alleanza?

Le forze politiche stanno insieme se hanno obiettivi comuni. In questo caso, transizione ecologica, giustizia sociale e eguaglianza. Se vengono meno questi obiettivi, se Conte ridiscute la linea del suo Movimento, il tema si pone. Se no, andiamo avanti.

Il sostegno a Draghi fa male al Pd?

No no, anzi. Abbiamo sostenuto Draghi perché sapevamo che avrebbe potuto aiutare il Paese. Ora c’è il problema del costo dell’energia, dei salari, del potere d’acquisto. Siamo perché il premier consideri queste questioni come prioritarie. Serve un’ulteriore aggiustamento della linea.

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