Recovery Fund

Dalla svolta di Angela al discorso di Giuseppe che spacca i “nordisti”

una storia lunga 5 mesi

22 Luglio 2020

Il vertice europeo tra i più lunghi della storia, non è cominciato il 17 luglio, ma agli inizi di marzo quando la pandemia da Covid è diventata il dramma che conosciamo. Allora la parola chiave non era Recovery fund, ma Coronabond, gli eurobond legati all’emergenza da Coronavirus.

18.3, “Straordinari”. “A una crisi straordinaria serve una risposta con strumenti straordinari e stiamo discutendo anche di Coronabond”, dice il commissario europeo dell’Italia, Paolo Gentiloni. Due giorni dopo, la Commissione europea mette in mora il Patto di stabilità lasciando liberi i Paesi membri di fare debito.

22.3, falchi più morbidi Isabel Schnabel, rappresentante tedesca nell’esecutivo della Bce, dice “sì” ai Coronabond, segno che una parte dell’establishment tedesco coglie la gravità della situazione.

25.3, Lagarde a ruota Se lo ha detto la Schnabel non può non dirlo anche la presidente della Bce, Christine Lagarde: “Sì ai Coronabond”.

25.3, Conte e gli 8 La situazione è matura per una iniziativa più esplicita e l’Italia insieme ai leader di Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo scrive una lettera per chiedere al vertice europeo del giorno dopo, la creazione dei Coronabond.

26.3, Rubiconi Austria e Olanda dicono subito di no: “Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti”, dice il cancelliere austriaco Sebastian Kurz seguito dal premier olandese Rutte, che cogliendo la svolta dichiara: “Siamo contrari ai coronabond, sarebbe come attraversare il Rubicone”.

26.3, la Merkel nicchia Nonostante la Schnabel, Angela Merkel è ancora cauta e in questa data spiega che la Germania, “preferisce il Mes”. Il leader della Spd, Walter Borjans, invece si esprime a favore dei Coronabond.

5.4, i due commissari Gentiloni e Breton, commissari europei d’Italia e Francia, propongono “un fondo europeo espressamente concepito per emettere obbligazioni a lungo termine”.

7.4, Vdl si muove La presidente della Commissione Von der Leyen mette in campo l’idea che si possa usare il bilancio della Ue 2021-2027 la cui definizione si è arenata con la presidenza finlandese: “Attraverso il bilancio di 7 anni possiamo fare leva per la somma di cui abbiamo bisogno per reagire al Coronavirus”.

10.4, eppur si muove Nel testo delle conclusioni dell’Eurogruppo del 10 aprile non compare alcun riferimento ai titoli di debito comune, ma l’allusione a “strumenti innovativi di finanziamento” nel punto che riguarda il Recovery Fund, basta al ministro Roberto Gualtieri per dire che si tratta di un primo successo.

15.4, Strasburgo approva L’Europarlamento approva l’ipotesi di un pacchetto per la ripresa finanziato anche da Recovery bond garantiti dal bilancio Ue: il voto è 395 si, 171 contrari e 128 astenuti. La destra italiana vota contro.

20.4, la Spagna perpetua La proposta spagnola del 20 aprile è la più ambiziosa: un Recovery Fund di circa 1.500 miliardi finanziato attraverso debito perpetuo dei Paesi dell’Ue assegnato tramite trasferimenti e non come debito.

21.4, Michel ci sta “La risposta esauriente alla crisi economica provocata dal coronavirus include il Recovery Fund. Suggerisco di concordare di lavorare per istituire tale fondo il più presto possibile”. Lo dice il presidente Ue, Charles Michel. Le prime indiscrezioni dicono che la Commissione sta pensando a un fondo da 300 miliardi.

23.4, i fondi perduti Conte, al vertice europeo, vista la situazione più favorevole, pone il problema di garantire “prestiti a fondo perduto per assicurare una risposta simmetrica a uno choc simmetrico”.

23.4, prime decisioni “La Commissione lavorerà in questi giorni per presentare già il prossimo 6 maggio un Recovery Fund di ampiezza adeguata” è la conclusione del vertice.

18.5, la svolta Germania e Francia sono d’accordo “su un piano temporaneo da 500 miliardi di euro che vengano dalle spese del bilancio dell’Ue, quindi non prestiti, a disposizione delle regioni e dei settori più colpiti dalla pandemia”. È quanto annunciano, dopo un bilaterale, Merkel e Macron. Ecco la svolta europea, il motore franco-tedesco, che come temeva Rutte, attraversa il “Rubicone”.

23.5, frugali contrari Austria, Olanda, Danimarca e Svezia replicano con un Recovery fund “temporaneo, una tantum” e limitato a due anni, senza “alcuna mutualizzazione del debito”. Posizione che terranno fino al 20 luglio.

27.5, ecco il Recovery La Commissione europea fa la sua proposta: 750 miliardi, finanziati emettendo debito da rimborsare entro il 2058 anche con tasse proprie. All’Italia saranno riservati circa 173 miliardi, 82 in aiuti e 91 in prestiti (come si vedrà, alla fine saranno di più). Paolo Gentiloni: “Per la prima volta la Commissione andrà a finanziarsi sui mercati”

19.6, ultimo miglio Verso il vertice europeo del 19 giugno, la Merkel conferma la disponibilità tedesca, ma i frugali alzano ancora di più il loro muro. Il summit è quindi interlocutorio rinviando tutto al 17-18 luglio in presenza fisica. Alla vigilia, Mark Rutte dichiara: “Vedo la possibilità di un accordo a meno del 50%”.

Conte dopo il vertice Dopo quattro giorni, la soddisfazione di Conte è evidente. Chi ha parlato con il premier sa che la svolta, a suo avviso, si è verificata dopo il discorso della “dignità dell’Italia” di domenica notte. Conte capisce di “aver spaccato i nordici”, con la premier danese, Mette Frederiksen e poi quella finlandese, Sanna Marin, che lo avvicinano per assicurare che “non sono contro l’Italia”. A quel punto l’austriaco Kurz e Mark Rutte, “rimangono soli”. Conte però non si ferma e fa modificare il documento sulla “governance” in termini più favorevoli all’Italia, “piegando il braccio” a chi voleva piegarlo all’Italia. Conte nelle trattative sembra divertirsi, anche quando nota che “Rutte è molto abile e astuto, attentissimo ai dettagli” o che la Merkel “pur stravolta, è una macchina da guerra in grado di stare fino alle 3 di notte a parlare senza mollare”.

Per il futuro, il premier sa che il carciofo dovrà essere sfogliato un po’ alla volta. Nei prestiti ottenuti, intanto, la differenza in più è esattamente identica ai fondi ottenibili dal Mes e questo dovrebbe far capire quali saranno le mosse del governo. Intanto a Palazzo Chigi ci sarà la “cabina di regia” per preparare un piano per settembre. La vera partita, come cioè spendere i soldi, inizia adesso.

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