L’intervista - Vito Crimi

“Stati generali: i capi non contano, l’ultima parola a Rousseau”

7 Ottobre 2020

Il reggente lo giura: “A decidere contenuto e direzione degli Stati generali non saranno le figure apicali del M5S, ma un processo partecipato dal basso in cui tutti avranno spazio”. Chissà se e quanto pecca di ottimismo il capo politico dei 5Stelle, Vito Crimi, presentando il percorso congressuale che culminerà in un’assemblea “fisica” a Roma il 7 e l’8 novembre: “Non deliberante”, però. A decidere cosa sarà il nuovo M5S, a cominciare dalla guida politica, sarà poco dopo l’assemblea degli iscritti sulla piattaforma Rousseau.

Chi parteciperà all’assemblea di Roma?

Potranno partecipare i rappresentanti scelti dai vari territori, dove si terranno assemblee per discutere ed elaborare documenti sui vari temi. L’idea è che possano essere indicati attivisti come eletti di vario ordine e grado: persone legittimate.

Anche i ministri?

Sì, a patto che vadano ai tavoli territoriali e vengano scelti.

Che tempi prevede per le assemblee locali?

Lo concorderò con i facilitatori regionali: orientativamente negli ultimi weekend di ottobre. Saranno riunioni regionali, o interprovinciali nel caso delle Regioni più grandi.

Lei nominerà un comitato organizzativo, giusto?

Non lo definirei così, è troppo formale. Sarà un gruppo di supporto. Chiederò ai capigruppo delle Camere, ai portavoce regionali e ai sindaci di fornirmi dei nomi che rappresentino le varie anime del M5S.

Quanti rappresentanti si riuniranno a Roma?

Va stabilito, tenendo conto del Covid. Pensiamo attorno alle 300 persone.

Se non decideranno, cosa faranno?

Discuteranno su tre ambiti, i temi da mettere al centro dell’agenda politica, dell’organizzazione migliore per realizzarli e delle regole, sulla base delle indicazioni territoriali. Dovranno preparare un documento finale di sintesi che andrà votato dagli iscritti su Rousseau. Penso a una full immersion dalle 9 alle 22 di sabato, fino alla domenica mattina. Nel pomeriggio dell’8 novembre invece ci sarà invece un’assemblea, trasmessa anche in streaming . Un momento di dibattito, aperto anche ad altre persone, che potranno parlare dopo aver ricevuto il via libera degli iscritti sul web.

Vista l’aria, rischiano di venire alle mani.

Ma no. L’obiettivo è avere un testo approvato con consenso unanime, che ovviamente sarà di indirizzo e non dettagliato. Ma se ci saranno posizioni contrastanti potranno confluire nel documento finale.

La scelta tra un capo politico o una segreteria ci sarà sulla piattaforma Rousseau solo dopo l’assemblea di Roma?

Sì.

Vi serviranno più voti per scegliere chi e come potrà candidarsi.

Si stabilirà in base alle indicazioni dei territori e dell’assemblea. Se si optasse per un organo collegiale, dovrà comunque prevedere un primus inter pares, cioè un rappresentante legale che faccia le veci del capo politico.

Sul blog delle Stelle lei scrive: “Il documento verrà sottoposto al voto della Rete e della nostra assemblea degli iscritti, che avrà sempre l’ultima parola”. Cioè Rousseau sarà centrale.

È naturale: è la nostra piattaforma, è lì che votiamo.

Però il M5S è in guerra con Casaleggio: rischiate di finire in tribunale, no?

Assolutamente no. Non succederà, non ce n’è motivo.

Casaleggio le ha proposto un contratto di servizio con cui rendere Rousseau un fornitore esterno, ma ha chiesto troppi soldi: è vero?

Mi astengo dal rispondere.

Si è pentito, come presidente del comitato di garanzia, del post con cui avete censurato Casaleggio per aver scritto sul blog delle Stelle? Il blog è suo…

Abbiamo solo precisato che quell’intervento era fatto come presidente dell’Associazione Rousseau.

Cioè era inopportuno.

Lo dice lei.

Domenica nei ballottaggi nei Comuni le alleanze tra M5S e Pd hanno pagato. Dopo il voto utile nelle Regioni, pare la conferma che dovete allearvi con i dem.

Sono fiero di aver avallato i progetti e le proposte che sono dietro quelle intese. Ho verificato tutto, e ho detto anche dei no.

La domanda era se è obbligatorio allearsi.

Dipende dall’obiettivo: se è eleggere un rappresentante che dia voce ai cittadini o governare le città. Se vuoi governare nella maggior parte dei casi non c’è alternativa alle alleanze, a patto che ci siano le condizioni.

Quindi il Pd non è “la morte nera”…

Quella battuta di Alessandro Di Battista si riferiva all’alleanza strutturale. E io francamente non vedo che senso abbia parlare di alleanze strutturali.

Il 21 settembre Luigi Di Maio l’ha accusata: “Le Regionali potevano essere organizzate diversamente per il Movimento”.

Abbiamo fatto un buon lavoro e alla fine abbiamo privilegiato le scelte dei territori. Il criterio è la legittimità delle decisioni.

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