Il dossier

Coronavirus, centinaia di nuovi casi fino alla fine di aprile. Ecco perché non siamo pronti per la “fase 2”

Le elaborazioni - Il picco è già stato superato tra il 25 e il 30 marzo, ma per il 30 aprile si prevedono almeno 100 nuovi infetti al giorno

7 Aprile 2020

L’ultimo decreto del governo proroga le misure restrittive fino al 13 aprile. E poi? “Cominceremo con l’allentamento delle misure. Non posso dirvi se sarà dal 14 aprile”, ha dichiarato Giuseppe Conte nella conferenza stampa in cui ha annunciato l’ultimo decreto. C’è chi parla di graduale riapertura, chi di “fase due”. Tra gli italiani comincia a serpeggiare l’idea che finalmente ci si possa riavvicinare a una vita normale. Per molti, con queste belle giornate di sole, l’obiettivo sono le festività del 25 aprile e del 1° maggio. Ma i numeri e le analisi sull’andamento della curva dei contagi in Italia ci dicono ben altro.

Cominciamo dalle buone notizie: il tanto agognato picco è stato superato. Anzi ne sono stati superati due: quello relativo ai nuovi casi positivi, raggiunto intorno al 25 marzo, a cui ha fatto seguito quello dei decessi, raggiunto circa quattro giorni più tardi. Dopo un’intera settimana a parlare di plateau, sembra quindi che anche il numero dei morti, giorno dopo giorno, cominci a diminuire, passando dai 919 del 27 marzo agli 837 del 31 marzo fino ai 525 del 5 aprile e i 636 di ieri. Gli altri segnali positivi provengono dal numero totale degli ospedalizzati (ricoverati con sintomi e in terapia intensiva) che, al netto dei guariti e dei deceduti, il 5 aprile ha segnato per la prima volta un numero negativo (-78). Questo significa che in Italia la pressione sugli ospedali diminuisce e i posti letto cominciano a liberarsi, anche nelle terapie intensive (170 posti liberati negli ultimi tre giorni).

Quindi siamo pronti per la ripartenza? La risposta è no. La discesa della curva dei contagi è appena cominciata e viaggiamo ancora al ritmo sostenuto di circa 4.000 nuovi casi positivi al giorno. In Italia ci sono più di 93.000 casi attivi e sappiamo che questo numero è ampiamente sottostimato. Allentare adesso il lockdown non solo vanificherebbe gli sforzi esercitati fin qui, ma provocherebbe un vero e proprio disastro sanitario. Che ci piaccia o no, in assenza di un vaccino, l’unico antidoto che abbiamo contro questo coronavirus sono le misure di distanziamento sociale, che secondo una stima dell’Imperial College hanno fino a oggi evitato la morte di circa 60 mila persone in 11 Paesi europei.

E allora, quando sarà il momento giusto per un primo allentamento del lockdown? Secondo l’analisi riportata nel grafico e condotta dall’astrofisico Fabrizio Nicastro dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica), il numero dei nuovi contagi scenderà progressivamente fino ad arrivare a circa 500 nuovi casi positivi giornalieri intorno al 22 aprile, per poi scendere a circa 100 dal 30 aprile poi. L’analisi, come sempre in questi casi, è soggetta a un ampio margine di errore per via dell’incertezza che abbiamo sugli stessi dati comunicati dalla Protezione Civile. Ma questa incertezza non ci impedisce di arrivare a una semplice conclusione: il 13 aprile, giorno in cui scadono le attuali misure, avremo ancora migliaia di nuovi contagi giornalieri e circa 100 mila persone contagiate in Italia. A fine aprile la situazione sarà di certo migliorata, ma i nuovi casi saranno ancora nell’ordine di un centinaio al giorno. Quando si azzereranno finalmente? Secondo l’analisi di Nicastro non prima di fine maggio, non prima cioè di tre mesi dal primo caso registrato in Italia.

Se le stime fin qui riportate sembrano eccessive proviamo allora a fare un paragone con il caso cinese. La città di Wuhan in Cina, dove ha avuto inizio l’attuale pandemia, riaprirà proprio domani, dopo essere stata chiusa il 23 gennaio e dove i primi casi registrati risalgono ai primi giorni di dicembre 2019. La Cina ha dunque riaperto a distanza di quattro mesi dai primi contagi e dopo due mesi e mezzo dall’inizio del lockdown. Ma soprattutto, dopo che da inizio marzo il numero dei nuovi contagi è sceso a poche unità ogni giorno.

Dati alla mano, i numeri ci dicono che la Cina è stata più brava di noi, ha saputo reagire prima alla diffusione del virus e in modo più efficace, ad esempio isolando i casi positivi in strutture apposite, evitando così i contagi famigliari o ospedalieri, che sono il vero problema di questa fase dell’epidemia in Italia. Non è un caso che il picco in Cina sia stato raggiunto prima che da noi e la curva dei contagi abbia cominciato a rallentare subito dopo il lockdown, fermandosi a circa 81 mila casi rispetto agli oltre 130.000 in Italia.

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