Il lockdown a Natale ‘nell’ordine delle cose’, ma mica tanto

15 Ottobre 2020

Purtroppo, Natale con il lockdown non è (ancora) un cinepanettone, ma è la miccia accesa da Andrea Crisanti per un botto atteso, a cui preferivamo non pensare. “Credo che sia nell’ordine delle cose”, ha sentenziato il virologo con quella sua espressione un po’ così del mettetevi l’anima in pace.

Poi ha spiegato che “in questo modo si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus, aumentare il contact tracing”, che è il famoso tracciamento. Tutte cose di straordinaria importanza, ma nessuno può dubitare che in questo modo si distruggerebbe, forse alla radice, quel poco di commercio che era riuscito in questi mesi tremendi a sopravvivere.

A colpire al cuore il grosso dei consumi natalizi che vivono, non di Amazon, ma di quella particolare, irripetibile atmosfera. Oltre, naturalmente, a oscurare le festività e la tradizione che neanche le guerre sono riuscite mai a oscurare. A separare le famiglie nei giorni che più di tutti riuniscono le famiglie. A mettere i bambini in un immeritato castigo, e tante altre tristi conseguenze (e non osiamo neppure immaginare la rissa politica e televisiva che si scatenerebbe).

Sarebbe ridicolo e irresponsabile, ovvio, se scrivessimo ciò in contrasto con lo scienziato Crisanti, ma la portata della sua proposta, “nell’ordine delle cose”, va valutata in tutta la gravità. Del resto, la sua non è una opinione solitaria.

Ne parlarono alla fine di settembre su Le Monde due economisti premi Nobel, Ester Duflo e Abhijit Banerjie che davanti all’espandersi del virus proposero di chiudere la Francia dal 1° al 20 dicembre, chiedendo alle famiglie di fare gli acquisti natalizi a novembre. Immediata fu la risposta del ministro della Sanità, Olivier Véran: “Non vogliamo riconfinare il Paese e vogliamo che i francesi possano passare le feste di fine anno in famiglia.”

La tesi del governo Macron, che comprensibilmente non vuole essere il Grinch che ruba il Natale, è che le predizioni non funzionano quando si è costretti a valutare la situazione giorno per giorno. Anche il governo italiano, a quanto si sa, esclude misure antinatalizie.

“Tra 15 giorni non vorrei trovarmi a discutere di 10-12mila casi al giorno”, osserva sempre più cupo Crisanti. Che è lo stesso timore dei due Nobel quando sostengono che il governo francese “sta navigando a vista tra le barriere coralline”. Che nessuno sia mai costretto a decidere tra la salute e il Natale è l’augurio, natalizio, che ci sentiamo di rivolgere. Soprattutto a noi stessi.

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