Attenti all’educazione sovranista della Meloni

La vivace leader di Fratelli d’Italia (un gruppo a parte, che al momento si è accampato fuori dalle mura di governo, perché dice senza opposizione non c’è democrazia) ha trovato il modo di farsi ascoltare persino da un mondo giornalistico privo di curiosità. Scrive lunghe lettere ai giornali, una volta al Corriere della Sera, una […]

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La vivace leader di Fratelli d’Italia (un gruppo a parte, che al momento si è accampato fuori dalle mura di governo, perché dice senza opposizione non c’è democrazia) ha trovato il modo di farsi ascoltare persino da un mondo giornalistico privo di curiosità. Scrive lunghe lettere ai giornali, una volta al Corriere della Sera, una volta a Repubblica, e c’è da credere che continuerà se qualcuno non vorrà decidere di saperne di più. Per esempio, lei cita un suo mito, Roger Scruton, una buona testimonianza di ampie letture. Scruton è importante e noto nella cultura internazionale, soprattutto anglo-americana. L’immagine della Meloni si allarga (quanti citano un filosofo fra i leader in Parlamento?): ma si restringe subito, perché Meloni ci dice che cosa la lega al suo riferimento culturale: “Scruton ci ha insegnato che è sempre giusto mantenere le cose come sono nel caso in cui si propongono cose peggiori per sostituirle. Questo ci porta al cuore dell’attuale dibattito politico” (Il Giornale, 13 gennaio 2021). Strana affermazione in cui l’insegnamento di Scruton si sovrapponeva al Manifesto di El Pasos, un documento del sovranismo americano, legatissimo (erano i tempi di Trump) al sovranismo fermamente avverso all’Unione europea. Il manifesto spiegava perché era stata necessaria una strage (58 persone abbattute a raffiche di fucile da “un patriota”) perché erano o sembravano messicani. Qui entrano in scena, nelle lettere-articolo e anche nei discorsi allarmanti, ma mai banali, di Giorgia Meloni, i due punti fondamentali sia di Scruton sia di Fratelli d’Italia e dei 44 partiti europei che hanno voluto la Meloni come presidente: cessione di sovranità e immigrazione clandestina (o “sostituzione”). L’immigrazione si presta, persino in narrazioni che cercano di essere ripulite e corrette, a due versioni: quella del complotto (i poveretti vengono sradicati da case e territori perché vengano a invadere, con costumi, tradizioni, religioni, lavoro, la casa e la nazione degli altri) e quella della sostituzione dei popoli. Non si conoscono le argomentazioni, ma si sostiene che l’Italia sarà nera per imposizione dell’Europa. La “cessione di sovranità” come frase suona bene e spaventa, ma non si sa che cosa sia. Come è possibile che ci sia cessione di sovranità in una unione di Paesi che condividono una moneta unica? Le prove della cessione di sovranità sono due, opposte. Nella prima si dice che non si può accettare una equazione fra europeismo e super-Stato Ue. In tal modo, l’Italia soggiace a una dittatura della burocrazia di Bruxelles (in parte non piccola, composta da figure chiave della vita politica italiana). Nella seconda, Meloni afferma (lettera a Repubblica) che “l’onnipotente Ue non ha una strategia in tema sanitario. E così via, dalla politica estera alla difesa, passando per la ricerca”. Dunque che cosa manca, le troppe o le troppe poco direttive che vincolano la presenza attiva dell’Italia all’Unione europea e dell’Europa sulle decisioni del governo italiano? Ma il dualismo degli argomenti (forse col desiderio di allargare gli orizzonti di un partito che si fonda su una sola persona pensante) continua quando Meloni definisce “democrazia spezzata” l’Italia per il fatto che Draghi governi senza essere stato eletto. E cita come esempio e modello a contrasto il generale De Gaulle, dimenticando che De Gaulle ha governato come presidente del Consiglio nominato (quando ha lavorato al cambio della Costituzione) prima delle sue molte elezioni, fortunate e sfortunate, nei decenni della storia francese. Nonostante ciò, la Meloni afferma che l’Italia è una democrazia dimezzata. Lo sa anche lei che la frase non è vera, è solo polemica, e che in un Paese in cui i pezzi sono accostati e sovrapposti senza un collante che faccia presa per tutti, mostrare svalutazione e disprezzo è un rischio per tutti.

Ma nella famiglia dei conservatori che la Meloni è orgogliosa di presiedere, è proibito ai giudici di dissentire dal governo (Ungheria), è proibito alle donne ogni ricorso all’aborto (Polonia), i migranti sono bloccati fra le frontiere chiuse di Bosnia, Serbia, Slovenia e Italia, trasformati, come in una tetra fiaba, in statue di ghiaccio (ovvero vengono lasciati morire, anche donne e bambini, di freddo e di stenti). Nel frattempo, tutti insieme stanno cercando la felicità, che è la nazione, la mia nazione, che tiene a distanza la tua. Bisogna disseppellirla di nuovo, come ai vecchi tempi delle trincee e dei confini segnati da baionette. La nazione è pronta a combattere con ogni crudeltà necessaria per mostrare di esistere e lasciare, come segno di gloria e base del monumento, tracce di sangue e onore ai caduti. Tutto il resto, ci ammonisce il profeta della Meloni, Roger Scruton, è brutto, mal fatto, mal pensato e va rifiutato, ma imbruttito e devastato da chi? Il passato, comunque, ci aspetta.