La denuncia

Plastica usa e getta: ecco come Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé aggravano la crisi climatica

Greenpeace USA ha scoperto strette connessioni tra le multinazionali del food e le società che producono combustibili fossili, da cui comprano direttamente imballaggi usa e getta derivati dal petrolio, che non è possibile riciclare

Di Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia
28 Settembre 2021

Nonostante si sforzino di apparire come attente alla questione climatica, aziende come Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé lavorano a fianco dell’industria di petrolio e gas per espandere la produzione di plastica, con impatti sul clima e sulle comunità di tutto il mondo.

Malgrado la scarsa trasparenza del settore, Greenpeace USA ha scoperto che nelle filiere della plastica esistono strette connessioni tra tutte le multinazionali e alcune delle principali società dei combustibili fossili e del settore petrolchimico. La plastica è infatti ricavata in gran parte dalla trasformazione di petrolio e gas fossile, considerati i principali responsabili del riscaldamento globale.

Secondo il rapporto di Greenpeace, Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Mondelēz, Danone, Unilever, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Mars acquistano i loro imballaggi da produttori che si approvvigionano da aziende come ExxonMobil, Shell, Chevron Phillips, Ineos e Dow. Le multinazionali celano queste relazioni dietro una cortina fumogena, cercando di eludere le loro responsabilità per le violazioni dei diritti umani e ambientali riconducibili alla produzione di plastica ricavata dalle fonti fossili.

Il rapporto di Greenpeace svela che, per decenni, le aziende dei beni di consumo hanno collaborato con l’industria dei combustibili fossili per presentare il riciclo come soluzione all’inquinamento da plastica, nonostante l’inefficacia di questa presunta soluzione sia oggi evidente su scala globale, e sostenuto progetti di “riciclo chimico o avanzato” che ancora restano sulla carta, con l’obiettivo comune di ostacolare l’introduzione di leggi in grado di limitare l’uso di imballaggi. A tale scopo, le industrie del monouso e delle fonti fossili sono spesso parte di gruppi di facciata che sostengono queste false soluzioni, tra cui l’Alliance to End Plastic Waste, la Recycling Partnership e l’American Chemistry Council.

In mancanza di azioni concrete, la produzione di plastica potrebbe triplicare entro il 2050 e, secondo alcune stime, ciò comporterebbe una crescita delle emissioni legate al ciclo di vita della plastica di oltre il 50 per cento entro il 2030. Gli stessi anni in cui, secondo i dati dell’IPCC, dovremmo dimezzare le emissioni causate dall’uomo per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi.

Per fermare l’espansione della plastica che aggrava la crisi climatica, Greenpeace ha lanciato una petizione nelle scorse settimane rivolta alle aziende leader del mercato italiano per chiedere di ridurre drasticamente il ricorso a bottiglie in plastica monouso, di cui l’Italia è tra i maggiori consumatori al mondo.

Se le aziende come Coca-Cola, PepsiCo e Nestlé hanno realmente intenzione di proteggere l’ambiente e le persone, come dicono nei loro spot, è arrivato il momento di dimostrarlo, ponendo fine all’alleanza con l’industria dei combustibili fossili e scegliendo di abbandonare l’usa e getta nei loro prodotti in favore del riutilizzo e dello sfuso.

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