L’intervista - Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro

Gratteri: “Palamara? Noi facciamo pulizia, altre categorie no”

“Certa politica dice che la mia è giustizia a orologeria? No, io cerco la verità. Non accuso i colleghi”

30 Gennaio 2021

Lo hanno accusato di essere il “depositario della verità” e di minare l’autonomia e l’indipendenza dei giudici. Ogni volta che in una sua indagine viene arrestato un politico, c’è chi parla di “inchieste a orologeria” (vicepresidente di FI, Antonio Tajani docet). Nicola Gratteri è abituato alle polemiche. Da procuratore capo fa scudo ai suoi pm, ma vuole fare chiarezza dopo gli ultimi attacchi.

Procuratore, dopo le sue dichiarazioni a seguito dell’operazione “Basso profilo” c’è stata una serie di comunicati interni ed esterni alla magistratura. Alcuni molto duri nei suoi confronti. Che ne pensa?

Ne sono a conoscenza. Quello che volevo dire a me sembrava chiaro, evidentemente non lo sono stato. Ribadisco nuovamente, a scanso di ulteriori equivoci, che il riferimento nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera alle scarcerazioni avvenute e a quello che accadrà, sta a significare che sia io sia i magistrati che lavorano nel mio ufficio, siamo pienamente convinti della bontà delle nostre richieste e che, nel pieno rispetto delle norme processuali, esiste il diritto alle impugnazioni dei provvedimenti riconosciuto a tutte le parti, compreso ovviamente il pm. Al riguardo, peraltro, voglio ringraziare il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia che non solo ha capito, ma ha anche reso pubblico il mio pensiero, escludendo qualsivoglia mio possibile riferimento a motivazioni estranee alle dinamiche processuali.

Cosa intende?

Solo nell’ultimo mese la Procura di Catanzaro ha presentato 10 ricorsi in Cassazione contro provvedimenti in materia de libertate(che hanno a che fare con la restrizione della libertà individuale, ndr). È uno dei tanti dati oggettivi esplicativi di quanto ho detto, il resto sono pensieri che mi sono stati attribuiti, che non ho espresso e non penso. Non sono il depositario di alcuna verità.

C’è chi ha detto che non doveva rispondere alla provocazione sulla ‘giustizia a orologeria’. Tornerebbe sui suoi passi?

No. In questo caso mi sembrava doveroso un chiarimento a difesa dell’onore dell’intera magistratura. Sento ripetere questa affermazione ogni volta che in una inchiesta giudiziaria viene coinvolto un politico. Ebbene non è così. Non è interesse dei magistrati colpire il politico “x” o “y” o lo schieramento “x” o “y”. La magistratura tende all’accertamento della verità. E questo vale per me e per tutta la magistratura.

La magistratura agisce sempre correttamente? Palamara ha svelato quello che definisce un “sistema”.

La quasi totalità dei magistrati con quanto raccontato da Palamara non c’entra nulla. La magistratura è composta prevalentemente da magistrati onesti il cui fine è solo quello di fare giustizia. Certo, c’è chi lo fa meglio, chi peggio, chi è più bravo chi meno, ma questo avviene nella nostra come in tutte le categorie. Quindi c’è anche una percentuale di disonesti, ma non superiore a quella delle altre categorie. Però molto più di altri facciamo pulizia, e lo facciamo in autonomia.

Lei lamenta che spesso le richieste cautelari vengono evase con mesi di ritardo, cosa che ha creato malumore in alcuni.

Su questo mi assumo la responsabilità della poco chiara affermazione che ho fatto, perché ovviamente non mi riferivo all’impegno dei singoli magistrati ma alla impossibilità oggettiva per alcuni uffici di definire richieste e processi in tempi fisiologici, e questo vale soprattutto per le sezioni Gip-Gup degli uffici distrettuali che sono il ‘collo stretto dell’imbuto’. Il Csm dovrebbe fare in modo di coprire gli organici. Quindi, con questa precisazione, confermo quanto detto. Ovviamente è compito dei capi degli uffici controllare e verificare l’impegno dei singoli per poi darne conto, in senso positivo o negativo, nelle valutazioni di professionalità. Ma da procuratore della Repubblica dico meglio un pm in meno che un giudice in meno.

C’è chi l’accusa di essere lontano dalla cultura della giurisdizione.

Non è vero. Non ho mai messo in discussione l’impegno dei giudici che, in contesti difficili come il nostro, svolgono la loro funzione con impegno e dedizione o il valore fondamentale di una giurisdizione terza e imparziale. Anzi, più volte ho esaltato il nostro sistema giudiziario criticando, invece, altri sistemi molto meno garantisti del nostro, quale ad esempio, a mio parere, quello statunitense. Ciononostante, sebbene questo sia un concetto che ribadisco ogni volta che ne ho l’occasione, spesso mi viene attribuita una visione della giurisdizione che non mi appartiene. La cosa mi rammarica. Però, se anche in certi casi sarebbe giusto spiegare, è meglio non entrare in un circolo vizioso che può provocare ulteriori danni, oltre a una sovraesposizione per me e la mia famiglia.

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