S.o.s. clima, 2034: l’anno in cui la Terra rischia tutto

Di Giampiero Calapà
25 Febbraio 2021

C’è un’applicazione con lo scopo di far capire a chiunque quanto stia andando pericolosamente veloce la corsa del surriscaldamento globale: basta connettersi al sito cds.climate.copernicus.eu e cliccare sul cursore del Global temperature trend monitor per sincerarsi di quando il pianeta Terra sta rischiando di arrivare all’appuntamento con il valore soglia di 1,5° C in più e per scoprire che se la situazione rimane quella attuale la data fissata è il 2034, tra appena tredici anni. “L’applicazione quindi permette di spostare il tempo indietro e chiedersi quando si sarebbe raggiunto il limite se il riscaldamento fosse continuato come un periodo di 30 anni nel passato”, spiega il fisico Alessandro Amici della B-Open, azienda che ha curato la realizzazione tecnica dell’app e che sviluppa anche la piattaforma software per il monitoraggio del pianeta proprio per il Climate Change Service di Corpernicus (programma gestito per conto della commissione Ue). Spostando il cursore con il mouse si scopre che, ad esempio, il 31 dicembre 2015 l’andamento indicava il superamento del limite nel marzo 2045. E il 31 dicembre 2008 addirittura nel luglio 2051. “Questa apparente accelerazione del riscaldamento globale – rileva Amici – è nota a chi studia il cambiamento climatico, ma è difficile da rendere intuitivo e quindi reale per il grande pubblico. Sarà aggiornata ogni mese con i nuovi dati per permettere a tutti i cittadini di percepire che il clima è un problema urgente, come e più del coronavirus”.

Oltrepassare il valore soglia di 1,5 gradi potrebbe avere conseguenze estremamente negative per il pianeta, non solo quelle macroscopiche come un’accelerazione della desertificazione o dello scioglimento dei ghiacci, ma anche riverberarsi su molti aspetti della vita comune più immediata all’apparenza, come la qualità del vino o il rendimento delle centrali termiche. “Tutti gli studi a nostra disposizione dimostrano come le conseguenze negative siano straordinariamente superiori rispetto ai benefici del surriscaldamento globale: è necessario cambiare rotta e adesso abbiamo uno strumento che mostra a tutti la strada che stiamo percorrendo”: a parlare è l’ideatore dell’applicazione, Carlo Buontempo, 48 anni, da quasi due anni direttore del Climate Change Service dove è approdato nel 2016 dopo undici anni trascorsi al Servizio meteorologico inglese. Lo scopo principale del Climate Change Service è proprio quello di produrre informazione climatica gratuita, accessibile e di grande qualità.

Ma come si fa a invertire la rotta? “La parte più significativa del problema è legata alle emissioni dei gas serra”, risponde Buontempo, quindi ogni nostra azione è un mattoncino per la causa. La scelta di un’auto ibrida, ma anche semplicemente gonfiare le gomme della propria vettura, sono pratiche che portano a un livello di efficienza energetica maggiore e contribuiscono a posticipare l’appuntamento del pianeta col valore soglia di 1,5 gradi attualmente fissato al 2034. Poi ci sono le scelte politiche macro e nessuno in epoca recente è andato contro le evidenze scientifiche come l’amministrazione americana di Donald Trump negli ultimi quattro anni: “Gli Stati Uniti, tra la fine del mandato di Barack Obama e l’elezione di Joe Biden, hanno fatto davvero tutto quel che potevano – racconta dal suo punto di osservazione privilegiato Buontempo – per contrastare non soltanto i nostri dati, ma in generale la scienza. Credo che ognuno abbia diritto di trarre delle conclusioni politiche anche contrastanti, ma nessuno ha il diritto di modificare i fatti fino alla produzione di fake news”. E il gigante cinese sempre al centro di critiche per la scarsa considerazione riservata all’ambiente? “La Cina in realtà ha cambiato molto il proprio approccio a questi temi – spiega ancora Buontempo – passando negli ultimi 15 anni da un iper sviluppo non sostenibile a riconsiderare moltissimo le proprie politiche”. Certo la Repubblica popolare rimane molto lontana dagli standard europei: “Noi siamo assolutamente l’avanguardia mondiale per capacità tecnico-scientifica e servizi per società e imprese, pensate – afferma Buontempo – alla fornitura di servizi climatici per il rischio meteorologico: siamo anche in grado come pochi altri al mondo di adattarci ai cambiamenti in corso apportando correttivi, mentre fino a poco tempo fa anche qui si guardava solo ai precedenti storici rispetto a fenomeni potenzialmente dirompenti”.

Ma l’Europa “subisce anche le conseguenze indirette del cambiamento climatico come la diffusione di infezioni che incidono negativamente sulle catene di approvvigionamento, le minacce alla stabilità e sicurezza internazionali o alla migrazione”: questa è l’analisi contenuta nel nuovo documento Adaptation to Climate Change: Blueprint for a new, more ambitious Eu Strategy presentato ieri dall’Unione europea che insiste sulla necessità di “ricostruire meglio”, dopo la pandemia, aggiungendo che “la ripresa è un’opportunità per aumentare la resilienza della nostra società, e soprattutto in relazione agli impatti climatici”. E allora, oltre a ridurre le emissioni nel medio termine, adottare una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici nel breve è necessario perché “le perdite economiche dovute a condizioni meteorologiche estreme e legate al clima sono in media già di 12 miliardi di euro l’anno”.

Con l’applicazione Global temperature trend monitor nel frattempo ogni cittadino può adesso vedere come piccole abitudini quotidiane e macro scelte della politica stanno aiutando ad allontanare o, al contrario, ad avvicinare l’anno dell’impatto col temuto valore soglia di 1,5 gradi. Sono passate d’altra parte alla Storia le parole pronunciate da Barack Obama, presidente in carica, nel 2015: “Non c’è sfida che ponga una minaccia più grande alle generazioni future del cambiamento climatico. Il Pentagono sostiene che il cambiamento climatico ponga rischi immediati alla nostra sicurezza nazionale: dobbiamo agire di conseguenza”. E poi venne Trump.

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