Era il 2010

Quando Viperetta diceva: “Rubare è una cosa importante, ci vuole gente seria”

Le "tre verità" - Massimo Ferrero è stato arrestato oggi a Milano con l’accusa di bancarotta. Altre cinque persone, tra cui la figlia, sono agli arresti domiciliari. Undici anni fa, “Viperetta” rilasciava questa divertente intervista al nostro giornale

6 Dicembre 2021

Ripubblichiamo un’intervista del 2010 realizzata da Malcom Pagani e Silvia Truzzi a Massimo Ferrero (conosciuto come “Viperetta”), oggi arrestato per bancarotta.

Prevedere, prevenire, provvedere. Il Vangelo secondo Ferrero è un manifesto appeso distrattamente alle pareti di un ufficio labirintico a un passo da Porta Pia. Al centro, il profilo poco british di Massimo Ferrero. Milleduecento dipendenti, due compagnie aeree, la Livingston e Lauda Air, multiplex sparsi in tutta la Penisola, lo storico cinema Adriano rilevato pochi mesi fa da Cecchi Gori. Produzioni cinematografiche e televisive di cui il capo incontrastato è un indemoniato signore di 60 anni. Capelli bianchi e intercalare romanesco, riflesso dell’adolescenza ruvida, dei tempi lontani in cui nel quartiere, a suo dire, l’unica legge che valesse era quella del menga: “Chi ce l’ha al culo se lo tenga, je piace?”. Dicono sia cattivissimo. Spietato. Carattere difficile, generosità inattese alternate a scatti d’ira. Nell’ambiente lo detestano. Lo hanno soprannominato Viperetta. “Creo posti di lavoro, disturbo”. Lui salta, imita, canta, spiega, ribatte. Guarda sempre negli occhi e quando accade, rimane la sensazione che non sia per gioco. “Sono nato povero e morirò da povero ricco. Non temo nessuno, non scendo a compromessi e mando affanculo chiunque, anche se di cognome fa Berlusconi”. Lo temono, fanno bene. Massimo Ferrero ha fame. Non gli è mai passata.

Lei è amico di Mauro Masi?

Era meglio se alla Rai non fosse andato. Dite al signor Masi che io non voglio essere amico del direttore generale, ma dopo aver fatto 120 film in 40 anni, esigo che mi rispetti come produttore. Voglio essere trattato come tutti. Da quando è alla Rai non ho fatto un solo minuto di fiction. Avevo dei lavori in ballo prima che arrivasse. Qui giocano con la vita di tante famiglie. Io respiro solo ostruzionismo.

Non ci crediamo.

Fate male. Riferite a quel cornuto di giornalista che ha scritto ‘Ferrero è una gallina delle uova d’oro’ che io le uova non le ho neanche di plastica. Mi impediscono di lavorare perché ho la fortuna di essere in buoni rapporti con Masi.

Ferrero il perseguitato?

No, non soffro di manie. Non frequento i salotti, non ho padrini.

Però ha un attico in Piazza Navona.

È una grandissima stronzata. Abito in affitto, dalle parti di Via Barberini. A Piazza Navona andavo da bambino per farmi il bagno nella fontana del Bernini e quando uscivo, i vigili mi sequestravano i vestiti e mi inseguivano.

Come ha fatto uno come lei a lavorare con Bertolucci?

Bernardo mi adora. Allo snob manca Ferrero e a Ferrero, forse, manca lo snob. Siamo complementari, di complemento, come i militari.

Torniamo a Masi, quando va in viale Mazzini, raccontano, lui si illumina.

Magari sono comico. Cerco di ridere. È un reato? Da quando è alla Rai, Masi lavora 18 ore al giorno. Mi avrà ricevuto tre volte. Perché invece di descrivermi come Calimero, non guardano al comportamento dei suoi predecessori?

Si spieghi.

Ci sono miei colleghi cui la tv di Stato ha garantito contratti quadro da 30-40 milioni di euro, ma nessuna anima bella dice nulla. Avverto tutti: sto iniziando a stancarmi. La tv si limiti a comprare il cinema indipendente. C’è un contratto nazionale che dice che il canone deve essere reinvestito. Carta morta.

Quindi Masi la danneggia.

Tra un po’ alla Rai faccio causa. Dovevo fare tre fiction, a iniziare da ‘Il terremoto di Messina’. Prodi e Napolitano mi diedero l’ok.

Mischia le carte?

Prima mi stendevano i tappeti, ora alla Rai non mi fanno neanche entrare. Conosco tanta gente, ho 60 anni, ho incontrato Agnelli, Fidel Castro mi vuole bene. Vi faccio vedere una cosa (si alza, mobilita l’ufficio, escono campagne per i bambini down, foto con il leader di Cuba, con il Papa, con cardinali del passato e del presente; quella con Berlusconi è vicina al suo tavolo, accanto a un cartello: ‘Se porti un problema e non hai la soluzione sei parte del problema’, ndr).

Rapporti con il premier?

L’ho visto una volta. Se lo facessero lavorare, potrebbe fare grandi cose per il Paese.

Già sentita. Vota per lui?

