A Torino

Borghezio e il colpo grosso all’Archivio: “Volevo solo fotocopiare, non ruberei mai”

15 Luglio 2020

Beccato a trafugare libri e documenti storici dall’Archivio di Stato, si è difeso dicendo di volerli “solo fotocopiare”. Al centro della singolare vicenda l’ex eurodeputato leghista Mario Borghezio, celebre per le uscite politicamente scorrette (quando non apertamente razziste) collezionate in trent’anni di carriera politica: l’ultima, sull’ex ministra Cécile Kyenge (“ci vuole imporre le sue tradizioni tribali”) gli costò l’espulsione dal suo gruppo a Bruxelles. Lo scorso novembre Borghezio è all’Archivio di Stato di Torino – nella centralissima piazza Castello, a due passi dal Palazzo Reale – a consultare alcune carte risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Alcune descrivono misure di protezione dai bombardamenti, altre parlano di razza, nazismo ed ebrei. Valore? Circa 100 mila euro. Il leghista raccoglie i documenti con delle comode graffette e sta per portarseli via, quando è sorpreso da un’impiegata dell’Archivio. Denunciato per furto ai Carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, si giustifica in quanto “grande appassionato di storia” e sostiene di voler “fotocopiare” quei documenti “che rappresentano un unicum. Ma le pare che possa rubare qualcosa?”, chiosa alla funzionaria.

I militari, però, segnalano la vicenda alla Procura torinese che apre un fascicolo e perquisisce l’abitazione del politico: dove, in effetti, ci sono circa 700 pagine di documenti storici fotocopiati. Ricevuto l’avviso di chiusura indagini, Borghezio chiede di essere sentito e spiegare le sue ragioni. E ieri, davanti al sostituto procuratore Francesco Pelosi, ribadisce l’assenza di dolo: “È vero, ho portato via dei libri. Ma è stato solo per fotocopiarli a uso personale. Li avrei restituiti”. Tesi che non convince del tutto, se è vero – come scrive Repubblica – che alcuni libri non sono mai stati portati indietro (o almeno, all’Archivio di Stato non si trovano più) mentre le fotocopie trovate a casa Borghezio dimostrano un sicuro passaggio nelle sue mani.

Una passione – quella dell’ex onorevole per gli archivi storici – che ha quasi mezzo secolo: “Ho cominciato a frequentarli negli anni dell’università, quando ho scritto la tesi, in Storia del diritto, basata soprattutto su materiali d’archivio”, raccontava al sito del Fatto. Ma non c’è solo la storia antica: “Sono stato anche negli archivi dell’Antimafia a cercare documenti sui legami tra mafia, politica e massoneria”. E poi il vanto della sua collezione di libri antichi, tutti scovati sui banchi dei mercatini dell’usato. “Sono un grande acquirente, ma anche un consulente, de facto,di molti venditori”. E un grande fotocopiatore, certo. Ma questa è un’altra storia.

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