Roma

Il furbetto della mascherina: “È una guerra, noi ci siamo” (free)

L’arresto - L’imprenditore ha vinto un lotto della gara Consip per la fornitura di 24 milioni di dispositivi mai consegnati, valore 15,8 milioni. Il gip: “Grave danno alla salute”

Di Val. Pac.
10 Aprile 2020

“Ci troviamo in tempi di guerra (…) Noi ci siamo lo stesso, vedi?”. E in tempi di guerra Antonello Ieffi, imprenditore di Cassino, si è aggiudicato “con frode” – secondo le accuse – la fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche, vincendo un lotto di una gara Consip bandita il 9 marzo. Dispositivi di protezione mai consegnati, “causando un danno grave alla salute pubblica, avendo fatto perdere giorni preziosi nell’acquisizione delle oggi indispensabili mascherine”.

Ieffi è il primo arrestato per reati contro la Pubblica amministrazione per l’emergenza Coronavirus. Accusato di turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture, nei suoi confronti il gip Valerio Savio ha emesso un’ordinanza di misura cautelare in carcere “a termine”: durerà 40 giorni e poi Ieffi, se non ci saranno prima atti intermedi come il ricorso al Tribunale del Riesame, tornerà libero. Anche questa è una misura eccezionale: il timore è che il virus possa irrompere nelle carceri, già sovraffollate. Ieffi non è nuovo alle cronache: con un passato anche da rotocalchi rosa per flirt da copertina come quello con l’attrice Manuela Arcuri, il suo nome finì sui giornali perché ritenuto vittima in una vicenda di recupero di un credito di cui era mandante Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore Daniele De Rossi (il processo alla Pisnoli è in corso).

Inviò un’e-mail a Di Maio, “Mai risposto”

Al centro della vicenda c’è dunque la gara Consip bandita il 9 marzo “per l’affidamento di accordi quadro per la fornitura di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali”. Un appalto da 253 milioni di euro, suddiviso in 18 lotti. Ad aggiudicarsi il lotto 6 per la fornitura di oltre 24 milioni di mascherine (importo complessivo di 15,8 milioni di euro) era stata la Biocrea società agricola, di cui Ieffi è stato amministratore unico da ottobre 2010 a febbraio 2020. Dopo la pubblicazione del bando Consip, secondo i pm, avviene il trasferimento della rappresentanza legale della società ad una donna, ora indagata, “al solo scopo – scrive il gip – di occultare la riconoscibilità della Biocrea allo stesso Ieffi che di fatto continuava ad amministrarla”. Aggiudicatasi la gara, quindi la Biocrea avrebbe dovuto consegnare entro tre giorni dall’ordinativo la prima tranche di mascherine, 3 milioni. Che però non arrivano. Ieffi – come ricostruito dalle accuse – si giustifica asserendo problemi relativi all’arrivo in Italia della merce che si trovava all’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun. Quando poi è scattata l’ispezione dell’agenzia delle dogane, ci si è resi conto che di quel carico non vi era traccia. Non solo. L’imprenditore, secondo la ricostruzione dei pm, aveva anche rassicurato la Consip spiegando anche di aver inviato il 16 marzo “una comunicazione all’onorevole Luigi Di Maio” per risolvere il problema legato all’importazione. Ieri la Farnesina ha precisato che Di Maio non ha risposto a quella email, che è stata inoltrata ai vertici della Protezione Civile e alla struttura del commissario Arcuri.

Dopo la denuncia della Consip sono iniziate le indagini della Finanza che ha scoperto come la Biocrea – peraltro con oggetto sociale “coltivazioni di fondi, allevamento di animali e attività connesse” – non disponeva “in alcun modo della operatività, oltre che della capacità economica e finanziaria”. Così quella di Ieffi per il gip è stata “una manovra spregiudicata e d’azzardo (….) oggettivamente giocata sulla salute di chi attendeva le mascherine”.

Cambia cavallo: partecipa a un’altra gara

Ma non è finita. Perché dopo che l’aggiudicazione per la fornitura di mascherine viene revocata, l’imprenditore “rilancia e cambia cavallo, partecipando con altra società ad altra gara pubblica bandita dalla stessa Consip e questa volta per più lotti, tra cui uno, quello per i camici, per 62 milioni di euro di valore della merce”. Fatti questi non contestati.

Ieffi così è stato intercettato fino a pochi giorni fa. Il 2 aprile al telefono diceva: “Ci troviamo in tempi di guerra (…), noi ci siamo lo stesso… vedi?”. Nella stessa intercettazione poi spiega i propri contatti con la Cina: “Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina… quando c’è stata l’emergenza, ho chiamato le ditte giù… per dire, ma avete le mascherine, ’sta roba… e mi sono messo in mezzo a questa cosa qua (…) perché intanto fai del bene… è una emergenza”. E poco dopo aggiunge: “So’ numeri esageratamente grandi…(…) Ho detto, perché non ci proviamo?”. E Ci ha provato davvero.

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