“Inaccettabili”: le armi ai sauditi finiscono in aula

Polemica sui siluri navali, Boldrini: “Così si è complici”

Per quasi tutto il Pd vale la regola del silenzio, più o meno imbarazzato. Tra le eccezioni – meritevoli – il capogruppo in commissione Difesa alla Camera, Alberto Pagani: “Sono stati rispettati tutti i requisiti di legge, non penso che sia inopportuno”. Ma a occhio c’è qualcosa di più di inopportuno nel constatare che, come […]

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Per quasi tutto il Pd vale la regola del silenzio, più o meno imbarazzato. Tra le eccezioni – meritevoli – il capogruppo in commissione Difesa alla Camera, Alberto Pagani: “Sono stati rispettati tutti i requisiti di legge, non penso che sia inopportuno”. Ma a occhio c’è qualcosa di più di inopportuno nel constatare che, come raccontato ieri dal Fatto, l’Italia nel 2021 ha continuato a vendere armi all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, per un totale di 103 milioni di euro. Verità sufficiente per spingere Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) e l’ex 5Stelle Yana Chiara Ehm (iscritta al Misto, nella componente Manifesta) ad annunciare interrogazioni parlamentari sulla vicenda: innanzitutto politica. Formalmente – e qui ha ragione Pagani – autorizzando nuovi contratti il governo Draghi non ha violato le norme. Ovvero la revoca imposta nel gennaio 2021 dal governo Conte alle licenze per esportare “bombe aeree e missili” nei due Paesi che stanno martoriando lo Yemen.

Ai sauditi e agli Emirati sono state vendute “soltanto” altre armi, consentite dalla risoluzione parlamentare approvata nel dicembre 2020. Nel dettaglio, secondo una fonte accreditata, soprattutto “pezzi di ricambio e siluri navali”. Ma la sostanza resta quella: l’Italia smercia strumenti per uccidere a governi impegnati militarmente nella guerra civile in Yemen, che dal 2015 avrebbe provocato oltre 300mila morti. Così Fratoianni protesta: “È inaccettabile che l’Italia continui a produrre e a commerciare armamenti, soprattutto verso regimi spregiudicati e in aree di guerra dove a pagare il prezzo più pesante è la popolazione civile”. Mentre la Ehm sostiene: “Di fatto c’è stata anche una nuova decisione politica del governo Draghi, uno smacco per il Parlamento. Presenterò prima un’interrogazione per avere i dettagli completi della fornitura e poi una nuova risoluzione per chiedere di mettere al bando l’export di qualunque tipo di armi”.

Ma vuole farsi sentire anche l’ex presidente della Camera e ora deputata del Pd, Laura Boldrini, che al Fatto dice: “Sull’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi vale la legge 185 del 1990, secondo cui non si possono vendere armi a nazioni che non rispettano i diritti umani o che sono in guerra. Penso che in questi casi dovremmo essere prudenti e astenerci dal vendere armamenti. E comunque non vale il ragionamento secondo cui poi sarebbero altri a esportare armi in quei Paesi: noi non dobbiamo essere complici della morte di civili in Yemen”. Boldrini poi solleva anche il caso della vendita di armi in Egitto dopo che il segretario del Pd, Enrico Letta, si è espresso contro gli affari sul gas con il regime di Al-Sisi: “Se vogliamo la verità su Giulio Regeni non possiamo avere dei rapporti normali con l’Egitto e tanto più non possiamo vendere armi: è una mancanza di coerenza rispetto alla richiesta di verità sul caso”. E poi c’è Alessandro Di Battista, ex big del M5S, voce ancora ascoltatissima dalla base dei 5Stelle: “Trovo ipocrita parlare di pace e poi vendere armi a un Paese come l’Arabia che ha bombardato lo Yemen, provocando morti e milioni di profughi”.