Quirinale

Ex M5S rivela: “Per votare Berlusconi mi offrono posti e soldi”

L'inchiesta - La trattativa tra berluscones e peones. Caccia ai voti per il Colle in cambio di candidature o sedie in Cda. Come ai tempi di De Gregorio, si è riaperto il suq, coi saldi

30 Novembre 2021

“Amico caro, scegliti il tuo futuro: l’obiettivo deve essere campare come campi ora. Cioè bene”. Non sarà l’Antonio Razzi di turno, ma poco ci manca. Dieci anni dopo l’ormai epico “amico mio, fatte li cazzi tua” in Parlamento tira ancora aria da suq a sentire il racconto di un deputato già 5 Stelle che al Fatto racconta l’inconfessabile: la pattuglia forzista sarebbe all’opera giacché il l’ex Cavaliere non molla l’idea di portare a casa “un risultato eclatante” per il Quirinale e riguadagnarsi fama da stupor mundi. Ma l’appetito vien mangiando: conquistare il Colle, proprio come aveva promesso un tempo a mamma Rosa, sembra un obiettivo alla portata. Costi quel che costi – va senza dire – pure al rischio di spingere i suoi a farsi avanti per avvicinare le truppe che servono a regalargli ad eterna gloria, la più alta carica, quella di presidente della Repubblica.
Come sarebbe successo all’ex grillino che ci ha fatto un bel resoconto: è stato avvicinato con passo felpato perché manca ancora più di un mese, ma il messaggio è arrivato forte è chiaro: “Chiedi quello che vuoi, sono a disposizione. Basta una tua parola” si è sentito dire da un collega di Forza Italia che, par di capire, ha recapitato lo stesso messaggio anche ad altri. “Pescano tra i peones, i transfughi, i possibili convertiti”. Approfittando subito ché sotto le feste saranno riuniti con le famiglie per ammazzare il capitone e riflettere di futuro incerto sicchè questo potrebbe essere l’ultimo panettone mangiato a Palazzo. Per carità i modi sono stati garbati, nessun prendere o lasciare e toni sapientemente conditi dall’arte di fare ammuina: “Ha promesso senza promettere per conto di Berlusconi lasciando però intendere che la generosità sarebbe degna dei re Magi” racconta il deputato che passa ai dettagli: “Tanto per non girarci attorno, mi ha parlato di soldi, di una mia candidatura più o meno blindata. O di un posticino in una società anche all’estero”.
Ma tali profferte non sarebbero arrivate solo a lui: c’è chi nega di essere stato avvicinato, ma anche chi lo confessa a mezza bocca, per tacere di chi ci spera. Chi sono quelli che nel segreto del catafalco potrebbero rispondere a tali profferte, sventurati come la monaca di Monza? “Ci sono 290 deputati e senatori usciti dai gruppi parlamentari originari. In tanti mi sono amici” ha detto lo stesso Berlusconi tratteggiando l’identikit di chi non gli sarebbe ostile, del resto ha già fatto partire l’operazione simpatia sostenendo per esempio che il reddito di cittadinanza, bandiera del M5S, in fondo non è stata una misura malaccio, checché ne abbia detto fino all’altro ieri.
Poi ha fatto recapitare un opuscolo autopromozionale, con alcuni suoi interventi sui valori del liberalismo, del cattolicesimo e del garantismo ai parlamentari del Pd. Ma questa è poesia, poi c’è pure la prosa: ai suoi riuniti nel solito gabinetto di guerra avrebbe chiesto di tentare tutto il possibile affinché in un modo o in un altro si compia il miracolo che gli interessa. E quelli, per tornare al cospetto del Capo con il carniere pieno, avrebbero subito fatto partire una caccia all’uomo. Un senatore ritenuto tra i peones racconta di un emissario forzista che è andato al sodo: “Ora quanto guadagni? Quanto guadagnavi prima di essere eletto?” E ancora. “Devi pensare al tuo futuro. Davvero uscito da qui pensi di tornare alla vita di prima?”. Altri giurano di non aver ricevuto alcuna offerta, meno che mai sconcia: “Dopo anni qui dentro le distanze si sono ridotte e con qualcuno di Forza Italia siamo pure diventati amici. Sicuramente si tratta di battute: ci sta, mica è la prima volta” spiega un senatore ex pentastellato che nega che si tratti di abboccamenti veri e propri. Ma tanto basta perché qualcun altro ci abbia fatto un pensiero: “Vai a sapere se è uno scherzo oppure no. Io Berlusconi non lo voto manco morto ma su altri non metto la mano sul fuoco”.
Licia Ronzulli, vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato, contattata dal Fatto, replica: “A me il Presidente Berlusconi non ha mai dato indicazioni di questo genere. E mi sento di escludere che lo abbia fatto anche col resto dei vertici del partito, a partire da Antonio Tajani e dai due capigruppo. Anche perché si tratterebbe di corruzione… Se poi, qualche nostro parlamentare abbia deciso di sua sponte di fare una cosa del genere, se ne dovrà assumere la responsabilità”.

