Il 18 maggio il Consiglio di Garanzia del Senato esaminerà il ricorso della segretaria generale di Palazzo Madama contro la sentenza con cui in primo grado la Commissione Contenziosa ha ridato il vitalizio a Roberto Formigoni e anche a tutti gli altri ex senatori condannati. Cancellando con un tratto di penna la delibera del 2015 voluta dall’allora presidente Pietro Grasso che disponeva la sospensione degli assegni per i parlamentari che si fossero macchiati di reati gravissimi come mafia, terrorismo e corruzione. Un colpo di spugna che vale una riabilitazione per i condannati che torneranno a beneficiare del vitalizio nonostante le polemiche e l’indignazione generale: la petizione promossa dal Fatto per chiedere al Senato di fare marcia indietro impugnando la decisione della Commissione presieduta dal forzista Giacomo Caliendo e composta dai leghisti Simone Pillon e Alessandra Riccardi e due membri laici nominati dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, è già stata sottoscritta da oltre 126mila persone. Nella petizione si chiede di sollevare alla Consulta un conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato a fronte dell’invasione di campo di un organo di natura giurisdizionale come la commissione contenziosa rispetto alle regole adottate nel 2015 dal massimo organo politico del Senato ossia il Consiglio di presidenza; di impugnare la decisione in appello con la richiesta di sospensione degli effetti della sentenza di primo grado messa immediatamente in esecuzione dalla Casellati. A cui viene chiesto infine di farsi parte attiva affinché, in questo momento di grave difficoltà per gli italiani, anziché prodigarsi per i vitalizi degli ex con la fedina penale sporca, i senatori offrano un contributo di solidarietà sacrificando una parte delle loro indennità.
FIRMA QUI LA PETIZIONE PER CHIEDERE A CASELLATI DI FARE APPELLO