La storia

“Dacci tutta la cocaina”. Poi 20 coltellate al pusher

Monza - Due ragazzini di 14 e 15 anni fermati per l’omicidio di un 42enne. “Volevamo punirlo”. Ma gli inquirenti: “Lo hanno ucciso per 5 grammi”

1 Dicembre 2020

La droga ormai era diventata una dipendenza. Cocaina perlopiù, sniffata all’ombra dei casoni popolari di una delle tante periferie lombarde: Monza, quartiere di San Rocco. Degrado e deriva sociale che hanno imprigionato il destino di due ragazzini italiani, 14 e 15 anni, la cui età vorrebbe troppo piccoli per essere accusati di omicidio. Ma così non è. Fermati ieri dai carabinieri su indicazione della Procura dei minori di Milano, sono accusati di aver ucciso Cristian Sebastiano, 42 anni, un passato da tossicodipendente e qualche precedente. Sebastiano è stato colpito a pochi metri da casa dove viveva con la madre. Venti coltellate, una alla carotide e sangue ovunque sotto i portici di via Fiume. Sono le 12.30 di domenica. Ieri mattina il fermo dei due che in prima battuta hanno spiegato il gesto con la volontà di vendetta nei confronti di chi li ha portati nel mondo della tossicodipendenza. Questo sarà messo a verbale dopo dieci ore di interrogatorio. Chi ha trascinato il corpo spiega che l’altro voleva vendicarsi.

La versione però non pare convincere gli investigatori. Tanto che alla fine, spiegano i magistrati, chi ha sferrato parte dei colpi, e cioè stando alle indagini il 15enne originario dell’isola di Mauritius, smentendo la ricostruzione dell’amico avrebbe detto che il movente è da collegare a una rapina finita male. Ora entrambi rischiano una incriminazione per omicidio premeditato. L’idea dei due, hanno ricostruito gli investigatori, era quella di portarsi via i pochi grammi di droga (circa 5) che Sebastiano aveva in tasca. Il piano è però finito male e i due si sono accaniti sull’uomo con una violenza del tutto fuori controllo e probabilmente alimentata dall’assunzione di sostanze stupefacenti. Un omicidio legato solo al bisogno di droga e per questo tanto efferato. I due, secondo la ricostruzione fatta dai magistrati, avevano, nonostante l’età, già una lunga dipendenza. Uno di loro, il 14enne, solo due mesi fa aveva iniziato a frequentare il Sert di zona, accompagnato dai genitori. Frequenza non continua, ma che svela un risalente problema di dipendenza. Il contesto familiare di entrambi, per come ricostruito non appare per nulla facile, segnato da altri episodi di dipendenza e da un’economia familiare caratterizzata dalla precarietà. I genitori del 15enne, in Italia da 30 anni, lavorano entrambi come badanti. Mentre a casa di un parente è stato trovato quasi mezzo chilo di hashish. E nonostante questo i due ragazzini non arrivano da un contesto né malavitoso né esplicitamente legato allo spaccio. Eppure ci sono volute dieci ore perché crollassero. Figli di un tempo difficile, con la scuola frequentata poco e male, un futuro incerto e le difficoltà delle famiglie a seguirli nei loro percorsi di crescita. L’indagine lampo dei carabinieri di Monza è partita dalle immagini delle telecamere di video-sorveglianza posizionate in via Fiume che non riprendono il delitto ma collocano i due sul luogo dell’agguato e li immortalano mentre scappano verso le loro case. A dare benzina all’inchiesta anche le testimonianze dei residenti. Molti hanno visto e molti hanno parlato, descrivendo uno dei due mentre trascinava il corpo e l’altro che sferrava i colpi con un coltello da cucina. Nessuna omertà dunque in questo quartiere di case popolari, dove spaccio e controllo del territorio sono all’ordine del giorno.

Ciò che colpisce e preoccupa è l’età dei due presunti assassini. A casa loro i carabinieri hanno trovato gli indumenti insanguinati e l’arma del delitto. Dieci ore dopo la confessione che lascia senza parole, svelando uno scenario giovanile in parte fuori controllo. “Hanno lo stesso vizio di mio figlio, le stesse debolezze, con la differenza che lui era un signore e questi sono assassini. Cristian non ha mai instradato nessuno alla dipendenza della cocaina”. Fuori dalla casa di via Fiume ieri ha parlato Michele Sebastiano, padre di Cristian. Ha poi proseguito: “Quello che era mio figlio lo sappiamo, ma adesso non diventi lui il tossico, lo spacciatore e loro le povere vittime. Meriterebbero di essere processati come adulti, perché se solo penso che da minorenni in pochi anni me li ritroverò fuori divento matto, sarebbe vergognoso. Lo spacciatore vende, chi assume droga la cerca, funziona così e uno dei due a sua volta già vendeva droga in stazione”. Un’accusa quest’ultima sulla quale sta indagando la Procura. Allo stato però non risultano precedenti a carico dei due giovanissimi indagati.

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