L’intervista - Giuseppe Conte

“Gli Stati Generali decisivi per fare il Recovery Plan”

A settembre - “Pianificare bene per non perdere i fondi”. Ma frena sul Ponte sullo Stretto: “È una fuga in avanti”

12 Giugno 2020

Palazzo Chigi, pomeriggio. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è in piedi: rimane in silenzio per un po’, poi congiunge le mani. E dice: “Mi chiedete dell’ipotesi di Lorenzo Guerini come premier al mio posto? Ma le pare che io con tutto il lavoro che c’è da fare io possa seguire tutte le suggestioni di cui si parla?”. Conte ha fretta: di fugare le voci su continui complotti nella maggioranza, di annunciare progetti, di arrivare a settembre con piani e fondi per superare la notte dell’emergenza.

Domani (oggi, ndr) sarà ascoltato dal pubblico ministero di Bergamo sulla mancata istituzione della zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Teme di uscire dall’audizione come indagato?

Non lo temo affatto. Sono assolutamente disponibile per informare doverosamente il pm su tutte le circostanze di mia conoscenza.

Tornando indietro, ordinerebbe la zona rossa per quei comuni?

No, perché ho agito in scienza e coscienza.

Parliamo degli Stati generali. Cosa rappresentano?

Abbiamo il dovere di programmare un rilancio del Paese e di recuperare una visione strategica. Ci sarà la necessità di ulteriori misure nel breve periodo, ma nello stesso tempo servono iniziative di largo respiro. Dobbiamo tramutare la grandissima sofferenza vissuta in Italia in un’opportunità.

Come?

Ci siamo già messi all’opera con questo piano di rilancio, così da creare specifici progetti di investimento che chiederemo all’Europa di finanziare, da inserire nel nostro Recovery Plan.

Quando prenderà forma?

Lo presenteremo a settembre. I finanziamenti europei richiedono un cronoprogramma molto articolato: dobbiamo pianificare molto bene i progetti per non rischiare di perdere i fondi. Dobbiamo metterci subito a lavorare per farci trovare pronti a settembre, e per questo mi sto dedicando al piano già da giorni assieme ai ministri e a tutta la maggioranza, perché sia il più condiviso possibile. Ora lo affineremo ulteriormente per presenteremo alle forze sociali e produttive che andremo a incontrare (da lunedì, ndr).

Non teme che gli Stati generali diventino solo una passerella mediatica?

Non sarà una passerella o una sfilata, il Paese non ha bisogno di questo e non ci consente di fare kermesse. Tutte le forze produttive e le migliori energie del Paese vanno coinvolte in questo programma. Terminato questo confronto, vareremo un piano condiviso di rilancio, ampio. E da questo verrà ricavato il Recovery Plan da presentare a settembre.

Qual è la differenza tra i due piani?

Alcune delle misure del piano più generale non hanno bisogno di essere finanziate.

Il piano di Vittorio Colao non si sovrappone a tutto questo?

Quello non è un piano di rilancio politico, sono schede di lavoro. La commissione di esperti ha fatto un grande lavoro.

Avete promesso lo Sblocca cantieri. Sarà costruito superando il Codice degli appalti?

Non c’è il tempo per superare il Codice degli appalti. Lo abbiamo però per varare delle norme che consentiranno di far partire gli appalti in modo più spedito, già da questa estate. Anche in via temporanea, almeno per alcune procedure di gara. Ora dobbiamo correre.

Ha detto di essere pronto a valutare un progetto per il Ponte sullo Stretto. E il M5S si è spaccato.

Penso che non dobbiamo dividerci. La questione si porrà se e quando avremo completato una rete adeguata per arrivare in Sicilia.

Lei sarebbe favorevole?

Sono favorevole a tutto ciò che ha una razionalità economica e che serve al Paese. Oggi ragionare di Ponte sullo Stretto è una fuga in avanti. Un domani, di fronte a una rete infrastrutturale che ci ponga di fronte al tema dell’ultimo miglio, sarà una necessità ragionarci.

Tornando agli Stati generali: li ha indetti anche per calmare Confindustria, che ha parlato di “politica più dannosa del virus”?

È stata un’uscita poco felice.

Il centrodestra non ci sarà.

Le opposizioni hanno rifiutato l’invito, che pure dimostrava grande riguardo nei loro confronti. Avevo riservato loro un intero pomeriggio (oggi, ndr), ma mi è stato risposto che Villa Pamphili non è una sede istituzionale, ma c’è un difetto di conoscenza, visto che è una sede di rappresentanza dove ho incontrato capi di Stato. Diciamo che è un infortunio definirla come non istituzionale. Si sono sottratti al confronto: ma potrei tornare a proporre un incontro dopo il confronto con le parti sociali.

Gli Stati generali saranno importanti. Ma se dall’Ue non arrivano fondi entro l’anno sarà complicato realizzare il vostro piano.

Ci stiamo lavorando. Ho subito prospettato alla presidente della Commissione europea l’esigenza di erogarli prima. Ma i finanziamenti si basano sullo stato di avanzamento dei progetti: sarà importante realizzarli in tempo.

Dovrete fare ricorso ai 36 miliardi del Mes, no?

Ci sarà un momento in cui ci confronteremo tra le forze di maggioranza e di fronte al Parlamento sulla convenienza o meno di attivare fonti di finanziamento come il Mes.

Perché non dovrebbe convenire?

È un discorso complesso: ci sarà un momento in cui analizzeremo tutti i regolamenti e i tempi di restituzione, tenendo conto anche della situazione della finanza pubblica. È regola di un buon padre di famiglia, prima di prendere un finanziamento, informarsi in banca.

L’Italia sta per vendere due fregate militari all’Egitto, nonostante il caso Regeni.

Ne parlerò alla commissione parlamentare competente (ieri Conte ha reso un’informativa sul caso in Consiglio dei ministri, ndr).

I genitori del ragazzo sono amareggiati, si aspettavano dal governo comportamenti conseguenti.

Le azioni del governo sono conseguenti, nel senso che io ho messo in ogni telefonata il caso Regeni al centro dei colloqui. E sarà sempre così.

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