Sono di sinistra, ho fatto il ’68. Alle manifestazioni per i morti di Battipaglia io e i miei amici facemmo a botte con la polizia. Ventotto, ne mandammo a terra, Oggi come idea, voto D’Alema.

Invece i rapporti con Balducci? Sulla connessione con il commercialista Gazzani, lei è stato anche ascoltato dalla Guardia di Finanza.

È tutto a verbale. Ci sono fatture, tasse e Iva pagate, iscrizioni al collocamento. Hanno controllato. Tutto in regola.

Qualcuno ha ipotizzato che quella versatale da Gazzani, (un milione e centomila euro, ndr) fosse una tangente.

Non so cosa significhi la parola tangente. Con quel denaro è stato coprodotto un film con Anna Maria Barbera: Ma l’amore sì. Però una cosa ve la posso dire: se qualcuno mi fa un regalo io non lo restituisco. Sia chiaro.

Come giudica Balducci?

Una persona squisita, ma non è mio fratello. Ho conosciuto anche il figlio. Un bravissimo attore, ora dilaniato. L’ho incontrato per caso a un Festival, è distrutto. Quando facciamo un casting, non interroghiamo. Il tenente Sheridan lo trovate in tv.

Tra le persone coinvolte nell’inchiesta, qualcuno è stato intercettato al telefono mentre si rallegrava per il sisma in Abruzzo.

Se è vero e lo dico da cittadino, sono delle merde. Uno che ride di una tragedia devastante, non merita l’arresto, ma l’impiccagione.

Brutale.

Ad Haiti sono stato anche io. Ho messo a disposizione un Airbus di mia proprietà pieno di medicinali e di volontari. Un’ora di volo costa 12.800 euro. Per andare e venire, Livingston sulla tratta Haiti/Malpensa ha speso quasi un milione di euro.

Però.

Gli unici che mi hanno dato retta sono stati Formigoni, Bossi, Berlusconi e il ministro Frattini. La burocrazia si era messa di mezzo. Ho portato via 12 bambini malati e li ho trasferiti in strutture adeguate in Lombardia. Creature tornate a casa loro con i miei aerei. Questo è il Viperetta che tutti temono.

Tutto bellissimo. Non le dispiacerà se ritorniamo ai suoi rapporti con Masi, La sua ex fidanzata, Susanna Smith, è la protagonista di un film da lei prodotto recentemente: Piazza Giochi.

L’ho conosciuta prima che diventasse la donna di Masi. Per me Susanna è una sorellina.

Però Masi ha un’altra.

Non mi risulta. Si amano.

E che dice dei suoi colleghi produttori?

Miracolati. Li amo tutti.

Anche quelli come Tozzi e Procacci?

Soprattutto (sorride, ndr) Sono più bravi di me e sono facilitati perché dietro hanno le major.

Piazza Giochi è stato un flop.

Ho perso 1.250.000 euro per raccontare che i ragazzi non sono tutti zozzoni o drogati. Naturalmente non riesco a venderlo alla tv. Mi chiamo Ferrero e ho sempre operato con dignità anche se non ho la mangiatoia alta.

Prego?

C’è chi ha la mangiatoia a portata di bocca e chi si deve chinare fino a terra per mangiare: io sono tra loro. E ne sono orgoglioso. Sono nato a Testaccio: mio padre faceva il controllore dell’Atac, mia madre l’ambulante a Piazza Vittorio. Di studiare non mi fregava niente, poi uscì la legge dell’obbligatorietà e a scuola iniziai ad andare con la camionetta dei Carabinieri.

Il cinema?

Il cinema sono io. A otto anni scappavo di casa per andare a Cinecittà, amavo l’atmosfera zingaresca. Facevo piccole parti, apparizioni anche brevissime. Vita dura. Un giorno vedo Gianni Morandi: ‘Mi dia un consiglio, qui non mi prende nessuno’. Fu gentile. Mi insegnò una formula civile. ‘Buongiorno, sono Massimo Ferrero, mi piacerebbe lavorare con lei, mi metta alla prova’.

E lei?

Ero selvatico. Mi scordavo la parte. ‘Buongiorno, sono Massimo Ferrero, me pija a lavorà? Non so fa un cazzo’.

Un po’ diverso.

Infatti mi cacciavano regolarmente. Ma avevo due figli, ero senza lavoro e a Testaccio, stare a galla non era uno scherzo.

Il primo mentore?

Blasetti, il regista dei telefoni bianchi. Avevo appena preso in prestito una bici e correvo verso gli studi di Safa Palatino per ottenere una comparsata.

Presa in prestito?

Anche se non fosse stata proprio mia, non sarebbe il caso di sottilizzare. Il reato è in prescrizione, sono passati 50 anni. Non avevo diritto a una bici anch’io? Quindi sudo, pedalo e mi accorgo di essere seguito da una 1100 nera.

Chi era?

Blasetti. Mi urla: ‘Dove corri, ragazzo?’. Girava Io lei e gli altri. Mi provò.

Ruolo?

