La casta

Vitalizi, Alemanno e Jervolino ora si aggiudicano un aumento

La carica dei 50 - L’Ufficio di Presidenza della Camera rimpingua gli assegni tagliati nel 2019. La lista di chi vi ha accesso si allunga

7 Novembre 2020

Chi lamentando condizioni di infermità o altri acciacchi. Chi dolendosi di essere sul lastrico tanto da non riuscire a sbarcare il lunario. Alla fine ce l’hanno fatta: grazie a una delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera riavranno parte del vitalizio. Così contribuendo alla demolizione del taglio degli assegni sforbiciati a partire dal 2019. La lista dei beneficiati è lunga: circa 50 tra ex deputati o loro congiunti in regime di reversibilità. Ma l’elenco di coloro che adesso possono ben sperare di riavere il malloppo potrebbe presto allungarsi.

A superare l’esame dei questori e a vedersi rimpinguare il trattamento ci sono personaggio di primo piano. Come Gianni Alemanno, esponente di An, un tempo sindaco di Roma, condannato di recente per corruzione in un processo nato da un filone dell’inchiesta Mondo di Mezzo. L’ex ministro Rosa Russo Jervolino, avvocato oltre che primo cittadino di Napoli. Falco Accame, già ammiraglio e presidente della Commissione difesa della Camera. Franco Grillini, ex deputato dei Ds e leader storico dell’Arcigay. O Stefano Menicacci, missino doc, già avvocato di Stefano Delle Chiaie.

Come è stato possibile il ritocco degli assegni? In aprile l’organo di giustizia interna della Camera, il Consiglio di Giurisdizione, ha invitato l’Amministrazione a rivedere la delibera sul taglio dei vitalizi perché ritenuta troppo rigida: originariamente la misura prevedeva che fossero in parte esentati dal giro di vite solo gli ex deputati in possesso di un doppio requisito: l’essere affetti da patologie particolarmente gravi (o invalidi al 100 per cento) e non percepire altri redditi, al di là del vitalizio, di ammontare superiore alla misura dell’assegno sociale (circa 5.900 euro lordi all’anno). Maglie ritenute troppo penalizzanti dagli ex parlamentari che infatti si sono ribellati in massa.

Come noto in 1400 hanno fatto ricorso contro la stretta voluta dal presidente della Camera, Roberto Fico. E 300 di loro, dopo il varco aperto dall’organo di giustizia interna di Montecitorio, si sono rivolti al collegio dei questori per ottenere l’agognata integrazione del vitalizio.

Di fronte alla valanga di istanze e di carte finora presentate, i questori di Montecitorio hanno elaborato criteri più morbidi, seppure proponendo un calmiere al ripristino degli aumenti, specie per i vitalizi più ricchi: a ogni modo chi potrà vantare il doppio requisito di indigenza e invalidità riotterrà al massimo il 50 per cento del vitalizio originario e il 40 se in possesso di uno soltanto dei requisiti richiesti, salvo il caso che si tratti di assegni di reversibilità o di ultraottantenni: in questo caso potrà essere aggiunto un altro 25 percento.

Ma gli altri non disperino. Perché “pur non sussistendo alcuno dei presupposti richiesti”, i questori si riservano comunque la possibilità di valutare “singole e specifiche situazioni individuali per le quali, per effetto della rideterminazione del trattamento, si sia determinata una grave e documentata compromissione delle condizioni di vita personale o familiare”.

Una delicatezza per la quale qualunque cittadino brinderebbe. Ma nel caso degli ex deputati manco è detto: chissà infatti se Alemanno si accontenterà dell’arrotondamento del quasi 10 per cento che gli è stato accordato e se la Jervolino si sentirà soddisfatta per quel 7,28 per cento in più che si ritroverà nel cedolino di novembre. Chissà se l’ex azzurra Cristina Matranga deporrà le armi ora che ha spuntato un incremento del 21 per cento che però impallidisce di fronte al 40 accordato a Franco Grillini.

E chissà se lo faranno l’altra quarantina di beneficiati dai questori tra i quali spiccano l’ex sottosegretario Dc Romeo Ricciuti, il repubblicano Adolfo Battaglia, il radicale Giuseppe Rippa, il comunista Antonio Rubbi. Sicuramente si mangeranno i gomiti per l’impresa riuscita al sodale di Giorgio Almirante, Menicacci: lui si era rivolto come un fulmine ai questori e non ottenendo risposta nei tempi previsti era tornato a bussare al Consiglio di Giurisdizione. Che in suo favore ha già sentenziato un incremento del vitalizio del 75 per cento.

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