Anticipazione

Farmaci troppo cari? Il decreto anti-Big Pharma dimenticato nei cassetti di Speranza. L’inchiesta su FqMillenniuM in edicola

Il provvedimento approvato dal governo Conte 1, su iniziativa della ministra Grillo, non è mai stato pubblicato in Gazzetta ufficiale. Permetterebbe allo Stato un maggiore controllo sui reali costi di produzione (e sugli aiuti pubblici) e quindi dei prezzi. Intanto altri Paesi, come Germania e Israele, si stanno attrezzando su questo fronte in vista di una possibile cura per Covid-19

Di Ludovica Jona
15 Maggio 2020

Nei cassetti del ministero della Salute giace da mesi un provvedimento approvato dall’ex ministra Giulia Grillo che potrebbe aiutare a scardinare il sistema, rodato da anni, che permette alle aziende farmaceutiche di imporre ai governi, per i propri prodotti innovativi, prezzi astronomici slegati dalle effettive spese di ricerca e sviluppo. Parliamo di fiale per il trattamento di malattie rare dal costo di 70 mila euro e di cure per il cancro che raggiungono i 100 mila euro l’anno per singolo paziente. Solo che il provvedimento non è stato mai pubblicato in Gazzetta ufficiale, e di conseguenza non è mai entrato in vigore.

Lo ricostruisce una delle inchieste che troverete su FQ MillenniuM, in edicola da domani, dedicato ai conflitti fra salute e profitto ai tempi del Covid-19. Il decreto ministeriale fermo da mesi al ministero retto da Roberto Speranza chiede alle aziende farmaceutiche di fornire all’Aifa, nel momento in cui negozia un farmaco, le informazioni che è normale chiedere prima di un qualunque acquisto importante: quali sono state le spese in ricerca e sviluppo e quali sono i prezzi a cui lo stesso prodotto è venduto in altri Paesi. Il provvedimento per la trasparenza dei negoziati tra Aifa e aziende farmaceutiche è stato sfortunato in quanto la caduta del primo governo Conte – e la successiva sostituzione sia della titolare della Salute che di quello dell’Aifa – lo ha fermato proprio a un passo dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. E neanche le preoccupazioni per il costo dei futuri farmaci anti Covid-19, sono bastate a sbloccarlo. “È stato chiesto un approfondimento ad Aifa”, ha fatto sapere a FQ MillenniuM il ministero della Salute.

Eppure altrove sono stati approvati provvedimenti ben più incisivi. Israele ha emesso una “licenza obbligatoria” per importare dall’India un farmaco utile nel trattamento delle crisi respiratorie da coronavirus. La Germania ha cambiato la propria legislazione sui brevetti a marzo per poterla utilizzare in caso di necessità. Un appello di Medici Senza Frontiere affinché anche il governo italiano si renda disponibile a utilizzare le licenze obbligatorie è rimasto senza risposta da parte dell’esecutivo. Un piccolo segnale è stato dato solo dalla Camera dei deputati, che mercoledì ha approvato un ordine del giorno dell’ex ministra Grillo che riprende l’appello di Msf nell’invitare il governo a intervenire per il controllo dei prezzi di farmaci e vaccini. L’utilizzo di strumenti per mantenere accessibile il prezzo dei farmaci anti-Covid19 è in queste ore oggetto di serrate trattative a livello globale.

Come quella per la risoluzione che i Paesi membri dell’Unione europea presenteranno all’assemblea generale dell’Oms che si aprirà lunedì, per la prima volta in forma virtuale. L’ultima bozza pubblicata prevede l’impegno a favorire “l’unione volontaria per i brevetti”. “È un meccanismo di negoziazione collettiva delle licenze al fine di garantire prezzi accessibili e aumentare la capacità di produzione – spiega Sara Albiani di Oxfam Italia – se fosse reso obbligatorio su scala globale, potrebbe garantire l’accesso a vaccini, terapie e test Covid-19 anche ai Paesi più poveri”.

Dai documenti trapelati, risulta però che l’Amministrazione Trump stia lavorando per eliminare dalla risoluzione qualsiasi riferimento a questo strumento e alle licenze obbligatorie.

Leggi l’inchiesta completa su FqMillenniuM in edicola e in versione digitale da sabato 16 maggio

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