L’intervista - Antonella Viola

“AstraZeneca non serve a fermare i contagi: meglio usare Sputnik”

Di Giampiero Calapà
3 Febbraio 2021

“Rinuncerei del tutto al vaccino di Astrazeneca”. Le parole della celebre immunologa Antonella Viola sono pietre sulle fiale dell’antidoto realizzato in collaborazione con Oxford e la Irbm di Pomezia. “Anzi penso che l’introduzione di questo farmaco danneggerà la campagna vaccinale”.

Quindi addirittura consiglierebbe a Unione europea e governo italiano di cancellare Astrazeneca dal programma?

Hanno avuto una comunicazione non corretta con annunci non supportati dai fatti, hanno commesso errori nei trial clinici, hanno prodotto un siero con efficacia limitata, non hanno presentato dati sufficienti per le persone con più di 55 anni… mentre gli altri, Pfizer Biontech e Moderna su tutti, hanno lavorato bene. In questo momento abbiamo due vaccini che sono vicini a un’efficacia del 95%, che possono essere rimodulati in breve tempo rispetto alle varianti del coronavirus SarsCov2, bisogna puntare su quelli. Senza fretta, senza correre, perché non è il contatore dei vaccinati ad essere importante ma la possibilità di raggiungere l’immunità di gregge nel più breve tempo possibile. E Astrazeneca questo obiettivo lo mette a rischio con la sua bassa efficacia, 60%. Se proprio si deve introdurre altri vaccini perché non può esserci una produzione sufficiente di Pfizer e Moderna allora punterei sul russo Sputnik e quando sarà approvato sull’altro americano, Johnson&Johnson, che ha un’efficacia sopra il 70% sul SarsCov2 non mutato, ma ha il vantaggio di essere monodose almeno. Così potremmo raggiungere l’immunità di gregge entro la fine del 2021.

In più c’è una questione etica?

Certo, devo somministrare il vaccino che funziona 6 volte su 10 ad alcuni mentre altri ne ricevono uno vicino a 10 su 10… I criteri individuati dall’Aifa sono anche corretti, ma la questione non si dovrebbe porre. Ripeto non serve la fretta dei grandi numeri, ma una strategia vincente.

Immagino sarà contraria allora anche a continuare la sperimentazione sul vaccino Reithera realizzato in collaborazione con l’ospedale Spallanzani di Roma?

Eticamente non si può pensare, avendo i vaccini che funzionano, di chiedere a un 80enne con patologie di partecipare a un programma di sperimentazione e magari somministrargli il placebo lasciandolo a rischio contagio per altri mesi. Come pensano di svolgere la fase 3 della sperimentazione? Oltre al fatto che i dati di fase 2 annunciati in conferenza stampa non sembrano neppure così efficaci. Perché c’è stato un investimento pubblico di 81 milioni di euro per questo vaccino con fondi per l’emergenza messi sulla ricerca? Ricordiamo che questo progetto è già stato bocciato dalla Germania oltretutto, perché l’Italia invece lo ha finanziato?

Invece i dati di Sputnik pubblicati da Lancet l’hanno convinta quindi?

Sì, quel 91% di efficacia pare davvero solido. Ci sono degli elementi che lasciano perplessi e che devono essere approfonditi: ad esempio, le persone arrivate alla prima dose da positive ma asintomatiche, mi pare non siano state considerate positive al SarsCov2, questo potrebbe un po’ falsare il risultato. Bisognerebbe approfondire, ma nel complesso il giudizio è positivo. Quindi direi, piuttosto produciamo più vaccini di quelli che presentano vantaggi piuttosto che svantaggi e incertezza.

Le varianti di SarsCov2 la mettono in allarme?

Moltissimo. Perché il virus sta cercando di diventare più contagioso nascondendosi al sistema immunitario. Quindi se anche le varianti di per sè non sono più aggressive diffondendosi di più raggiungeranno più facilmente le persone più fragili.

Sugli anticorpi monoclonali siamo in ritardo? Di queste ore l’approvazione…

È in ritardo l’Europa. Posto che devono essere usati nel modo giusto (massimo tre giorni dall’infezione) e che l’organizzazione non è semplice. Puntare sul vaccino è comunque prioritario.

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