Fatto sta che qualche giorno fa a un capannello da cortile alla Camera era tutto un tirarsi di gomito dopo l’annuncio dell’ex pentastellato Gianluca Rospi che ha deciso di lasciare Coraggio Italia per abbracciare la famiglia politica di Forza Italia. Dopo un incontro a Villa Grande, la nuova residenza-ufficio di B. che pare lo abbia stregato in un colloquio a quattr’occhi. Quando è tornato a Montecitorio dalla dimora zeffirelliana sull’Appia Antica ha spiegato la scelta così: “Non sono mai stato del Movimento 5 Stelle, sono stato candidato su loro richiesta come indipendente”. E ha detto di aver accettato la candidatura sì, ma in fondo in fondo di essere rimasto un diccì al massimo un liberale. E così quando il M5S si è spostato a sinistra, ha deciso di lasciare per collocarsi su posizioni più prossime a quelle del Partito popolare europeo. Poi si è avvicinato a Coraggio Italia “ma le mie aspettative, senza alcuna polemica, non sono state soddisfatte”. Naturale dunque l’approdo a Forza Italia.
“Sì, vabbè. Pare che a Villa Grande quel giorno davano lo spettacolo A me gli occhi, please. E il Gastone col ciuffo di capelli tirabaci non era di Gigi Proietti ma Berlusconi” dicono gli ex colleghi di Rospi che hanno liquidato la faccenda in maniera più prosaica: “A Berlusconi il taxi di Rospi è costato 100 mila euro”. Da allora non si parla che di tariffe, anche se l’ex azzurro oggi al Misto Alessandro Sorte mette le mani avanti: “Io Berlusconi lo voterei senza dubbi e penso di poter convincere nel Misto sette o otto deputati a fare altrettanto. Senza chiedere nulla in cambio”. Già, il gruppo Misto dove ci sono diverse componenti e decine di deputati accreditati dei più bassi istinti dai loro colleghi.
A Palazzo si racconta dopo l’addio di Rospi che il gruppo dei totiani sia addirittura in via di disfacimento e che alcuni deputati ora pentiti sarebbero lì lì per lasciare: una tra i sospettati è Fabiola Bologna, altra ex grillina. Altri pentastellati sono invece confluiti in Alternativa C’è, ma negano di aver ricevuto offerte di sorta dai berluscones: “Siamo folli, ma da questo punto di vista, inavvicinabili. Quanto agli altri fuoriusciti grillini o meno, boh”. Insomma l’invito sarebbe quello di cercare altrove ma non troppo lontano: il sospetto ricade sui deputati che si ostinano a non iscriversi ad alcuna componente e che avevano lasciato intendere di esser pronti a ingrossare le file di Alternativa, ma che finora se ne sono ben guardati. Difficile capire perché restino alla finestra: chi parla lo fa per dire non vuole essere associato nemmeno per scherzo a Sergio De Gregorio, un bel dì di qualche anno fa passato armi e bagagli dai dipietristi dell’Italia dei Valori “all’Italia dei disvalori a forza di milioni”. Tre milioni – secondo l’accusa dei pm -, ormai consegnati alla storia e alla cronaca giudiziaria: fu scandalo (e Berlusconi prescritto).
Ma nemmeno tanto, a sentire un deputato campano doc che, a rimembrare l’episodio, rivolge una prece alle anime del Purgatorio: “Ll’anime d’o Priatorio, tre milioni”. “Anime del Purgatorio, tre milioni”. Oggi, pare di capire che le tariffe siano assai più modeste: “Centomila euro sono sei mesi di stipendio per un parlamentare. E io dovrei prostituirmi per così poco sapendo cosa vale il Quirinale per lui? Sette anni da capo dello Stato e pure del Consiglio superiore della magistratura. Amico bello: manco una Olgettina ti è costata così poco. Berlusconi, se vuoi caccia la grana”.

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