La storia

L’ultimo regalo di Trump: l’immunità al principe MbS

Licenza di uccidere. Un agente saudita, poi fuggito in Canada, ha accusato Bin Salman di volerlo eliminare. Ma The Donald vuole proteggere amicizia e affari

29 Dicembre 2020

Dopo averlo salvato dalle grinfie del Congresso – lui usa un’espressione più forte – Donald Trump sta pensando di sottrarre il principe ereditario saudita Mo- hammed bin Salman, alias MbS, agli strali della giustizia statunitense: Riad ha inoltrato una richiesta d’immunità al dipartimento di Stato, che la sta vagliando.

L’immunità eviterebbe al principe, vero ‘uomo forte’ del regime saudita, i fastidi relativi all’accusa di avere tentato di fare uccidere l’ex agente dell’intelligence saudita Saad al Jabri, ora in Canada. “Sarebbe pericolosissimo concedergli l’immunità – dice al New York Times il figlio di Al Jabri, Khalid –: sarebbe come rilasciargli una licenza di uccidere”. Saad Al Jabri aveva lavorato per il principe saudita Mohammed bin Nayef, ministro dell’Interno ed erede al trono dal 2015 al 2017, quando MbS lo detronizzò. Al Jabri, che aveva stretti rapporti con l’intelligence statunitense, era già stato licenziato e s’era trasferito in Canada. Dal 2017, è oggetto d’un mandato di cattura internazionale per corruzione. Nel marzo scorso, il regime saudita trattenne in carcere per qualche tempo il fratello di Saad e due suoi figli adulti, per convincerlo a rientrare.

Secondo la denuncia di Al Jabri, i cui contorni non sono molto netti e le cui circostanze non sono molto chiare, i tentativi di ucciderlo risalirebbero al 2018, poco prima del clamoroso assassinio di Jamal Khashoggi, l’oppositore saudita ed editorialista del Washington Post eliminato nel consolato di Istanbul nell’ottobre 2018.

Quella per MbS è una delle misure che il presidente uscente potrebbe adottare nei prossimi giorni, dopo avere già graziato decine di sodali, fra cui vari suoi ex collaboratori coinvolti nel Russiagate. Numerosi giuristi contestano, tuttavia, il fondamento legale d’un atto del genere. Ma il magnate, che starebbe vagliando il modo di graziare preventivamente se stesso, oltre che figli e parenti, oltre che il proprio avvocato Rudolph Giuliani, non è tipo d’arrestarsi di fronte a quisquilie giuridiche. Trump ha sempre avuto un occhio di riguardo per il principe saudita, ritenuto il mandante dell’assassinio Khashoggi. Parlando con Bob Woodward, celebre giornalista del Washington Post, il magnate raccontò: “Gli – a MbS, ndr – ho salvato il culo, quando riuscii a convincere il Congresso a lasciarlo in pace”, insistendo sul fatto che Bin Salman ha più volte negato di essere il mandante dell’omicidio. Per giustificare la sua scelta, Trump spiegò: “Bob, l’Arabia Saudita ha speso 400 miliardi di dollari in relativamente poco tempo” per acquistare prodotti americani, soprattutto armi, ed è il pilastro arabo della politica medio-orientale filo-israeliana e anti-iraniana dell’Amministrazione Usa.

Trump approvò il blocco del Qatar operato nel 2017 dai sauditi e dai loro alleati, bloccò con il veto una risoluzione bipartisan che faceva cessare il sostegno Usa alla guerra nello Yemen combattuta dai sauditi contro gli Huthi filo-iraniani; e negò le prove che MbS ordino l’uccisione di Khashoggi. Il presidente eletto Joe Biden esclude, invece, baratti fra diritti e affari.

Il regime saudita non fa nulla per mascherare la sua natura repressiva e oscurantista. L’attivista per i diritti umani Loujain al-Hathloul è stata condannata da un tribunale anti-terrorismo a cinque anni e otto mesi di prigione. Inizialmente, la sua colpa era di essersi messa da sola alla guida d’un’auto, poche settimane prima che il divieto fosse cancellato. Ma il suo caso s’era man mano appesantito, fino all’accusa di avere contattato non meglio precisate organizzazioni di Stati esteri “non amici”. Due anni e 10 mesi della condanna sono stati sospesi, purché Al-Hathloul “non commetta altri reati nei prossimi tre anni”.

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