Il sondaggio. I numeri della ripresa

Lockdown e Fase 2, le misure convincono. Ma c’è ancora paura

Di Antonio Noto*
26 Maggio 2020

Nonostante i trend del contagio da molte settimane abbiano delineato una curva discendente, la paura è ancora fortemente sentita dagli italiani. Anche in piena fase 2, il 57% teme di poter essere vittima del Covid. Per fare una comparazione e comprendere quanto il fattore paura sia determinante, bisogna pensare che all’inizio di aprile, nel periodo maggiormente critico dal punto di vista sanitario, il 67% della popolazione avvertiva la paura del contagio. Pertanto se nel frattempo i decessi e i contagiati sono diminuiti dell’80%, il livello di paura invece ha fatto registrare una flessione solo del 10%.

Insomma, il sentiment degli italiani non è direttamente influenzato dagli indicatori ufficiali che descrivono l’andamento dell’epidemia. D’altronde nello studio dei comportamenti sociali questo è un fenomeno noto: non c’è una correlazione nei tempi tra la diminuzione di un fenomeno e la sua percezione.

Per esempio molti studi hanno dimostrato che se in un territorio diminuiscono gli omicidi, solo dopo 2-3 anni i cittadini si sentono più tranquilli. Anche se potrebbe sembrare un esempio improprio, spiega più di ogni altra cosa il fatto che nonostante ci sia un miglioramento dell’epidemia, il livello paura rimane alto e non segue l’andamento discendente del numero dei contagiati e dei decessi.

Proprio per questo i cittadini reclamano “prudenza”, anche se sono consapevoli dell’accentuarsi della crisi economica. Tra l’altro sarebbe sbagliato misurare il livello della paura collettiva con le foto e i video girati nello scorso weekend in cui si vedevano assembramenti soprattutto nelle aree della movida. Si tratta di un numero minoritario di cittadini che si comporta come se in questi mesi non fosse accaduto nulla, e che quindi rientra in quella percentuale del 35% che dichiara di non avere paura. Infatti il 56% ritiene che sia stato giusto riaprire un po’ alla volta le varie attività e solo il 35% appoggia la linea contraria del “tutto e subito”, cavalcata dal presidente della regione veneta Zaia. Così anche per la celebrazione delle messe: il 57% approva che fino al 26 maggio sia stato sospeso qualsiasi evento religioso. Anche per quanto riguarda la possibilità di poter oltrepassare i confini della propria regione prevale la cautela. Infatti il 67% afferma che sarebbe favorevole a differenziare l’apertura delle regioni in relazione al numero dei nuovi casi presenti, al contrario solo 1 cittadino su 4 è invece per la linea maggiormente permissiva, cioè permettere a tutti di poter andare in altre regioni, indipendentemente dalla consistenza dei contagi.

Nel complesso il decreto Rilancio è giudicato positivo da parte del 51%, almeno nella logica che il governo stia cercando di aiutare gli italiani.

Al contempo non mancano però le preoccupazioni economiche. Al 42% che dice di non aver avuto contraccolpi economici in seguito al lockdown, si contrappone sia il 15% che dichiara di aver perso interamente il proprio reddito, che un ulteriore 12% che in questi mesi ha avuto dimezzati i propri ricavi. A questi si aggiunge un 15% che lamenta una diminuzione delle entrate fino al 25%. Insomma in totale è quasi un cittadino su due che nel periodo di lockdown ha registrato una netta diminuzione del reddito.

*Direttore di Noto Sondaggi

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