Daniele Luttazzi torna con “Non c’è di che”, nuova rubrica sul Fatto – “Polemiche su Conte e l’uso personalistico della sua latrina”

14 Aprile 2020

Luttazzi ritorna. Sul Fatto, con una rubrica quotidiana. Ci farà ridere e incazzare, come sempre. Per me – e non devo spiegare il perché – è una gioia speciale. Benvenuto, Daniele. Anzi, bentornato.

m. trav.

Salve a tutti. Sono Daniele Luttazzi, un eccezionale spettacolo di potenza umana e meccanica. Benvenuti a questo appuntamento quotidiano, qualcosa di talmente simile a una rubrica giornalistica da essere praticamente indistinguibile da essa. Attenzione: il contenuto, in alcuni punti, è decisamente scabroso. Espliciti riferimenti a situazioni di sesso, droga e violenza lo rendono una lettura non adatta ai più giovani. Del resto, se non incontri mai qualcosa che ti offende, significa che non vivi in una società libera. Comunque, per rendere più difficile la possibilità di una lettura casuale, ho tradotto la rubrica in italiano. A coloro che scelgono lo stesso di affrontarne il rischio, buon divertimento!

Giuseppe Conte, dopo aver scatenato un vespaio in conferenza stampa, smerdando Salvini (uno di quei politici che considerano il vaffanculo troppo formale) e la Meloni (che non è la lampadina più brillante del lampadario, ma non è che possiamo fargliene una colpa); e costringendo Mentana ad ammettere che sì, all’epoca del Tg5 non solo non prese mai posizione contro gli abusi mediatici di Silvio Berlusconi, ma rideva pure sadisticamente alle sue barzellette; dopo questo bel filotto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte (“Pippo” per gli amici, “Testa di cazzo” per i nemici, “Giuseppi” per le teste di cazzo) si è recato in tutta fretta nel cesso più vicino per cambiare l’acqua alle olive, accompagnato dal fido Rocco Casalino. Mentre il suo getto potente irrorava la porcellana, e Rocco sbirciava il suo membro poderoso, Conte si è finalmente sfogato, lasciandosi andare a un’avvelenata che, fosse stata trasmessa in tv, Mattarella avrebbe aperto il gas e infilato la testa nel forno. Stando a un testimone (Claudio Brachino, ex-direttore della Direzione Generale Informazione di Mediaset, che era impegnato a cagare nello stallo alle loro spalle, ma, nasato lo scoop, per non farsi scoprire stava trattenendo nel retto pieno di emorroidi uno stronzo più grosso di lui), Conte a un certo punto è sbottato esclamando: “Non mi scoperei la Meloni neppure col pisello di Salvini! Non mi scoperei la Meloni neppure col pisello di Lilli Gruber!”. Una volta reso pubblico il verbale della pisciata, perché le notizie si danno tutte, a prescindere dall’opportunità, le destre hanno parlato di “uso personalistico” della latrina, posizione condivisa su La7 da Enrico Mentana. Abbiamo allora chiesto a cinque esperti se Conte abbia davvero sbagliato a sfogarsi nel cesso.

Massimo Cacciari: “Conte ha sbagliato. Deve evitare ogni polemica con le opposizioni. Anche al cesso”.

Peter Gomez: “Il suo sfogo è una prova di carattere destinata a rinforzarne la leadership”.

Luisella Costamagna: “Conte ha ragione, ma è irrituale che il suo sfogo sia inserito in una pisciata, il cui scopo è tutt’altro”.

Giovanni Orsina (storico e politologo): “Quella del presidente del Consiglio è una figura in equilibrio tra politica e istituzioni. Anche quando orina”.

Valentina Petrini: “La reazione dei colleghi mi ha sorpreso. Se Lilli Gruber si scopasse Salvini col pisello della Meloni, non dovremmo parlarne?”.

Ok, per oggi basta così. Devo andare. C’ho il Papa sul pianerottolo.

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