Ritorno a scuola

Incognita sul tempo pieno. C’è chi lo ha “sacrificato”

Stime - Per il sito specializzato “Tuttoscuola” molti lo cancelleranno per fare spazio alle aule. Il ministero: “Indicazioni chiare: si farà”

1 Settembre 2020

Tempo pieno a rischio nelle scuole italiane. Mezzo milione di alunni che nell’anno scolastico 2019/2020 usufruivano di questa possibilità rischiano di restare a casa. A suonare il campanello d’allarme è la rivista specializzata sull’informazione educativa Tuttoscuola che ha analizzato le criticità della ripartenza arrivando a ipotizzare dei numeri, forse fin troppo pessimisti ma che ad oggi in mancanza quelli fatti dal ministero dell’Istruzione, non si possono smentire. Sono dati, infatti, che in Viale Trastevere considerano assurdi: “Non sono previste riduzioni di tempo pieno. L’indicazione data è quella di mantenerlo assolutamente. L’organico per il tempo pieno è stato confermato in via ordinaria e sarà potenziato a seguito dei due provvedimenti che hanno previsto risorse per assumere docenti e Ata in più, a tempo determinato, per quest’anno scolastico”. Tocca misurare, intanto, la distanza tra i suggerimenti e la realtà.

“Quest’anno – spiega Tuttoscuola – per assicurare nuovi spazi interni a favore delle classi sdoppiate o con capienza non conforme ai parametri di distanziamento, molti dirigenti scolastici sono costretti a utilizzare (oltre alle palestre) i locali adibiti a mensa e anche i laboratori utilizzati per il tempo pieno. Un’ipotesi pessimistica ma purtroppo fondata in base alle scuole interpellate è che mezzo milione di alunni che nel 2019-20 si avvaleva del tempo pieno potrebbe essere costretto a rinunciarvi, determinando sulle loro famiglie una difficoltà di organizzazione lavorativa non da poco”. Una proiezione che potrebbe far fare dei passi indietro al sistema d’istruzione italiano. Nell’ultimo quinquennio, infatti, la crescita del tempo pieno è stata costante sia per numero di alunni sia per classi, toccando nel 2019-20 il 37,8% degli alunni che se ne sono avvalsi e il 36,2% di classi funzionanti con questo modello organizzativo. Ma nel nord-ovest si arriva a un alunno su due. Ormai la regione dove è più diffuso è il Lazio con il 54,7%, che ha superato la Lombardia (50,8%).

A Milano, dove nel 2019-20 gli alunni in classi a tempo pieno nella scuola primaria sono stati 122.130 (il 94% del totale), nell’ipotesi peggiore (metà classi con tempo pieno declassate), vi sarebbero 61mila ragazzi privati del tempo scuola con conseguenti disagi per altrettante famiglie. Se le classi declassate fossero un quarto, riguarderebbe 30mila bambini.

La musica non cambia a Roma, dove gli alunni che si avvalgono del tempo pieno sono 124.819 (72% del totale): nella peggior ipotesi si dovrebbero accontentare del tempo normale in quasi 62.500; se fosse declassato un quarto, vi sarebbero oltre 31mila alunni romani senza tempo pieno. E a Torino, con 63.197 alunni in tempo pieno, sarebbero costretti a utilizzare il tempo normale in 31.600 (ipotesi peggiore) oppure quasi 16mila (declassamento di un quarto delle classi).

“Anche se è difficile sapere esattamente per quanti non potrà essere assicurato il tempo pieno in assenza di rilevazioni da parte del ministero, da un nostro sondaggio a campione – spiegano i redattori della rivista specializzata – abbiamo rilevato che la ricerca di spazi ha portato molte scuole a doversi privare dello spazio della refezione e quindi a non poter assicurare il tempo pieno. Vorremmo essere smentiti da viale Trastevere ma non sarà così”.

Dal canto suo il ministero ribadisce che a loro “non risulta assolutamente questo tipo di allarme” e che i risultati dei monitoraggi fatti sugli spazi non si possono ancora rendere pubblici perché i dati non sono completi. “Alle scuole – spiegano a Viale Trastevere – è stato chiesto di mantenere il servizio mensa che potrà essere riorganizzato, qualora gli spazi destinati alla refezione siano utilizzati quest’anno per fare lezione. Il ministero, tramite gli uffici scolastici, sta tenendo monitorata la situazione”.

A suffragare l’ipotesi di Tuttoscuola sono, invece, le organizzazioni sindacali che prevedono una ripartenza in salita: “Nelle prime settimane di scuola – spiega la segretaria generale della Cisl Scuola – non tutti potranno assicurare il tempo pieno. Speriamo che la situazione si possa normalizzare al più presto”.

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