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Quirinale: il gesuita Mario, lo scismatico Pera e il fariseo Casini. Che cattolico sarà il presidente?

27 Dicembre 2021

Ci sarà un altro cattolico al Quirinale dopo Sergio Mattarella, credente “adulto” nel segno dell’antica sinistra democristiana? La probabilità è alta. La maggioranza degli aspiranti successori è infatti di rito romano a partire dal superfavorito Mario Draghi. Di formazione gesuita e introdotto come tecnico nel Palazzo negli anni 90 proprio dalla sinistra dc (Marcora, Andreatta e Prodi), il premier è un cattolico praticante, che quando è nella sua residenza umbra di Città della Pieve va alla messa domenicale delle diciotto.

Di tutt’altro segno la conversione esibita e pubblica del redivivo Marcello Pera, teorico liberale dell’impunità berlusconiana e poi clericale di destra di marca ratzingeriana. Negli ultimi anni il presidente emerito del Senato si è distinto soprattutto per la sua fiera opposizione al pontificato di papa Francesco. Una battaglia condotta con monsignori e cardinali oggi no vax ideologici, laddove il Covid è considerato l’arma letale del Great Reset satanico: l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, sua eminenza Raiymond Leo Burke (che però da quando ha preso il virus si mantiene basso sulla questione) e l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gerhard Ludwig Müller.

Ecco il pensiero di Pera su Francesco: “Per quello che riguarda i fondamenti della fede cattolica, questo pontificato è un oltraggio alla ragione. Però nessuno, fedeli o vescovi, dice nulla, nessuno ha il coraggio di ribellarsi, eppure sono in tanti che dubitano. Il problema è che la Chiesa è ridotta ad una specie di Ong, bada maggiormente al sociale, ha trasformato Greta in un idolo, corre dietro a visioni solidaristiche, politiche e sociali, al buonismo”.

Non solo, il berlusconiano diventato un fanatico teocon (nel nome della dottrina che punisce e non perdona) tifa pure per uno scisma provocato dalla Chiesa americana filotrumpiana: “Bergoglio sostituisce alla cattolicità un umanesimo secolare. Di questo passo, possiamo arrivare allo scisma. Vedo la Conferenza episcopale Americana piuttosto vivace e presto potrebbero svegliarsi altre, penso ad esempio a quella della Polonia”. Immaginate quindi la scena di un papa più laico (dagli omosessuali ai diritti non negoziabili) del capo dello Stato.

In teoria anche Marta Cartabia, altra candidata, è una cattolica di destra. Di matrice ciellina, la Guardasigilli ha però sbianchettato la sua militanza nel movimento fondato da don Giussani sin dal 2019, quando venne eletta presidente della Corte Costituzionale. Infine, il plotone dei candidati provenienti dalla vecchia Balena Bianca. Detto che i centristi del Pd non hanno alcuna speranza (sembra impossibile l’elezione di un altro dem dopo Mattarella), in campo c’è soprattutto Pier Ferdinando Casini, ex gregario della Prima Repubblica poi centrista trasformista nella Seconda (dalla destra fino all’ultima elezione a senatore grazie al Pd di Renzi nella rossa Bologna).

Due volte divorziato e sopravvissuto a un partito morto a causa del settimo comandamento (non rubare), l’ex forlaniano Casini incarna la tipica ipocrisia dc di stampo fariseo. Un sepolcro imbiancato per dirla con il Vangelo: “Essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti”.

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