L’intervista

“Finito il loro ciclo: è stato letale anche il distanziamento”

Marco Revelli

27 Maggio 2020

Frenate dal Coronavirus nemico degli assembramenti, le Sardine – simbolo dell’ultima stagione politica – hanno annunciato una pausa di riflessione. Per capire se siano vittime del virus che non tollera assembramenti, o magari di una non raggiunta maturità, abbiamo interpellato Marco Revelli, professore di Scienza politica.

Le Sardine avevano iniziato la loro fase calante già dopo le elezioni in Emilia-Romagna?

Ho dato da subito un giudizio positivo sul fenomeno Sardine e lo confermo ora: credo abbiano svolto una funzione civile importante. Cioè fermare l’onda nera che minacciava di travolgere non solo una singola regione. Hanno dato l’occasione e il modo a una grande massa di cittadini di esprimersi , riconoscendosi a vicenda. Le piazze sorridenti e colorate che cantavano Bella ciao hanno dato una svolta positiva alla nostra politica, evitando che in Emilia-Romagna si aprisse una falla irrimediabile al nostro quadro democratico. Detto questo, hanno svolto il loro compito storico politico egregiamente, ma c’è un termine a tutte le esperienze. Soprattutto a quelle che hanno come cifra principale la spontaneità. Quelle piazze non appartenevano a nessuno: il gruppo di ragazzi che le ha innescate ha fornito un’occasione d’incontro a quella moltitudine, non ne rappresenta l’identità.

Poi c’è stato il Covid-19.

Certo, poi si è aperta una fase politica e sociale di segno opposto. Non più trovarsi in piazza stretti come Sardine, ma per senso civico distanziarsi fisicamente. Il segno della responsabilità civile è stato all’improvviso il non stare insieme. Un prezzo gigantesco pagato non all’autorità politica che a mio avviso aveva tutte le ragioni di stabilire il confinamento, ma alla biologia, alle regole feroci del vivente che sono spesso diverse da quelle della cittadinanza. È cambiato il paradigma della vita collettiva, anche se il 25 Aprile abbiamo festeggiato in tanti ma virtualmente.

Le Sardine diventeranno una stampella o una corrente del Pd? Sarebbe la loro fine?

È un capitolo poco interessante: appartiene ai percorsi personali, ma non riguarda più il fenomeno di massa. Quello, com’è naturale che sia, si è esaurito. Se poi sulla base di quell’esperienza qualcuno tra i protagonisti vuole giocare al gioco della politica, benissimo. Ma è un altro gioco. Un gioco legittimo, a cui non mi sentirei di partecipare anche se non grido allo scandalo.

Tra le previsioni sul futuro c’è anche quella che vedrà le Sardine protagoniste della politica locale, in vista del rinnovo del Consiglio comunale di Bologna il prossimo anno.

Come dicevo: è iniziato un altro gioco. Non sottovalutiamo il fatto che allora il pericolo era mortale e fortemente sentito non solo in Emilia. Le elezioni nel capoluogo sono importanti, ma saranno le condizioni locali a decidere. Può darsi che quei ragazzi possano avere una parte, ma ci sarà una continuità con un momento molto alto della partecipazione.

L’annunciata pausa dà ragione a quelli che prevedevano per le Sardine una conclusione simile a quella di girotondi?

Non siamo di primo pelo: ne abbiamo viste molte. E non ci voleva una grande capacità di preveggenza da parte dei profeti di sventura. Chi ripete ogni volta “finiranno come gli altri” ha sempre torto: spegnere gli entusiasmi sul nascere non è una bella impresa. Tutte le esperienze hanno un inizio e una fine: la passione di solito è più forte all’inizio. Oggi sarebbe sbagliato voler mantenere in piedi in sedicesimi un’esperienza che si è rivelata proficua. Bisognerebbe cercare ancora, più che ripetere. L’epidemia ci ha lasciato compiti giganteschi, più impegnativi di quelli svolti dalle Sardine ai tempi.

Cioè?

Penso alla necessità di una svolta radicale del paradigma che ci ha portati sull’orlo di questa catastrofe. E quindi di rivedere il modo con cui si organizzano la sanità, i rapporti tra pubblico e privato, la distribuzione della ricchezza, il trattamento che riserviamo all’ambiente. Eravamo già molto malati prima di ammalarci di Covid: serve uno sforzo intellettuale più ampio di quello portato avanti dalle Sardine. Ora bisogna tornare in mare aperto.

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