I guai della Fondazione

Open, la sua “Bestia” costava troppo: Renzi scaricò i conti sul Pd (in rosso)

Propaganda - Per i social 300 mila euro al mese: il segretario li fa pagare al partito, con 174 persone in cassa integrazione

15 Novembre 2021

Più di 330mila euro al mese. Tanto costava la “bestia”, l’allegra macchina per la propaganda social voluta da Matteo Renzi. Neppure i generosi finanziamenti raccolti tramite Fondazione Open da Bianchi&C. bastano a pagare fornitori e personale. Già a metà del 2017 alcune società minacciano di fare causa, i collaboratori di andarsene, ma sul conto della Fondazione son rimasti giusto 406 euro. Ed è allora che il piccolo gabinetto di guerra inizia a trasferire contratti e spese sulle casse del Pd, già in rosso per 9 milioni e con tutti e 174 i dipendenti in cassa integrazione.

Agli atti dell’inchiesta su Open c’è una mail di Marco Carrai che riepiloga i costi mensili del gruppo social al 27 di marzo 2017: 270mila euro per la parte software e propaganda su Internet, che da sola costa 9mila al giorno, più 7mila euro per l’affitto della sede di via Giusti, altri 50mila per i collaboratori, oltre ai compensi per chi sta al vertice del team, come il fedelissimo Alessio De Giorgi, capo del digitalteam, che dovrà penare per avere gli 85mila euro promessi.

La “bestia”, visti i costi, sfugge presto di mano. L’8 giugno 2017 Alessandro Bianchi manda a Luca Lotti il quadro dei conti traballanti: la Fondazione deve ancora da pagare 282.500 euro per la Leopolda 2016; restano da saldare 113mila euro per il Lingotto di Torino, dove Renzi lanciò l’ultimo appello per il sì al referendum; più 170mila euro di spese da rimborsare allo stesso Bianchi. Ma il debito maggiore è proprio quello causato dalla costosa macchina per la propaganda social, con un’esposizione di 483.685. Risultato: a breve dalle casse di Open devono uscire 1.173.649 euro, ma sul conto ne restano appena 406. Le fatture non pagate si accumulano da marzo. Google stessa, per questo, bloccherà le sponsorizzazioni. Fioccano solleciti.

Sociometrica Srl fornisce il “monitoraggio degli orientamenti politici degli italiani”: a marzo 2017 riceve 12mila euro, dovrebbe averne altri 46mila nei mesi successivi. “Matteo mi chiede giornalmente i report che sto continuando a fornire. Però senza i pagamenti sono in grande difficoltà”, scrive il 4 settembre 2017 il titolare a Bianchi. La società concede uno sconto di 16mila euro. Riceverà poi un incarico per analogo servizio dal Pd, a cui fatturerà 8mila euro nel 2017 e 12mila nel 2018: proprio la stessa somma “scontata” a Open.

Perché qualcuno il conto lo dovrà pur pagare. Gli inquirenti annotano diversi casi in cui contratti stipulati dalla fondazione per la struttura social vengono “trasferiti” integralmente al Pd negli anni 2017-2018. Accade per Culture Digital Media, ingaggiata per servizi di strategia di comunicazione digitale e analisi dati sul software israeliano Tracx, che dalla fondazione incassa 44mila euro, ma tra 2017 e 2018 fattura pure 81mila euro al Pd. Idem per la licenza del software Tracx, che dalla fondazione passa al Pd.

Anche il personale che l’alimenta finisce vittima della “bestia”. Il 28 novembre 2017 uno dei “ragazzi” del gruppo social invia una mail per sollecitare gli stipendi pregressi: “Vorrei gentilmente sapere se e come volete procedere al pagamento dei circa 50.000 euro dovuti ai vostri 20 ex componenti del gruppo social fiorentino”. La storia – aggiunge – rischia “di farvi sconfinare nell’illegalità”.

Per qualcuno però c’è più speranza, come per una collaboratrice di Renzi che si occupa della sua posta elettronica: “Il tesoriere del partito dell’epoca, Francesco Bonifazi, mi chiese se era possibile assumerla tra le fila del Partito – racconta in un verbale Antonella Trevisonno, responsabile amministrazione della sede nazionale del Pd -. In merito, feci notare che non era possibile perché all’epoca tutti i dipendenti del Pd usufruivano della cassa integrazione”.

Tra le vittime c’è perfino Alessio De Giorgi, il cuore della Bestia. Sulla carta ha un contratto da 85mila euro ma a settembre 2017 deve ancora ricevere mensilità arretrate per 37mila, nonostante i continui solleciti. Già a marzo aveva minacciato di andarsene. Ad agosto Bianchi lo gela: “Caro Alessio, la situazione finanziaria di Open e le previsioni a venire non consentono pagamenti sino a settembre inoltrato”. Per lui però la soluzione si trova, ed è la solita: “Bonifazi – scrive De Giorgi in un sms a Bianchi – mi ha detto che da settembre ha senso che passi al Pd come contratto e compenso”.

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