Covid-19 - Verso un terzo inverno di pandemia

In Ue rischi noti da mesi, ma il Cts italiano avallò gli Astra-day per giovani

Stasera Report - A marzo i primi stop in Europa, da noi solo un “consiglio” e il blocco arrivò a giugno dopo la morte di Camilla

25 Ottobre 2021

AstraZeneca non è più fra noi. Nell’Unione europea sono attese fino a marzo altre 200 milioni di dosi, ma le regaleremo ai Paesi in via di sviluppo. Beneficenza discutibile, quasi quanto il rifiuto di sospendere i brevetti sui vaccini. Ai giovani dell’Italia e dell’Ue non conviene dare AZ per i rischi di eventi trombotici, per quanto rari; i meno giovani non si fidano più. E stasera Report, aprendo la nuova stagione su Rai3, getta un’ombra sulla gestione, nella primavera scorsa, del vaccino anglo-svedese, che prima non si doveva dare agli anziani (perché gli over 55 erano solo il 12,2% dei 24 mila volontari del trial pre-autorizzazione) e poi, dopo l’allarme per le trombosi con carenza di piastrine (trombocitopenia), è stato escluso per giovani.

Da marzo o almeno da aprile, come ha ricostruito Claudia Di Pasquale di Report, era tutto chiaro, nel Regno Unito come in Germania, dove il professor Andreas Greinacher dell’università di Greifswald aveva già una terapia a base di immunoglobuline per curare quelle complicazioni inusuali, simili però a quelle indotte dall’eparina. E infatti il 7 aprile, dopo la sospensione decisa con altri Paesi a marzo, anche in Italia AZ fu “consigliato” solo dai 60 anni in su; in Gran Bretagna prima sopra i 30 e poi sopra i 40, in Germania sopra i 60. Ma ancora il 12 maggio, quando le scorte di AZ si accumulavano mentre mancavano Pfizer/Biontech e Moderna, il Comitato tecnico scientifico autorizzava le Regioni – Liguria e Sicilia, visitate da Report, ma non solo – a fare gli “open day” con AstraZeneca per tutti gli over 18 “volontari”. Il verbale citava il report dell’Agenzia europea del farmaco Ema che riferiva di appena 1,1 “eventi trombotici” collegabili al vaccino su 100 mila somministrazioni contro 8 decessi da Covid su 100 mila persone, dato in sé corretto ma – chiarisce il Winton centre for risk and communication dell’Università di Cambridge, consulente di Ema – solo per la fascia d’età 50/59 anni, che non era quella su cui concentrare le attenzioni. Solo l’11 giugno renderanno vincolante la raccomandazione, dopo la morte il 10 della 18enne ligure Camilla Canepa che ora i periti del pm attribuiscono alla vaccinazione (del 25 maggio). Proprio il 9 giugno il Fatto pubblicò i dati Ema del 26 aprile, segnalati dalla Fondazione Gimbe, secondo i quali il rapporto rischi/benefici era sfavorevole sotto i 49 anni e ancor più sotto i 30, specie per le donne. Si è perso almeno oltre mese e intanto anche altri hanno avuto complicanze serie.

Aifa I dati aggregati nascondono il problema

L’ombra si allunga anche sulla nostra agenzia del farmaco, Aifa, che spesso fornisce i dati sugli eventi avversi senza distinguere per tipologia di evento, età, sesso, prima o seconda iniezione. A Report Aifa ha scritto che le sospette trombosi trombocitopeniche da vaccino (Vitt) sono 41 (ne hanno escluse altre 11) e cioè tre su un milione di somministrazioni di AZ. Ma nelle donne under 60 sono due ogni 100 mila prime dosi, con punte di 4 su 100 mila tra le 30/39enni che difficilmente finiscono in rianimazione o muoiono di Covid. Dice a Report Guido Rasi, ex direttore Ema oggi consulente a titolo gratuito del generale Francesco Paolo Figliuolo, che i dati di aprile sconsigliavano gli “open day” con Az per i giovani. E su Aifa che “non fornisce tutti i dati”, Rasi risponde: “Se l’Aifa non è in grado di farli o non ha, o è sottostaffata – e lo è – o non vuole farli, io non posso dirlo”.

Il conduttore Un piano per colpire ranucci: ha la scorta

Stasera la trasmissione di Sigfrido Ranucci torna anche su Marco Mancini, l’ex dirigente dei Servizi pensionato dopo l’incontro all’autogrill con Matteo Renzi. Anch’egli ha chiesto l’accesso agli atti che può scardinare il segreto sulle fonti di Report, il che è paradossale – osserva Ranucci – da uno specialista del segreto di Stato che lo protesse, di fatto, nei processi per lo spionaggio Telecom e il sequestro di Abu Omar. È la pericolosa breccia che rende i giornalisti Rai più vulnerabili degli altri, aperta da Andrea Mascetti, avvocato vicino alla Lega, che ha ottenuto il via libera del Tar Lazio. Quest’estate Report ha collezionato azioni legali proprio da avvocati dello studio di Mascetti, dal ministro leghista Giorgetti, da sua moglie e da congiunti del presidente della Lombardia Fontana. Giocano “in casa”, al tribunale di Varese. E intanto Ranucci da due mesi è sotto scorta. Le forze dell’ordine hanno avuto notizia, da un collaboratore, di un progetto di attentato ai suoi danni che prevedeva l’impiego di killer stranieri. Un progetto nato in carcere, in ambienti ultras del Nord legati alla ’ndrangheta e all’eversione di destra di cui Report si era occupato.

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