Un fornaio. Da quel giorno non mi sono più fermato. Ho fatto il segretario, l’organizzatore, tutto. Poi ho voluto fare il coglione e ho iniziato a finanziare i film. Papà me lo diceva sempre: ‘Bisogna avere credito, non denaro. I soldi non servono, se hai credibilità vai ovunque’.

Però aiutano.

Non giro mai senza soldi (tira fuori un rotolo dalla tasca, sono pezzi da 500, ndr). La gente con cui tratto lo sa. Da me non vogliono le firme, solo la mia parola. Se la do, sono disposto a morire.

Non esageri.

Giuro. Però vi dico una cosa. Chi ruba a Ferrero, chi prova a fregarlo, deve morire.

Sembra un racconto di Scorsese.

Invece è un film di Ferrero. Rubare è una cosa importante e ci vuole gente seria. Voi sapete solo lavorare.

Scorrettezze?

Tante. È un mondo difficile. Per gli altri (ride, ndr). Svoltai nel ’75, grazie a Piero Lazzari (mentre lo nomina si fa il segno della croce, ndr) organizzatore per un film di Fondato. A mezzanotte va la ronda del piacere.

Un cast importante.

Sul set lavoravano Claudia Cardinale, Gassman, Pozzetto. Un giorno passando in macchina vidi i camion del Cinema e mi fermai. Disturbavo. Ero anche un po’ aggressivo, questione di carattere. Comunque mi infilo con una scusa e ascolto un brandello di conversazione.

Indiscreto.

Dio mi ha dato la rapidità. L’attore Silvio Spaccesi chiedeva di andare all’Eliseo e non trovava nessuno che ce lo portasse. Nella pausa mi avvicino. ‘Scusi, deve andare al Teatro Eliseo?’. ‘Sì’, ‘Ce la porto io, sono della produzione’.

Un’altra bicicletta?

No, ho preso al volo una 500, parcheggiata vicino ai camerini. Ero senza patente, non mi sono formalizzato. Arrivati all’Eliseo, quelli del set si accorgono dell’assenza di Spaccesi. Lo cercano, lo trovano, sento le urla dall’altro capo del filo.

E lei che fa, sparisce?

Macché. Gli dico una cosa gentile: ‘Se mi denunci, te meno’. Poi accendo il motore e punto verso il set. Dopo un km, la macchina si ferma. È senza benzina. Io e Spaccesi spingiamo.

La arrestarono?

No, perché avrebbero dovuto? Avevo 18 anni e cercavo solo di portare a casa la pagnotta. Ma arrivati sul set, lo chiudo in una camera e tolgo la chiave. ‘Le faccio da segretario, mi assume?’.

Un sequestro di persona…

Ma no, voi siete matti. Gli ho soltanto detto di aspettare. Non c’ho avuto mai un papà che mi dicesse: ‘Ti compro la merendina’. Me la sono dovuta guadagnare, ogni giorno.

Perché decise di fare il salto in proprio?

Per presunzione. Pensavo di riposare, sbagliavo. Bondi toglie soldi al cinema, non avendo nessuna competenza. Blandini, il suo predecessore nel settore, era anche peggio. Eppure la soluzione sarebbe semplice.

Quale?

Leggi adeguate per far lavorare tutti, chi non ha i rapporti giusti in Italia agonizza.

Le rimane la ditta di import-export casearia di sua moglie. Fa miliardi.

Un’altra bella leggenda metropolitana. Quando iniziai a fare il produttore, peccai di megalomania. Sette film, tutti insieme. Bertolucci Jr, Castellitto, nomi importanti. Ai miei colleghi rodeva il culo. Fu allora, dall’invidia, che nacque la leggenda di “Viperetta”. Il nome in realtà me lo affibbiò Monica Vitti, perché fui rapido a dare uno schiaffo a un signore che la molestava. Monica senza di me non girava, ero una clausola del suo contratto.

Va bene, ma le mozzarelle di sua moglie?

Per non farmi rompere i coglioni inventai che avevo sposato una miliardaria, proprietaria di una grande industria di formaggi che finanziava i miei film. Mio suocero produce Pecorino romano in realtà, a carattere familiare.

Ingegnoso.

Tutti a dire: ‘Che culo che ha avuto Ferrero, ha trovato la miliardaria’. Creai una storiella, e Radiocinema, puntuale, fece aumentare l’invidia.

Lei ha un bizzarro concetto della verità.

Ne esistono tre. Quella vera, quella processuale, quella documentale. Ma se le carte sono a posto, non ti fotte nessuno.

È vero che sta vendendo la sua compagnia aerea?

Me la vogliono scippare. Ho letto un messaggio sul telefonino di un mio avversario: ‘Stressate Ferrero’. Primo: sono nato stressato. Poi un altro: ‘Stancate Ferrero’: sono già nato stanco. Per fregarmi hanno assoldato una sporca dozzina, ma hanno dimenticato i cannoni di Navarone.

Male che vada, può sempre scappare con l’autista. Dicono non lo paghi mai.

Bugie. Lo pago. Magari ogni tanto, ma lo pago. Amo l’Italia, ma odio i tanti cazzari che perdono tempo a parlare male di me.

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