Carabinieri

David Rossi, l’ultimo mistero: le accuse infamanti al luogotenente che ha fatto riaprire il caso

Nesticò. Lettera dal fax della caserma

Di M. Gra.
12 Dicembre 2021

Giugno 2020. Da una stampante del comando provinciale dei carabinieri di Siena esce per sbaglio una lettera anonima che getta accuse infamanti su un investigatore. Non si tratta di un nome qualunque: è il luogotenente Roberto Nesticò, comandante del nucleo investigativo dell’Arma di Siena. È l’inquirente che da qualche mese sta lavorando sotto traccia a un cold case, una pista che potrebbe condurre alla riapertura di una terza inchiesta sulla morte di David Rossi. I nuovi spunti investigativi si basano sulle dichiarazioni di un detenuto, William Villanova Correa, ex escort. È in carcere per l’omicidio di una prostituta, Lucelly Molina Camargo, 32 anni, di cui è reo confesso. Il delitto è avvenuto il 3 marzo del 2013 in un appartamento di via Vallerozzi, a Siena. Pochi giorni prima che Rossi precipiti dalla finestra del suo ufficio del Monte dei Paschi, il 6 marzo, a poche centinaia di metri da Palazzo Salimbeni.

Cosa dice Villanova Correa? Le prime rivelazioni riguardano il delitto che si è accollato, di cui non ha mai fornito un vero movente. Gli investigatori sono convinti che potrebbe non aver agito solo. E seguono una traccia: la strana “scomparsa” nei giorni successivi all’omicidio di un amico di Villanova, di nazionalità albanese. Viene dato per morto in un’immersione in provincia di Grosseto, per poi ricomparire mesi più tardi con una storia strampalata: “Volevo scappare dalle nozze combinate a cui mi voleva obbligare la mia famiglia”. Alla luce di nuovi elementi, e delle dichiarazioni di Villanova, gli inquirenti vorrebbero sentirlo come testimone. E fare qualche domanda in più anche a un’altra persona, una prostituta amica della vittima, scappata da Siena il giorno successivo alla morte della coinquilina. Villanova però fa altre dichiarazioni, che collegano potenzialmente questi fatti alla morte del manager Mps. Il movente del delitto della donna, dice, riguarderebbe alcuni video di incontri compromettenti. È il periodo in cui i pm genovesi indagano proprio su questo filone, a proposito del caso di David Rossi, per capire se possa spiegare eventuali insabbiamenti. Villanova, sentito dai carabinieri di Siena su delega di Genova, racconta di aver “partecipato a festini con magistrati e politici” e riconosce uno dei pm del caso Rossi, per questo i suoi verbali vengono inviati al Csm. Villanova dice anche di conoscere gli “autori dell’omicidio di David Rossi”: “Erano tre, fra loro un albanese che vive a Milano. Non si è ammazzato. Indagate sull’amante della persona che ho ucciso, un dirigente Mps”.

Queste affermazioni sono tutte da verificare, ovviamente. Ma è a questo punto che arriva il colpo di scena, che ci riporta all’estate scorsa: l’esposto anonimo, firmato “Avvocati onesti”. Accusa Nesticò, cioè il capo degli inquirenti, di avere “una relazione” con la sorella di Villanova Correa, e di aver favorito la propria moglie avvocato. Sono accuse vagliate dal pm Niccolò Ludovici e ritenute prive di fondamento. Ma l’aspetto forse più inquietante è l’origine interna della polpetta avvelenata: a stampare la lettera sono stati altri due carabinieri, sottoposti di Nesticò, scoperti da un terzo collega, che denuncia tutto. Sui due militari, oggi indagati per diffamazione del loro superiore, il gip Jacopo Rocchi nei giorni scorsi ha richiesto nuovi accertamenti e respinto la richiesta di archiviazione della Procura di Siena. Messi alle strette, hanno sostenuto di aver ricevuto l’esposto da una “fonte confidenziale”, di cui però non c’è traccia in atti ufficiali. Nesticò, invece, è stato ascoltato in segreto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta il primo dicembre. Come testimone dell’ennesimo mistero che sembra avvolgere tutto ciò che riguarda il caso David Rossi.

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