In tribunale

Causa per inazione climatica, il negazionismo dello Stato

Transizione ingolfata - L'Avvocatura dello Stato ha depositato la difesa contro le accuse mosse da oltre cento associazioni che puntano il dito: "l'Italia sventola bandiera bianca mentre l’emergenza climatica impazza". Ma secondo i legali che rappresentano il nostro Paese “nessuno è tenuto a fare l'impossibile”

Di Associazione A Sud
25 Gennaio 2022

L’azione legale climatica avviata nel giugno scorso contro lo Stato è entrata nel vivo il 14 dicembre con la prima udienza, celebrata in modalità telematica. Il 13 gennaio scorso sono state depositate dal team legale che assiste i 203 ricorrenti le “Note autorizzate” in risposta alle argomentazioni difensive depositate dallo Stato. Il nuovo termine è stato concesso dalla Giudice per consentire ai legali di replicare alla difesa dello Stato depositata soltanto il 13 dicembre, giorno prima dell’udienza.

“Le argomentazioni ci sono parse deboli e imprecise. Il linguaggio utilizzato dallo Stato per difendersi e rigettare le nostre richieste ricalca la retorica rassicurante e lontana dalla verità scientifica che caratterizza il dibattito politico nazionale attorno all’emergenza climatica”- afferma Marica Di Pierri, portavoce dell’Associazione A Sud, prima firmataria dell’azione legale e coordinatrice della campagna Giudizio Universale nata per diffondere la causa e a cui aderiscono oltre 100 associazioni, tra cui Isde- Medici per l’ambiente, Associazione Terra!, Fridays for future Italia, la rete nazionale “Per il clima, fuori dal Fossile”, il Coordinamento Nazionale No Triv e il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

L’Avvocatura dello Stato ha ignorato del tutto, nella risposta, i recentissimi allarmi lanciati dagli scienziati, che anche nel corso della Cop26 di Glasgow hanno ribadito che gli impegni degli Stati sono drammaticamente insufficienti a realizzare l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi. C’è di più. Nelle conclusioni lo Stato afferma che siccome, pur impegnandosi, non può realizzare un abbassamento delle temperature essendo l’emergenza climatica riconducibile all’azione di una pluralità di soggetti, non gli sarebbe di fatto imputabile una responsabilità giuridica per inazione climatica. La formula utilizzata è “ad impossibilia nemo tenetur”, che significa letteralmente “Nessuno è tenuto a fare l’impossibile”.

“Questa ci sembra la dichiarazione più sconcertante, resa in conclusione dell’atto. Una smaccata dichiarazione di resa. È come se lo Stato si arrendesse e anziché tutelare la popolazione – come gli impongono le Convenzioni internazionali, il diritto europeo e la Costituzione italiana – alzasse le mani. Viene specificato che le misure di contrasto all’emergenza climatica devono essere “realizzabili” e bilanciate “con altri diritti parimenti garantiti”. Si tratta di una specifica pericolosa: disconosce che la stabilità climatica è pre-condizione per il pieno godimento di tutti i diritti umani fondamentali” – afferma Di Pierri. Le argomentazioni dello Stato sono generiche e imprecise. Si cita, a riprova dell’impegno profuso, la recente istituzione del ministero per la Transizione Ecologica e il varo di documenti strategici come il Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima del 2019) e il Pte (Piano per la Transizione Ecologica). Peccato che nessuno di questi sia dotato di carattere vincolante o stabilisca misure concrete.

Duro verso la risposta dello Stato anche Parolo Carsetti del Forum Italiano Movimenti per l’Acqua: “Lo Stato ammette implicitamente l’inadeguatezza delle policy in campo e riconosce la propria responsabilità quando afferma che sarà il futuro Piano per la Transizione Ecologica (PTE) in fase di approvazione, a dover finalmente adeguare i target di riduzione italiani a quelli fissati in ambito UE”. I ricorrenti chiedono allo Stato di attuare un’azione preventiva per proteggere i diritti umani dai rischi connessi ai cambiamenti climatici. Lo Stato finge di non capire e chiede alla Giudice di rigettare la domanda perché, sostiene, nell’atto di citazione non è fornita la prova di un danno già prodotto. I ricorrenti denunciano: “I difensori dello Stato decidono di stravolgere completamente il senso della nostra istanza”. Secondo la giurisprudenza della Consulta e della Corte di Cassazione, infatti, è possibile chiedere di essere protetti da un danno futuro in via preventiva. La battaglia giudiziaria appena iniziata si preannuncia animata. La prossima udienza è fissata per il 21 giugno prossimo.

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