L’analisi – Serve chiarezza e rispetto dei fatti, non polvere su quelle macerie

8 Agosto 2020

Se è vero che il virus è arrivato come un treno, che piano piano ha preso sempre più velocità, stazione dopo stazione, fino a deflagrare all’improvviso, le polemiche a cui stiamo assistendo in questi giorni non fanno altro che alzare polvere tra le macerie, sui luoghi di quella tragedia. Oltre a mancare di rispetto ai tanti cittadini, riuniti o meno in un comitato, che chiedono e si aspettano chiarezza sui fatti e le responsabilità. “Penso ci prendano in giro”, dice Consuelo Locati, di “Noi denunceremo”. “Credo che questi verbali desecretati siano uno specchietto per le allodole. Erano tutte cose note. Noi quello che chiediamo sono gli atti precedenti al 3 marzo, quelli a partire dal 22 gennaio”, e da quella prima circolare del ministero della Salute in cui si parlava delle polmoniti da Sars-Cov-2 da Wuhan. Anche per Jacopo Scandella, consigliere regionale lombardo del Pd, che aveva fatto proprio mesi fa la richiesta di accesso al famoso verbale del Cts del 3 marzo, “sono informazioni note almeno da giugno. A emergere allora come oggi è che non era vero che Regione Lombardia avesse richiesto la zona rossa in Val Seriana e che, a conti fatti, avevano i dati e il potere, non la prontezza e il coraggio di farlo”. Il 3 marzo, quando il Cts propose al premier Conte di adottare per Alzano e Nembro “le opportune misure restrittive” già in atto per i dieci comuni della provincia di Lodi, era già tardi. Troppo tardi. Perché il virus – quel treno che viaggiava sfrecciando nelle valli del Bergamasco, oltreché del Lodigiano – era già sfuggito. Dalla notte tra il 22 e il 23 febbraio, all’ospedale di Alzano, e a Lodi. Da allora fino al 3 marzo, in soli 9 giorni, i contagi e i decessi in quell’area aumentarono in modo esponenziale. Il 25 febbraio i casi riscontrati di Covid nella Bergamasca erano 10: sei erano persone passate dal pronto soccorso di Alzano. Il 28, i positivi erano saliti a 20 in 24 ore (+100%). La situazione precipita. E siamo a marzo. I sindaci aspettano la Regione, la Regione aspetta il governo, il governo aspetta “il parere più articolato” del Comitato. E intanto “Bergamo is running”.

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