Toghe rotte - La battaglia della Capitale

Procura di Roma, gli sconfitti fanno ricorso al Tar contro Prestipino

Caso Csm - Contro Prestipino già depositata al Tar l’istanza del pm di Firenze Creazzo, in arrivo quella del pg Viola, Lo Voi non la farà. Per le chat a rischio anche altri uffici

23 Giugno 2020

Da un lato non c’è pace per la nomina del procuratore di Roma. Dall’altro il “caso Palamara”, con le migliaia di chat scambiate tra colleghi, potrebbe presto sfociare in decine di istruttorie per incompatibilità ambientale che incombono così su altrettanti uffici giudiziari. Un terremoto dietro l’angolo. Iniziamo dalla questione romana.

L’anno scorso di questi tempi, prima che il plenum scegliesse il successore di Giuseppe Pignatone, il totonomine ha squassato il Csm per il cosiddetto caso Palamara. Adesso il posto di Michele Prestipino traballa per i ricorsi di altri candidati. Secondo quanto ci risulta c’è già un ricorso depositato al Tar del Lazio, quello del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. A giorni potrebbe arrivare anche quello di Marcello Viola, pg di Firenze.

Creazzo, dopo aver perso in plenum, così come il procuratore di Palermo Franco Lo Voi, ha deciso di ricorrere sulla base del cosiddetto “testo unico della dirigenza”. Con la nomina di Prestipino sarebbe stata violata la normativa perché è stato scelto un candidato con meno titoli. Prestipino era procuratore aggiunto, sia pure reggente della Procura di Roma, dopo il pensionamento di Pignatone. Creazzo, invece, è procuratore dal 2009, prima a Palmi e da sei anni a Firenze.

Dunque, il Consiglio che doveva dare un segnale forte e chiaro di svolta, come chiesto dal presidente Sergio Mattarella, si ritrova con un ricorso già depositato e un altro imminente anche se Prestipino, si intende, è completamente estraneo al “casus belli” scoppiato a fine maggio 2019 con l’arcinoto dopo cena del 9 maggio all’hotel Champagne di Roma in cui si provò a pilotare la nomina. Protagonista Luca Palamara. Con lui 5 togati, Gianluigi Morlini e Luigi Spina, Unicost, la corrente centrista di Palamara; Antonio Lepre, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli, di MI, la corrente conservatrice di Cosimo Ferri, toga in aspettativa, deputato renziano, presente, e Luca Lotti, indagato a Roma per Consip. Si disse che Creazzo non doveva andare a Roma né restare a Firenze e il posto doveva essere di Marcello Viola, di Mi, distante da Pignatone, ormai inviso a Palamara, dopo anni di idillio. Viola, che nulla sapeva della trama, ne fa però le spese “politicamente”: la Quinta commissione, che azzera il voto del 23 maggio 2019 a lui favorevole, lo esclude dalla corsa al secondo voto a pratica fatta ripartire da zero.

In plenum si arriva il 4 marzo scorso . Prestipino viene scelto a maggioranza dopo un ballottaggio con Lo Voi. Al primo turno, infatti, Prestipino non raggiunge il quorum. Per Creazzo, al primo turno, si schierano i 3 togati di Unicost, 2 togati di AeI (Ardita e Di Matteo) e il laico M5S Donati.

E ora incombono i ricorsi. L’unico che, pare, non voglia presentarlo, è Lo Voi. Il procuratore di Palermo starebbe puntando alla Procura nazionale antimafia che Federico Cafiero de Raho lascerà per la pensione tra un anno e mezzo. Lasciamo Roma e spostiamoci negli altri epicentri che il caso Palamara ha lasciato in eredità. Va premesso che, per il momento, non esistono pratiche aperte per incompatibilità ambientale e non siamo neanche in una fase pre istruttoria. Il numero delle posizioni che Procura generale della Cassazione e Csm stanno vagliando è molto alto – le chat sono migliaia – e i tempi si preannunciano piuttosto lunghi. Ma circolano già alcune indiscrezione su chat o intercettazioni che potrebbero portare alla necessità di una pre-istruttoria.

Il magistrato Fulvio Baldi, per esempio, mentre è capo di gabinetto del ministro di Giustizia Alfonso Bonafede discute con Palamara di una collega che aspira a un incarico ministeriale. In uno dei dialoghi Baldi fa riferimento a Maria Casola, che nei giorni successivi sarebbe stata nominata capo del dipartimento degli affari di giustizia (Dag), quando Palamara gli chiede: “Se la prende lei o no?”. Baldi replica: “Eh, be’, ma la Casola è nostra ragazzi, gliela indichiamo noi che cazzo, e allora che cazzo piazziamo a fare i nostri?”. “Alla Casola non l’ho mai segnalata” ha spiegato Baldi al Fatto che, dopo la pubblicazione di questi dialoghi s’è dimesso dal ministero. Ora è sostituto procuratore generale della Cassazione. Il consigliere del Csm Nino Di Matteo aveva chiesto durante il plenum il rinvio della pratica del suo rientro in ruolo per una questione di opportunità, poiché la Procura generale della Cassazione si occupa delle questioni disciplinari. Quella di Baldi è una delle posizioni al vaglio di chi sta analizzando chat e intercettazioni.

Sotto esame anche le conversazioni dei magistrati Massimo Forciniti e Antonella Salvadori, compagna a sua volta di un altro giudice, Dodero Onelio. E proprio di Onelio discute Forciniti con Palamara: “Non c’è marito della Salvadori?” chiede Forciniti. “Cuneo” risponde Palamara. E Forciniti : “Dodero Onelio. Ci terrebbe anche Tarditi (Luciano, all’epoca pm ad Asti, ndr), meno bravo e non nostro. Solo anziano. MI porta Pianta. Questo mi scrive Tassone (Stefania, Presidente Sezione di Tribunale di Torino, ndr)”. E Salvadori lo stesso 23 aprile 2018 scrive a Palamara di aver parlato con Tassone: “Ciao Luca, mi ha appena scritto Stefania Tassone dicendomi che Procura Vercelli è imminente e che lei ha espresso il suo parere. Ma ha parlato con te?”. “No”, risponde Palamara, “oggi è venuta solamente in discussione la Procura di Vercelli, ma siamo rimasti di rinviare la trattazione in prossimità dei posti di Cuneo e di Alessandria”. Il 7 giugno 2018 Palamara scrive a Salvadori: “A breve votiamo Cuneo. Tutto ok!!”. Pochi minuti dopo le scrive: “5 a 1. Solo Morgigni ha votato Tarditi”. La Salvadori gli risponde: “Mi sembra ottimo. Luca caro, ancora grazie di tutto”. Dodero Onelio si insedia a capo della Procura di Cuneo il 22 giugno 2018. Imbarazzanti anche i messaggi tra Palamara e Francesco Cananzi, anch’egli all’epoca dei fatti componente del Csm. Nella loro corrispondenza anche un bigliettino con un elenco di nomi che Cananzi suggerisce a Palamara. C’è poi il caso del magistrato torinese Angelo Renna che il 16 ottobre 2017 scrive a Palamara: “Se riuscite a fottere la Savoia sarebbe un gran colpo”. Parla del giudice milanese Luisa Savoia.

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