La polemica

I “furbetti” della Cig c’erano davvero. Ma Confindustria batte ancora cassa

Relazione in Parlamento. L’Ufficio di bilancio conferma la denuncia fatta da tridico (Inps)

29 Luglio 2020

Il presidente dell’Inps, quando parlava di “furbetti” della cassa integrazione, non ci era andato lontano: “Dall’incrocio dei dati del monitoraggio dell’Inps con quelli della fatturazione elettronica dell’Agenzia delle Entrate, nel primo semestre del 2020, rispetto al primo semestre del 2019, emerge che se circa un terzo delle ore di Cig, Cig in deroga e Fondi della bilateralità è stato utilizzato da imprese con perdite di fatturato superiori al 40 per cento, oltre un quarto delle ore è stato tirato da imprese che non hanno subìto alcuna riduzione”.

A dirlo in audizione davanti alle commissioni del Senato è stato il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, voce formalmente neutrale e non di parte. Un quarto delle richieste non è poca cosa, visto che al 13 luglio l’onere complessivo degli ammortizzatori sociali ammonta a 10 miliardi. Una cifra considerevole che le aziende scorrette hanno sottratto a molte piccole e medie imprese in difficoltà.

Il deputato di LeU, Stefano Fassina, invita a chiedere scusa a Tridico, a partire dal presidente di Confindustria e lo stesso fanno i deputati e senatori M5S in commissione Lavoro.

Carlo Bonomi a chiedere scusa non ci pensa proprio. Anzi, continua la sua linea di attacco al governo su almeno tre punti: sgravi fiscali importanti per le aziende; riforma degli ammortizzatori sociali e, soprattutto, revisione dei contratti di lavoro con la messa da parte del contratto nazionale e la centralità di quello aziendale.

Il leader degli industriali, in tema di ammortizzatori, propone “di distinguere le crisi tra quelle reversibili, da gestire con una Naspi riformata”, cioè un assegno di disoccupazione, mentre “dove ci sono crisi strutturali e quindi irreversibili ha senso usare la cassa integrazione”, non nelle forme ancora esistenti ma in modalità unica.

In realtà anche il governo punta alla Cig “unica”: la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, l’ha illustrata il 15 luglio in Parlamento, parlando di “un sostegno al reddito, universale, per tutte le imprese e i lavoratori sia pure con alcune specificità”.

Nella sua audizione, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per quanto riguarda la Cig dei prossimi mesi, nella fase di emergenza, ha parlato di “elementi di differenziazione e selezione della platea delle imprese, chiedendo a quelle che possono un contributo a questo strumento. La differenziazione sarà probabilmente basata sui dati della fatturazione elettronica, sul diverso impatto della crisi”. La soglia possibile per formulare questa selettività è l’eventuale calo del 20% del fatturato: sopra si è beneficiari netti, sotto si paga qualcosa.

Chissà se Bonomi apprezzerà l’idea di far pagare le imprese anche in presenza di piccoli cali di fatturato. Il presidente di Confindustria, per il momento, sembra più concentrato sulla revisione del contrattazione nazionale, non a caso il segretario della Cgil, Maurizio Landini, si affretta a dichiarare che “sul lavoro siamo molto distanti da Confindustria”. Che, a sua volta, preferisce rimanere molto distante dal governo accusato di essere lento e poco produttivo.

Il governo la pensa, ovviamente, in modo diverso. Ieri Gualtieri ha annunciato le linee guida del nuovo decreto sul quale è stato chiesto al Parlamento lo scostamento di bilancio da 25 miliardi che verranno impiegati per la proroga della cassa integrazione di 18 settimane, un meccanismo di “premialità per le aziende che rimangono aperte”, sostegni vari alle imprese, a partire dai fondi per la liquidità e “in particolare sull’automotive e sul turismo”. Ci sarà un miliardo aggiuntivo per la scuola “per consentire le assunzioni di docenti e risorse per l’acquisto di strutture, compresi i banchi”. Dopo il decreto “Agosto” si tratterà di approvare il Programma nazionale di riforma (Pnr) per il quale ci si trova ancora allo stato delle linee generali anche perché il vero piano sarà il Recovery plan da presentare all’Unione europea in settembre quando si capirà quali misure il governo prenderà per fare fronte, sul serio, alla crisi.

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